Vendita del dominio .ORG: tutti gli aggiornamenti

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Era il novembre del 2019 quando ISOC (Internet Society) ha comunicato la vendita di PIR (Public Interest Registry), ovvero l’ente che controlla il dominio .ORG, ad un fondo di private equity chiamato Ethos Capital. Il “registro di pubblico interesse” è un’agenzia no-profit creata nel 2002 che si è occupata del TLD .ORG rendendolo uno tra i più indicati per la presenza web di Organizzazioni Non Governative ed ONLUS. Ad oggi, il dominio è utilizzato da oltre 10 milioni di siti in tutto il mondo.

A questo punto è facile capire come mai la cessione di tale dominio ha suscitato allarme proprio tra i soggetti che finora lo hanno utilizzato. La maggiore paura è quella di un rincaro dei prezzi, nonostante tutte le rassicurazioni fatte prima della cessione. La preoccupazione è lecita, poiché l’eventuale aumento dei prezzi andrebbe ad intaccare lo spirito perseguito fino a questo momento dagli amministratori.

Il timore che la compravendita penalizzi gli utenti della rete è emerso anche da parte di ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), ovvero l’ente di sovrintendenza sui TLD, che ha chiesto una maggiore trasparenza sull’affare concluso da ISOC e Ethos. L’accusa scaturisce dal fatto che all’acquisto del dominio non è seguita nessun dettaglio riguardo alle persone coinvolte nell’affare, né da parte degli acquirenti né da parte di PIR e ISOC.

ICANN ha anche trasmesso agli interessati una nota in cui dichiara che il suo interesse è che il dominio .ORG rimanga “sicuro, stabile ed affidabile”, ammettendo però di non poter evitare l’accordo. Questo punto è fondamentale, in quanto oltre 200 associazioni senza scopo di lucro avevano fatto pervenire all’ente ed ai soggetti interessati una lettera nella quale era chiesta a gran voce una sospensione dell’affare, cosa però non possibile.

La risposta a queste domande è arrivata poi intorno alla metà di dicembre, quando sono emerse le cifre dell’accordo. Si parla di un acquisto chiuso per una cifra che supera largamente il miliardo di dollari, il cui pagamento sarà diviso in una parte a debito (circa il 32%) ed il resto che verrà elargito da non meglio specificate aziende finanziarie americane.

Man mano che la vicenda è andata avanti, le preoccupazioni sono tutt’altro che scomparse. L’ultimo aggiornamento, dato da The Register, parla di un’acquisizione non diretta da parte di Ethos, aumentando quindi le perplessità su chi effettivamente andrà a gestire il dominio. Un altro fattore non trascurabile è la creazione da parte di ISOC di CGF (Connected Giving Foundation), che tramite un procedimento tortuoso garantirebbe a ISOC di incassare i soldi della vendita di PIR senza dover pagare tasse.

A fare da contraltare ai critici della vendita del dominio .ORG è intervenuto Vinton G. Cerf, un ex membro di ISOC ritenuto da molti come uno dei padri di internet, che vede un futuro migliore per PIR e non ritiene così preoccupante la vendita ad un fondo privato.

Per prima cosa, Cerf ricorda che prima di PIR, i vari proprietari del dominio erano aziende private (una di queste è stata VeriSign) e che il fatto di essere una ONLUS non permetteva al registro di reinvestire i proventi. Tutto ciò che veniva guadagnato (circa 50 milioni di dollari all’anno) veniva reindirizzato a ISOC, che utilizzava il denaro per finanziare la sua opera di miglioramento di internet. In tal senso, l’acquisizione portata avanti da Ethos e il conseguente cambiamento di natura del PIR consentirebbe l’utilizzo di questi fondi per la crescita del dominio .ORG.

Dal punto di vista degli utenti, invece, Cerf spiega che c’è stata una rassicurazione ad ICANN riguardo ai prezzi, che saliranno al massimo del 10%. La riflessione a riguardo è che sarebbe una mossa poco intelligente far aumentare i prezzi rischiando di perdere utenti e quindi i guadagni.

Anche dal punto di vista organizzativo, secondo Cerf, il PIR non potrà che trarre giovamento, considerato anche che verrà creato un Consiglio di Amministrazione che funzionerà da garante presso i proprietari. Il consiglio si occuperà principalmente della gestione dei profitti e del mantenimento degli standard riguardanti i diritti degli utenti (libertà d’espressione e mancanza di censure in primis).

Come si può vedere, la questione è tutt’altro che semplice ed ancora non del tutto chiarita. Le preoccupazioni degli utenti e la difesa dell’operazione fatta da un “mostro sacro” della rete come Cerf sono certamente uno stimolo a seguire la vicenda con estremo interesse fino ai prossimi aggiornamenti.

 

Fonti: 1, 2, 3