Tim Berners-Lee lancia una nuova sfida: il Contratto per il Web

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Tim Berners-Lee, dopo aver creato Inrupt, startup che ha sviluppato la piattaforma per la gestione e la protezione dei dati e della privacy degli utenti di internet (della quale abbiamo parlato in un articolo di qualche tempo fa), è tornato a far parlare di sé.

Insieme alla World Wide Web Foundation ha redatto un Contratto per il Web, sottoscrivibile da aziende e da singoli individui, nel quale tocca punto per punto tutti i temi cruciali e le direzioni da intraprendere per mantenere la libertà del web e farlo diventare veramente di tutti.

A tal proposito, ha dichiarato:

“Il web è in un punto cruciale. Più della metà della popolazione mondiale rimane offline e il tasso di nuove persone che si connettono sta rallentando. Quelli di noi che sono online vedono minacciati i loro diritti e le loro libertà. Abbiamo bisogno di un nuovo contratto per il Web, con responsabilità chiare per coloro che hanno il potere di migliorarlo. Spero che più persone si uniscano a noi per costruire il Web che tutti vorremmo”.

Il contratto è diviso in 3 macrogruppi (Governi, Aziende e Cittadini) per un totale di 9 punti e 76 postille.

Vediamo tutti i punti per ogni gruppo.

Governi

Nel primo punto del contratto si chiede ai decisori politici di assicurare l’accesso ad internet a tutti per far sì che sempre più persone partecipino attivamente online ed in modo sempre crescente.

Per farlo, la strada è, ad esempio, quella di portare avanti politiche ambiziose che abbassino i costi per usufruire della rete internet, garantire che la banda larga arrivi almeno al 90% degli utenti di tutto il mondo e garantire una educazione sull’IT al 70% di adulti e ragazzi oltre i 10 anni entro il 2025.

Un altro fattore fondamentale è quello delle politiche fiscali da attuare. Con misure volte ad agevolare gli investimenti sulla connettività si potrebbero creare infrastrutture di ottimo livello e di ultima generazione. Saranno le stesse istituzioni a dover essere in grado di garantire il rispetto di tutte le norme e la capacità di tutti di potersi connettere.

A quest’ultima problematica si intreccia anche la questione dello sforzo necessario da parte della politica verso la copertura di zone e gruppi sociali che sono stati esclusi e lasciati indietro. Per farlo servono leggi su misura per questi territori e per queste fette di popolazione.

Nel secondo punto dedicato ai governi si parla della necessità di garantire una connessione senza interruzioni in modo da non negare l’accesso ad Internet in nessun momento.

In questo passaggio si fa riferimento alle ingerenze dall’alto sui contenuti pubblicati dagli utenti di Internet, poiché spesso accade che autorità o aziende con una posizione privilegiata sul mercato (come i fornitori di rete) decidano in modo sommario la cancellazione dei contenuti limitando le libertà ed i diritti di ogni essere umano oppure offendendo la dignità di qualche gruppo minoritario. Tra le questioni salienti messe in evidenza c’è quella della comunicazione politica e delle censure dei governi centrali, che oggi più che mai necessitano di un cambio di marcia per il bene della libertà e dell’accoglienza del web.

Il terzo punto del contratto è incentrato sulla protezione dei dati e della privacy, che come abbiamo già visto sta molto a cuore all’inventore del WWW. Tutti i dati dei singoli utenti dovranno essere gestiti in modo etico, siano essi osservati dalle compagnie o forniti dall’utente. Si tratta di creare quadri legislativi che tutelino questo diritto e la possibilità di fare causa mediante organi indipendenti se un ente o un’azienda lasciano libero accesso o non proteggono a dovere i nostri dati.

Aziende

Anche i punti del contratto riguardanti le aziende puntano principalmente all’accessibilità di Internet per tutti i gruppi sociali che finora sono rimasti fuori dalla connettività o ne hanno beneficiato in modo molto limitato.

