Tim Berners-Lee: tre problemi da risolvere sul Web

Tim Berners-Lee, conosciuto come l’inventore (in realtà co-inventore) del Word Wide Web, continua a far parlare di sè per via dei recenti interventi, piuttosto critici, indirizzati all’attuale situazione della Rete.

Lo strumento che, riprendendo le frasi pubblicate da The Guardian, era stato immaginato vent’otto anni fa come una piattaforma aperta, in grado di consentire a tutti di condividere informazioni e collaborare superando barriere geografiche e culturali è minacciato da tre non trascurabili problematiche – aggravatesi negli ultimi tempi.

Lee, pur sottolienando che Internet adempie ancora buona parte delle linee guida “teorizzate” nel secolo scorso, indica la perdita di controllo sui dati personali, la diffusione di notizie false (fake news, termine ormai di moda anche in Italia che ha soppiantato il più classico “bufale”) e la scarsa trasparenza delle campagne politiche di advertising come le principali questioni da risolvere.

Dati personali: una nuova valùta

Le informazioni sono ormai uno dei elementi cardine dell’economia digitale. Sulla raccolta e l’elaborazione di dati si è sviluppato infatti un florido ecosistema nel quale si muovono quasi indisturbate le grandi compagnie, osserva l’informatico. Il modello di business vigente prevede l’utilizzo/fruizione gratuita di contenuti/servizi al “solo prezzo” dei nostri dati personali, sottolinea: un compromesso, che non è considerato nemmeno tale da chi accetta le testamentarie end-user License Agreement (EULA), divenuto abitudinario per buona parte dell’utenza.

Perdendo il controllo dei dati, prosegue, vengono meno anche tutti i potenziali vantaggi derivanti invece da una gestione diretta delle nostre informazioni, ad esempio quali tipologie condividere e dove archiviarle. E’ inoltre impossibile imporre alle compagnie, soprattutto di terze parti, delle regola da seguire in merito alle procedure di raccolta dati.

Nei casi più estremi tali attività possono limitare la libertà delle persone. Attraverso la collaborazione o l’obbligo imposto da leggi particolarmente repressive, le compagnie possono fornire tutti le informazioni utili per monitorare o rintracciare figure scomode (blogger, esponenti politici etc. sono arrestati o anche uccisi nelle peggiori situazioni): in questo modo i governi disincentivano la circolazione opinioni e lo scambio di idee in merto a temi delicati come la salute, la religione e la sessualita, osserva Lee. Gli oppositori sono i bersagli ideali per questo genere di “atti dimostrativi”.

Informazioni inattendibili

La circolazione di notizie false è un tema fin troppo attuale che è riuscito a valicare i confini del Web e giungere nel dibattito mainstream (anche i classici telegionali), con iniziative non apprezzate da tutti (es: il portale promosso dal Presidente della Camera) ma che hanno teoricamente aiutato a sensibilizzare l’utenza. I danni potenzialmente causabili dalle fake news (che possono essere confezionate ad hoc per diffamare, trarre vantaggi e raggiungere determinati obiettivi) sono amplificati dall’ampia portata dei pochi canali d’informazione utilizzati dalla maggior parte degli internauti: motori di ricerca e social network. I primi adoperano degli algoritmi che hanno lo scopo di farci cliccare su siti teoricamente interessanti per noi (è il business di Google) e che non sono in grado di riconoscere fonti inattendbili; i secondi sono, per i più critici, dei luoghi senza regole nei quali si diffondono liberamente notizie false che molte persone accettano acriticamente – senza verificarne la veridicità (Facebook ha annunciato seri provvedimenti). E’ troppo facile lanciare campagne di disinformazione, osserva Lee.

Scarsa trasparenza delle campagne politiche di advertising

Terza ed ultima questione che si riallaccia alla precedente. Se i canali più consultati dagli utenti si contano sulle dita di una mano è possibile sfruttarli a proprio vantaggio per guidare/pilotare l’opione pubblica. Tim afferma che alcune fonti suggeriscono, nel corso della elezioni politiche statunitensi (2016), l’impiego giornaliero (su Facebook) di oltre 50.000 varianti di messaggi pubblicitari – una situazione impossibile da monitorare. L’advertising può essere quindi utilizzato per scopi poco nobili e non democratici, aggiunge Lee.

Il piano programmatico quinquennale portato avanti dalla World Wide Web Foundation, organizzazione nata nel 2009 e pensata dallo stesso Tim, ha l’obiettivo di riportare Internet sulla retta via. La missione del co-inventore del Web è nobile ma la sua applicabilità difficile. Le compagnie che “controllano” la Rete saranno disposte a rinunciare a parte dei propri interessenti per democraticizzare la Rete e decentralizzarne alcuni meccanismi?

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