Il 2020 si sta rivelando un anno difficile per molte realtà imprenditoriali, che si son trovate a fronteggiare una crisi inaspettata e senza precedenti a causa del Covid-19 e tutto ciò che ha portato con sé. Se tutto questo ha dato modo a molti di accelerare le pratiche di digitalizzazione passando spesso a pratiche di Smart Working e Telelavoro, dall’altra parte ci sono attività che non hanno potuto effettuare questi passaggi.
La crisi ha però evidenziato la necessità di adottare soluzioni sempre rimandate e che magari erano in cantiere da tempo. Secondo un report di IDC, azienda statunitense di analisi di mercato, la digitalizzazione delle imprese continuerà a fare passi avanti ma cambiando le sue priorità. Questo significa che i budget verranno reindirizzati su tecnologie più utili per la propria operatività in caso di nuove chiusure repentine. A livello di percentuali di crescita, infatti, quest’anno si potrà comunque registrare un aumento del 10% circa (l’anno scorso però era del 17,9%). In cifre, questo equivarrà a circa 1300 miliardi di dollari a livello globale, cifra che in tempo di tagli non è assolutamente da sottovalutare.
Se, però, il settore IT non ha patito una flessione particolarmente grave, altri come ad esempio il turismo e il manifatturiero hanno dovuto rivedere gli investimenti per la digital transformation abbassandoli o rimandandoli ad un momento più “pacifico”. Proprio l’industria artigianale, che faceva sempre riscontrare i maggiori rialzi delle spese di digitalizzazione, vedrà una riduzione particolarmente sostanziosa degli investimenti, passando dal 15% circa del 2019 al 6,6% di quest’anno.
La spesa andrà verosimilmente indirizzata verso soluzioni come il Cloud ed il potenziamento delle tecnologie utili per lo Smart Working ed il Telelavoro, mentre altre come l’Intelligenza Artificiale ed i Big Data, non meno utili e magari già in agenda, saranno per ora solo rimandate. Lo stesso dicasi per la Blockchain.
Per quel che riguarda lo Smart Working, come abbiamo visto diffusamente già in tanti articoli, è stato lampante come queste soluzioni per il lavoro da remoto siano state fondamentali per moltissime realtà, che hanno continuato le loro attività in modo snello e senza perdere niente in termini di operatività e raggiungimento degli obiettivi. Questo ha fatto sì che molte aziende si siano già decise a prolungare il periodo di lavoro da casa dei propri dipendenti ancora per parecchio tempo.
Più dettagliatamente, le tecnologie per lo Smart Working in assoluto più richieste sono state quelle per le videoconferenze, seguite da tutto ciò che riguarda gli accessi remoti, le aule virtuali ed i virtual workplace.
La scelta di potenziare il Cloud invece è ovvia si pensa che lo spostamento degli asset fondamentali di un’azienda sulla nuvola ha aiutato e non poco durante il periodo del lockdown, questo perché è una soluzione più economica e più sicura, che consente peraltro di accedere ai sistemi da qualsiasi postazione. Altro fattore da non dimenticare di questa tecnologia è sicuramente la scalabilità, poiché il Cloud si adatta facilmente alle necessità di chi lo utilizza.
A conferma di questo grande interesse per questo tipo di tecnologia, IDC ha spiegato come durante l’anno sarà possibile vedere un incremento sostanzioso dell’utilizzo del Cloud Ibrido o Multi-Cloud. Queste strategie, però, hanno comunque dei costi non trascurabili ed è necessario trovare un equilibrio tra le necessità imposte dall’esigenza di far lavorare da remoto i propri dipendenti e la maggiore efficienza possibile. In questo scenario ricoprono dunque una grandissima importanza gli esperti del settore IT e soprattutto le terze parti come i provider, che sono perfettamente in grado di trovare soluzioni Cloud pagabili a consumo da unire a quelle on-premise delle aziende o in sostituzione di quest’ultime.
Sarà questa la grande sfida nel prosieguo del 2020 e, soprattutto, per tutto il 2021. IDC ha stimato infatti che nel 2022 il 90% delle imprese si saranno affidate a soluzioni ibride. Questo perché se dovessero verificarsi nuovamente situazioni inaspettate come quella del Covid-19 ci sarà bisogno di tecnologie più flessibili e sempre online.