Per questo, nel quarto punto si chiede di raggiungere al più presto possibile le zone senza copertura e garantire a tutti il massimo delle prestazioni, poiché la vera inclusione degli utenti parte da qui. Si tocca anche la necessità di mettersi a disposizione di chi crea e produce via Internet, facendo combaciare esattamente le velocità di download e upload, in modo che chi utilizza la rete non sia solo un mero cliente, ma anche un potenziale collaboratore attivo al suo sviluppo.

Nel quinto punto del contratto si chiede alle aziende di restituire ai clienti il controllo dei loro dati personali mediante la trasparenza sul loro utilizzo e fornendo loro pannelli di controllo nei quali poterli gestire semplicemente ed in modo autonomo. Si evidenzia la necessità di limitare le raccolte di dati a ciò che è veramente indispensabile, non in modo indiscriminato come viene fatto adesso, sviluppando anche tecnologie in grado di garantire una raccolta sicura e commisurata alle reali necessità.

L’ultima richiesta fatta nel quinto punto è quella di un maggior livello di chiarezza e puntualità delle politiche sulla privacy che vengono portate avanti. Sia al momento della loro applicazione sia nel momento in cui vengono modificate. Oltre a questo, si auspicano meccanismi da utilizzare in modo semplice quando si vogliono chiarimenti o miglioramenti sul trattamento dei dati.

Il sesto punto riguarda lo sviluppo di tecnologie utili allo sviluppo delle società di tutto il mondo. Questo si può fare rispettando i diritti umani, implementando politiche aziendali che favoriscano la parità di genere, l’inclusione di tutti e la salvaguardia del clima. Assume un’importanza cruciale anche la valutazione dei rischi derivanti dalla disinformazione.

Per una maggiore inclusione si propone di far partecipare ogni comunità nelle consultazioni sulle tecnologie appena implementate, favorendo un maggior dialogo tra le stesse e migliorando di fatto la qualità degli strumenti. Anche avere una forza lavoro variegata potrebbe aiutare in tal senso, così come prepararla con corsi di apprendimento che facciano capire ad ogni dipendente che, lavorando a questi progetti, si sta anche rappresentando le istanze del proprio gruppo sociale.

Infine, si chiede un maggiore sostegno alle tecnologie open-source, così come ai liberi accessi e gli standard aperti, così come lo fu il WWW inventato proprio da Berners-Lee, promotore di questo contratto. Questo permetterebbe a chiunque ne fosse in grado di partecipare attivamente all’evoluzione di questi standard e di queste innovazioni.

Cittadini

I tre punti del contratto dedicati al ruolo dei cittadini, in linea generale, evidenziano come l’inclusività sia necessaria anche da parte di chi naviga come semplice utente.

Il settimo punto del contratto chiede ai cittadini di essere dei partecipanti attivi nel miglioramento di internet, promuovendo le forme aperte per condividere informazioni di pubblico interesse, oppure producendo contenuti comprensibili ed utilizzabili da chiunque, anche dalle minoranze linguistiche o dalle persone con difficoltà.

L’ottavo punto è focalizzato sulla costruzione di comunità forti che rispettino il dialogo civile e la dignità umana. L’obiettivo è far capire che ognuno su internet è il benvenuto ed è al sicuro, anche da disuguaglianza e discorsi d’odio. Per farlo è necessario un forte sforzo educativo verso tutti gli utenti, a partire dai più giovani, oltre che di protezione della privacy e della sicurezza di ciascun individuo, poiché altrimenti si rischerebbe un’enorme perdita di fiducia verso il web.

Il nono ed ultimo punto è più una “chiamata alle armi”, nella quale si chiede a chiare lettere di “combattere per il web”. Per farlo è necessario credere e fare di tutto per rendere la rete totalmente libera, opponendosi a coloro che vogliono evitarlo (come ad esempio alcuni regimi politici) e coinvolgendo tutti al rispetto del contratto che si sta stipulando. Si chiede ad ogni singolo utente di fare la propria parte in modo attivo, sostenendo aziende, personalità pubbliche e comunità che credono fortemente al web aperto, oltre ad informarsi ed informare il più possibile sulle minacce a questa libertà.

 

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