Con il termine serverless si indica una nuova modalità di erogazione dei servizi in cui l’utente deve solamente usufruire della funzionalità richiesta e l’infrastruttura del provider ha l’onere di gestire, avviare ed interrompere i vari processi necessari all’esecuzione del servizio. Prodotti come Lambda (esecuzione automatica del codice) e Cloud Functions sono un esempio di tale approccio che abbiamo definito in un precedente post come “l’erede della multi-tenancy”.
L’idea alla base dell’approccio serverless ha innegabili potenzialità (esecuzione di determinate task on demand e senza la necessità di server lato cliente) e non sorprende che si sia pensato di applicarla alla piattaforma WordPress, celebre CMS utilizzato ampiamente sul Web per la realizzazione di blog e siti internet di vario genere. Shifter è il nome del servizio in beta che tenta di semplificare l’hosting WordPress. Ispirandosi al lavoro intrapreso della community con WP Rest API, un plugin che astrae dal CMS stesso le funzionalità della piattaforma trasformandolo in un framework, Digital Cube ha pensato di astrarre WordPress dai server.
In quasi dieci anni, a fronte di un generale miglioramento della piattaforma WordPress, i processi (hosting, deploy, scalabilità, sicurezza) legati all’utilizzo del CMS sono rimasti sostanzialmente invariati, osserva Hiromichi Koga (CEO Digital Cube).
Come funziona
Per rendere il CMS fruibile all’utente, il provider ha scelto di affidarsi a Docker. WordPress viene eseguito quindi all’interno di un container, soluzione che come abbiamo visto in un precende post di approfondimento offre una serie di vantaggi rispetto alle classiche VM. Quando l’utente vuole accedere alla propria installazione, lancia il CMS dalla dashboard Shifter e procedere alle consuete operazioni, come in un classico setup hosted WordPress: è possibile quindi installare nuovi plugin, gestire temi ed aggiornamenti etc. Dopo aver ultimato le procedure, l’utente ritorna sulla dashboard ed avvia la ricompilazione del proprio sito da PHP dinamico ad HTML statico. Il tutto avviene sfruttando le funzionalità serverless di AWS (la piattaforma principale alla quale si appoggia Digital Cube in questa fase).
Perchè trasformare i contenuti PHP, il linguaggio nativo di WordPress, in HTML statico? La risposta è semplice: un sito statico garantisce maggiore scalabilità e protezione. Gli elementi ricompilati sono inviati ad un Content Network Delivery (CDN) che velocizza il caricamento del portale lato utente: essendo ospitata sul CDN solo la variante “statica” del portale, l’utente può fare a meno di provvedere alla manutenzione ed aggiornamento della piattaforma/plugin – operazioni che in un setup classico, se trascurate, possono rendere vulnerabile il portale ad eventuali attacchi, malware, virus e via dicendo. Diretta conseguenza di tale approccio è anche la maggiore sicurezza del portale: il sito “statico” è una solo copia di quello originale, ciò significa che l’utente non deve pià preoccuparsi di eventuali falle e vulnerabilità.
Shifter è ancora in fase beta: come affermato dallo stesso CEO, il servizio deve ancora maturare e smussare alcune imperfezioni. Si tratta in ogni caso di un interessante esperimento che mostra le innegabili potenzialità dell’approccio serverless.