Partiamo dalle basi. Wikipedia definisce una Blockchain come “una struttura di dati condivisa e immutabile”, aggiungendo che “il suo contenuto una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura”.
Facendo qualche passo avanti, possiamo aggiungere che una “catena di blocchi” – questo l’effettivo significato – è un registro distribuito digitale (DLT: Distributed Ledger Technology) e aperto, nel quale si registrano, appunto, informazioni di moltissimi tipi, in modo permanente e crittografato. Di fatto, ogni blocco è legato al precedente tramite un puntatore hash ed una marca temporale: un’eventuale modifica di un blocco, quindi, modificherebbe anche tutti i blocchi successivi e, di conseguenza, la blockchain. Da qui l’immutabilità della blockchain che garantisce la inalterabilità dei dati inseriti.
La differenza coi registri ai quali siamo abituati, ovvero quelli cartacei, sta nel fatto che non sarà necessario avvalersi di terze parti che certifichino la veridicità o la correttezza dei dati inseriti al loro interno, ma la certificazione sarà implicita in quanto insita nella natura stessa della blockchain, che contiene dati inalterabili dal momento della loro registrazione.
Prima di vedere qualche esempio pratico, può essere utile snocciolare un po’ di concetti e di termini per capire maggiormente questa tecnologia.
La Terminologia di base
Nodi: tutti i pc e/o server collegati alla blockchain, che possono essere verosimilmente sparsi in ogni parte del mondo.
Blocco: è una singola parte della catena. Ogni blocco si unisce agli altri tramite hash e marca temporale e si aggiorna automaticamente con una frequenza definita.
Hash: funzione che converte dati di lunghezza arbitraria (messaggio) in una stringa binaria di dimensione fissa chiamata valore di hash (ad esempio, ad un messaggio del tipo: ‘ho dato 500 euro a Mario’ corrisponde il valore di hash g47s4o0griccp771r55tg8r40p5tt634). Qualsiasi modifica del messaggio originale, anche la più piccola, cambia completamente tutto il valore di hash.
Qualche esempio storico e pratico
Per aiutare a comprendere meglio il concetto, è possibile fare un breve excursus di cosa, nella storia, può essere anche vagamente paragonato al concetto attuale di Blockchain. Una prima traccia di concetti simili potrebbero essere i libri mastri, compilati dai commissari dei re inglesi fin dal 1086 allo scopo di censire ogni singola proprietà di ogni singolo cittadino senza farsi sfuggire nemmeno un singolo dettaglio. Questo negli anni creò un sistema molto accurato, soprattutto per i tempi, che ovviamente faceva uso di supporto cartaceo e controllo centralizzato.
Con l’avvento della Blockchain, invece, si passa a sistemi decentralizzati e distribuiti, che in quanto tali non necessitano di terze parti che fungano da garanzia.
Tornando ai giorni nostri, spesso si tende a pensare alla Blockchain come a qualcosa di esclusivamente correlato alle criptovalute. Ciò non è di certo sbagliato, ma gli utilizzi possibili di questa tecnologia possono andare ben oltre le note monete virtuali.
Molte aziende dei settori più disparati infatti hanno reso pubblica l’intenzione di iniziare percorsi di business basati proprio sulla Blockchain ed alcune li hanno già avviati. È facile immaginare che i processi che possono beneficiare nell’immediato dell’utilizzo di blockchain siano quelli che riguardano produzioni a filiera ed il tracciamento alimentare.
Nel prossimo articolo vedremo cosa sono e come funzionano gli smart contracts, ovvero dei programmi implementati tramite Blockchain la cui esecuzione regola il rapporto tra le parti coinvolte nel contratto.
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