WhatsApp, Signal e Privacy: cosa sta succedendo

News-HS

Ha destato molto scalpore la notifica ricevuta qualche giorno fa dagli utenti WhatsApp riguardante l’aggiornamento delle privacy policy. Gli amministratori della nota app di messaggistica istantanea hanno fatto comparire una nota a tutti gli utilizzatori chiedendo di accettare i nuovi termini dell’informativa sulla privacy entro l’8 febbraio o non avrebbero più potuto usare il servizio.

Per analizzare la nuova policy sulla privacy di WhatsApp si sono mosse anche le istituzioni UE, constatandone (e condannandone) la poca chiarezza. L’azienda ha subito messo in chiaro che queste modifiche riguardano soltanto lo scambio di dati con Facebook e tutte le altre app ad esso collegate e non il contenuto delle chat.

Attualmente, WhatsApp (e quindi anche Facebook) ha accesso ai numeri di telefono, la frequenza di apertura da parte degli utenti, la posizione stimata (non quella esatta del dispositivo via GPS), la risoluzione degli schermi e altri dettagli tecnici relativi ai device.

Pare che con la nuova policy invece la quantità di dati in possesso di Facebook aumenti spropositatamente, includendo anche le foto profilo, i nomi dei gruppi, le impostazioni e la geolocalizzazione oltre a molte altre informazioni sull’utilizzo dell’app. Va ricordato, poi, che a tutt’ora il gruppo di Zuckerberg non ha ancora spostato in UE i server contenenti i dati dei cittadini europei come intimato da una sentenza del luglio 2020. Ciò significa che tutte le informazioni comprese nei nuovi termini di utilizzo di WhatsApp andranno a finire negli Stati Uniti. Questo, secondo le istituzioni europee, costituisce un fattore di grosso rischio, riportando alla memoria collettiva il ricordo dello scandalo Cambridge Analytica.

Ovviamente, la risposta degli utenti non si è fatta attendere. Dopo aver appreso che senza accettazione dei termini sarebbero stati banditi dall’app e alla luce della scarsa trasparenza della nuova policy, è iniziato un esodo di massa verso altre soluzioni.

Se già Telegram, considerata una tra le applicazioni di messaggistica istantanea più sicure e rispettose della privacy, aveva già beneficiato di un numero crescente di utenti, è stata Signal quella che ha registrato un vero e proprio boom di download.

In un tweet pubblicato il 14 gennaio, gli amministratori di Signal hanno perentoriamente mostrato cosa stava accadendo proprio a pochi giorni di distanza dall’uscita della nuova policy della sua controparte di casa Facebook.

In poche ore, infatti, i download dell’app sono passati da 10 a 50 milioni. Complici anche gli appelli allo scaricamento fatti da nomi illustri dell’industry hi-tech come Elon Musk e di personaggi noti nel mondo web come Edward Snowden.

Il successo di Signal si deve ai differenti e più efficaci sistemi di tutela della protezione dei dati, che garantiscono una sicurezza di un livello assai superiore rispetto a quelli di WhatsApp. Vista la grande quantità di nuovi utenti, gli sviluppatori si sono messi subito al lavoro per aumentare le funzionalità delle chat in modo da non far rimpiangere il cambio di applicazione.

Vista l’emorragia di utenti, WhatsApp si è subito adoperata per correre ai ripari, rimandando a maggio l’obbligatorietà dell’accettazione della privacy policy e soprattutto sottolineando più volte che la nuova modalità di raccolta dei dati non inficerà sugli utenti dell’Unione Europea e del Regno Unito.

La questione, ad oggi, pare non essere ancora chiusa. Vedremo se nei prossimi mesi si diraderanno le nubi ancora fitte sul futuro di WhatsApp e come verrà gestito l’attuale calo della fiducia dei suoi utenti.

 

Fonti: 1, 2, 3