Traffico dei siti web: guida alle penalizzazioni Google – 2

Penguin è il nome dell’algoritmo che analizza i collegamenti entranti (backlink) e può portare ad un sensibile calo del traffico

Nella puntata precedente abbiamo parlato dell’algoritmo Panda e di come quest’ultimo possa portare ad un calo del traffico visitatori. Se l’obiettivo di Panda sono tuttavia i contenuti di un portale, il collega Penguin si occupa invece di analizzare i backlink (link entranti).

La prima apparizione di Penguin risale al 2012. L’algoritmo ha avuto un notevole impatto sulla Rete ed è molto più avanzato di Panda (la “scansione” dura diverse settimane): grazie alla metodologia di analisi (dettagli non resi noti da Google) adoperata, i portali che fino a quel momento avevano disonestamente scalato le classifiche di rank, naturalmente con sistemi di backlink confezionati ad arte ed “innaturali”, ricevettero un duro contraccolpo. Vediamo quali sono i principali fattori che, secondo la comunità di esperti SEO, sono presi in considerazione dall’algoritmo:

  • qualità dei link. Un sito che non poggia su una struttura di backlink “costruita ad hoc” sarà caratterizzato da backlink di bassa ed alta qualità. I portali che cercano di manipolare i motori di ricerca sono costituiti unicamente da una tipologia di backlink;
  • tasso di crescita dei link. In generale ciascun sito registra una crescita o decrescita regolare dei link nell’arco di un determinato periodo di tempo. I siti penalizzati sono invece caratterizzati da un amumento o una diminuzione improvvisa dei backlink;
  • varietà dei link. Un sito “in regola” riceve solitamente backlink da più canali: commenti di un blog, forum etc. Coloro che cercano di manipolare i motori di ricerca si affidano solitamente ad un unico canale. Anche gli “anchor text”, la breve descrizione che dovrebbe spiegare all’utente il contenuto che sta per visualizzare, giocano un ruolo importante: troppi anchor text uguali possono portare ad una penalizzazione da parte di Penguin

In cosa consiste esattamente la penalizzazione di questo algoritmo? In primo luogo bisogna specificare che, a differenza di Panda, Penguin non colpisce l’intero portale ma delle singole pagine. Se tuttavia queste ultime sono la sorgente principale del vostro traffico, i valori globali sono destinati a calare drasticamente. Saltuariamente l’algoritmo può andare a colpire esclusivamente i backlink, portando a perdite più contenute del traffico, ma si tratta di casi rari.

Ingannare Penguin è difficile

In maniera molto simile a quanto detto per Panda, è possibile iniziare a sospettare di una penalizzazione Penguin unicamente attraverso gli strumenti del mestiere (es: Analytics). A fronte di quanto abbiamo visto e considerata la moltitudine di fattori da tenere a mente, è facile intuire come il numero di esperti SEO che tentino di manipolare i motori di ricerca (mediante strategie di link building) sia esiguo.

Del resto riuscire a “recuperare un sito colpito da Penguin” è un impegno arduo e la bassa frequenza con la quale l’algoritmo viene lanciato (poche volte all’anno come Panda) offre basse probabilità di “redenzione” in caso di fallimento della propria strategia di soccorso – bisognerà attendere parecchi mesi, ovvero fino al lancio successivo dell’algoritmo.

La seconda puntata della nostra guida termina qui. L’argomento del prossimo post sarà invece dedicato alla modifica dell’algoritmo Google in chiave “mobile friendly”.