Bloomberg ha avuto modo di intervistare recentemente Tim Berners-Lee, una delle storiche figure dietro alla nascita del World Wide Web (WWW), giunto quasi alla soglia dei 30 anni (quest’anno 28), e del World Wide Web Consortium (W3C), l’organizzazione pensata per stabilire insieme a compagnie e sviluppatori gli standard che avrebbero regolato la vita della rete.
La discussione è iniziata con la richiesta di una valutazione circa l’attuale situazione del WWW. Il giornalista parla di notizie false (fake news) e delle loro implicazioni sulle democrazie. A distanza di alcuni decenni, Lee si è mai domandato, un pò come fece il dottor Frankenstein con la sua “creatura”, che cosa avesse “creato” (insieme ad altri) quel lontano 1989? La risposta è si. Per 25 anni, prosegue, la sua principale preoccupazione è stata quella di facilitare l’accesso al WWW ampliandone l’user base. Al giorno d’oggi bisogna tuttavia affrontare problematiche differenti (non volute) che non potevano certo essere previste ai tempi:
“il Web è diventato complesso ed intricato come la mente umana – l’industria tecnologica necessita quindi di un approccio multi disciplinare se vuole occuparsi [di questi problemi] e studiare l’impatto dei servizi [internet mano a mano che sono resi disponibili al pubblico]. Le grandi compagnie necessitano di ingegneri e persone [di ogni disciplina] che possano aiutare a capire o simulare cosa potrebbe accadere se questi [servizi] venissero attivati”.
In merito alla diffusione di notizie false, Lee afferma che sono una diretta conseguenza della non curanza di alcune compagnie che operano sul Web – “disinteressate a comprendere le conseguenze” alle quali si accennava prima. La critica è diretta a Google, Facebook e Twitter “colpevoli” di aver allestito un modello di business (advertising) che incentiva, ad esempio, la pubblicazione di tweet o di articoli con titoli completamente inventati perchè in grado di aumentare il numero di clic/guadagni.
Potere e censura
Le grandi compagnie legate al Web detengono troppo potere? Tim non risponde direttamente alla domanda ma afferma che giganti del passato (AOL, Microsoft etc. anche se quest’ultimo occupa ancora un ruolo importante) considerati un tempo inattaccabili sono stati sbaragliati da inaspettati competitor. E’ sorprendente vedere come in rete il successo di un’azienda possa aumentare o diminuire velocemente.
Il controllo delle notizie pubblicate online e/o il blocco totale di determinate informazioni esercitato in vari Paesi del mondo (es: Cina) è un altro argomento delicato che il giornalista pone sul tavolo. Lee afferma che l’idea di rete come luogo in cui “le notizie vogliono essere libere” e gli utenti trovano in ogni circostanza un modo per aggirare le barriere è troppo semplicistica. “Non c’è alcuna formula magica in grado di risolvere il problema della censura, [quest’ultima è quindi] qualcosa contro cui dobbiamo protestare. […] [Non applicare restrizioni] è segno di un governo forte. Si può essere forti in tanti modi. L’abilità di essere abbastanza forti da permettere alla persone di [conoscere il punto di visto delle opposizioni] è una forza particolare che spero sempre più Paesi siano in grado di trovare”.
Neutralità della rete e tutela dei dati
La neutralità della rete ha sollevato un classico “polverone” in USA (e non solo) chiamando in causa importanti aziende come Amazon, Google, Twitter, Facebook, Dropbox, Ebay. L’idea dell’amministrazione Trump (riscrivere le regole di Obama) ha infatti acceso un campanello di allarme nell’industria. In sintesi, nel caso in cui passasse la nuova normativa, le compagnie di telecomunicazioni (chi fornisce il classico servizio adsl/fibra) sarebbero libere di trattare come meglio credono i contenuti online impedendone l’accesso o rallentandone la fruizione per determinate categorie di utenti (es: tutti coloro che non desiderano pagare una eventuale sovratassa). Lee si è dichiarato contrario alle nuove regole e pronto ad opporsi (a tal proposito intende visitare a breve Washington). E’ di fondamentale importanza evitare la sovrapposizione di ruoli tra creatori di contenuti e compagnie di telecomunicazioni.
L’inviato ha toccato in seguito il tema della tutela dei dati sensibili – aprendo una piccola parentesi, è il caso di ricordare che dal 25 maggio 2018 sarà in vigore in Europa il GDPR. Berners-Lee afferma che per le persone è molto importante disporre dei propri dati ed averne il controllo: “si diceva che i dati fossero il nuovo petrolio. […] Personalmente li reputo come un combustibile nucleare. Sta diventando tossico. Due anni fa la domanda del consiglio d’amministrazione era “Come stiamo monetizzando i dati?” Ora la domanda è “come ci stiamo proteggendo [da un’eventuale fuga di dati]?”. Ed in chiusura Lee afferma di non utilizzare alcun assistente intelligente come Google Home o Amazon Alexa. Per quale motivo? Le nostre richieste vocali, che devono essere per forza trasferite nel cloud per essere “processate”, sono potenzialmente accessibili a malintenzionati (sia hacker che governi). “Meglio opporsi a questo tecnologie”, ha concluso.
Fonte: 1