Windows 7 è uno dei più popolari OS Microsoft ed unico degno erede di Win XP, altro OS ampiamente apprezzato dall’user base ed in grado di sopravvivere per diversi anni alla fine del supporto ufficiale. La cosiddetta EOL o End of Life si avvicina però anche per Win 7 – l’ultima patch di sicurezza sarà rilasciata il 14 gennaio 2020, data che in molti hanno già segnato sul calendario ed entro la quale dovranno, possibilmente, ultimare la migrazione dei sistemi informatici (avremo modo di approfondire meglio il tema la prossima settimana).
Per i clienti volume licensing (chi ha acquistato una licenza applicabile a più device) che utilizzano le varianti Pro ed Enterprise di Win 7, Microsoft ha pensato tuttavia di offrire altri 24 mesi di aggiornamenti, naturalmente a pagamento. La cattiva notizia è che il corrispettivo sarà calcolato “per device” e crescerà con il passare degli anni, ciò si tradurrà in un aumento delle spese di mantenimento per tutte le aziende che decideranno di rinviare la migrazione.
E’ poi bene ricordare che non si sta parlando di soli PC Desktop e portatili ma anche di altri macchinari, come bancomat ed apparati medicali, che si appoggiano alle versioni embedded di Win 7. Per queste ultime l’EOL arriverà in date successive al Windows 7 Desktop ma non porterà con sé l’estensione degli aggiornamenti: il 13 ottobre 2020 sarà il turno di Windows Embedded Standard 7 Service Pack 1 (apparecchiature mediche, bancomat, cabinati sale giochi), il 13 aprile 2021 quello di Windows Embedded Compact 7 (lettori di codici a barre) ed il 12 ottobre 2021 quello di Windows Embedded POSReady 7 (terminali di pagamento).
Vediamo cosa ne pensa l’editorialista del portale enterprise.nxt.
Passare a Windows 10: tra timori e vantaggi
La migrazione verso Windows 10 impensierisce le aziende: Win 7 è stato infatti l’ultimo esponente dell’era pre-cloud per Microsoft, la quale si è successivamente orientata su nuovi modelli organizzativi in materia di aggiornamenti (major update di Win 10 ogni 6 mesi) e di distribuzione dei servizi (pensiamo al cloud, all’approdo di Office nella nuvola ed all’affermazione delle soluzioni SaaS). Si tratta quindi di un salto nel vuoto e nel “nuovo” per utenti e compagnie che, unitamente ai ricorrenti timori del caso (problematiche di sicurezza pre e post migrazione, incompatibilità varie etc.), non sono ancora pronti ad abbandonare Win 7 – le problematiche che hanno interessato i major update di Aprile ed Ottobre 2018 (posticipati rispettivamente di due e quattro settimane) potrebbero aver contribuito allo scetticismo generale.
Il passaggio all’ultima versione dell’OS Microsoft comporta ad ogni modo dei vantaggi, nello specifico:
- maggiore sicurezza. E’ chiaro che trattandosi dell’ultimo OS sul mercato, il rilascio di patch e fix sarà costante e tempestivo, soprattutto nel caso in cui siano scoperte gravi vulnerabilità (es: Meltdown e Spectre). Ciò sarà possibile anche su Win 7 ma per un periodo di tempo limitato e con costi aggiuntivi.
- Aggiornamenti garantiti fino al 2026 (Win 10 Enterprise LTSC). Scegliendo il Long-Term Servicing Channel , si riceveranno aggiornamenti ogni 2-3 anni. E’ una soluzione indirizzata al mondo embedded dove si predilige la stabilità agli update del canale semiannuale (SAC, quindi ogni sei mesi). Il rilascio bi o triennale si focalizza solo sulle nuove funzionalità apportate ed è pensato per concedere alle aziende il tempo necessario ad effettuare gli obbligatori test di sicurezza.
- Richieste hardware (quasi) invariate. L’hardware che esegue Windows 7 sarà in grado di gestire senza problemi anche l’ultimo OS, non si dovrà quindi provvedere alla sostituzione di tutto o alcuni componenti.
Soluzioni alternative, ma la scadenza si avvicina
Ogni volta che arriva sul mercato una nuova versione di Windows, il problema dell’upgrade dei sistemi torna puntualmente a manifestarsi. E non tutti gli amministratori IT sono disposti ad intaccare il budget per passare alla release più recente dell’OS Microsoft. Delle soluzioni alternative a Win sono teoricamente presenti sul mercato, afferma l’editorialista di enterprise.nxt, ma non in grado di rimpiazzare completamente l’OS di Redmond, che domina quasi totalmente il segmento desktop enterprise:
- iOS ed Android sono ancora troppo limitati a livello di funzionalità e non sono di conseguenza sovrapponibili a Win;
- affidarsi ai desktop virtuali o ad applicazioni web based, quindi gestite dal browser di sistema, può rivelarsi una scelta più adatta ma si avrà una capacità di calcolo inferiore rispetto all’esecuzione del software da PC Desktop, senza dimenticare eventuali problemi di latenza;
- Linux. La criticità dell’opzione precedente risiede anche nell’appoggiarsi sempre e comunque ad OS Windows, e ciò non libera l’azienda dalle problematiche della migrazione. Il pensiero corre quindi all’ecosistema open source, che però deve ancora recuperare terreno soprattutto in alcuni segmenti del mondo embedded (i bancomat sono al 99% su piattaforma Windows). In Paesi come India e Brasile sono largamente diffusi ATM su base Linux ma si tratta di eccezioni. Una soluzione più interessante potrebbe essere quella di eseguire Win10 su Linux tramite hypervisor ma è un’opzione ancora in fase di sperimentazione e quindi non disponibile sul mercato.
In conclusione: i sistemi ed i dispositivi da aggiornare sono molteplici e la finestra temporale per prendere una decisione si assottiglia. L’editorialista consiglia di non aspettare troppo e procedere il prima possibile alla migrazione, soprattutto a coloro che utilizzano macchinari per cui dovrebbe essere sempre garantiti i più alti standard di sicurezza (es: bancomat).
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