Il successo della “parola” cloud durerà fino al 2025

Cloud computing

La popolarità della parola “cloud è letteralmente esplosa negli ultimi tanto da essere onnipresente e citata in contesti con cui la nota tecnologia avrebbe poco o niente in comune. In italiano si potrebbe usare il termine ubiquità, che peraltro ha un suo corrispettivo in inglese, ma il vocabolo internazionale al quale è associabile il cloud è certamente buzzword. E’ bene ricordare che al gruppo in questione appartengono anche altre parole come container, serverless, blockchain, solo per citarne alcune.

Citrix e Censuswide hanno appreso dai 750 interpellati che la buzzword cloud non sarà più tale entro il 2025. Del 26% di decision maker che ne ipotizzano addirittura l’obsolescenza, oltre la metà ne giustifica il destino della parola spiegando che la tecnologia sarà così perfettamente implementata nelle aziende da essere quasi invisibile, in pratica qualcosa di acquisito.

Interessanti anche le informazioni circa le strategie cloud ed il livello di consapevolezza dei decision maker. Il 91% ha affermato di avere una strategia cloud o di essere in procinto di metterne una in atto; il 37% che la propria strategia cloud si è allineata agli obiettivi aziendali. Viene poi confermata la “convivenza” pacifica tra soluzioni on premise e nuvola: se infatti l’89% delle grandi aziende reputa il cloud molto importante per il proprio business, un 59% specifica di preferire l’accesso e la gestione dei dati “in casa”.

Buona parte di coloro che [si occupano di gestire il budget aziendale] concordano sul fatto che [il cloud, come parte del processo di trasformazione digitale,] possa incrementare la produttività, abbassare i costi, garantire sicurezza. […] Tuttavia è richiesta una maggiore “educazione” per comunicare con efficacia i benefici dei servizi cloud – ed [in relazione a questo] c’è ancora un divario da colmare tra i [membri del consiglio di amministrazione] e gli IT decision maker

ha commentato Darren Filed (regional director Citrix per Iralnd e Regno Unito). Se infatti più della metà del campione ha affermato di avere una buona conoscenza del cloud, solo il 39% dei board member è stato definito come in grado di destreggiarsi abilmente nella materia.

Il successo dell’IaaS continua, +30% nel 2017

A fronte degli ostacoli che rallentano l’adozione del cloud, si parla di “timori e fraintendimenti” nel report Citrix, il segmento dell’Infrastructure as a Service (IaaS) ha fatto registrare un incremento del 30% arrivando a 23 miliardi di dollari. Al vertice della classifica stilata da Gartner figura come di consueto Amazon Web Services con circa 12 mld di fatturato ed il 51.8% di market share; Microsoft si riconferma al secondo posto con 13.3 mld ed il 13.3% di share; in terza posizione Alibaba che, con 1 mld ed il 4.6% di share, allontana per la prima volta Google ed IBM dalla top 3. Sull’hosting provider cinese vi sono in realtà dati contrastanti, alcuni istituti lo danno ad esempio in 4a posizione, alle spalle di Google, ma è indubbio che la compagnia sia in ogni caso giunta al livello dei brand storici del cloud.

I provider della top 4 dispongono di solide offerte IaaS ed hanno [ottenuto una positiva crescita mano a mano che l’adozione di soluzioni IaaS è cresciuta presso le organizzazioni mainstream e la disponibilità di servizi cloud ha raggiunto nuove regioni e Paesi. Il budget espressamente indirizzato al cloud rappresenta ora più del 20% del budget a disposizione delle aziende che si appoggiano al cloud. Buona parte di queste organizzazioni [utilizzano la nuvola] per supportare ambienti di produzione ed operazioni business critical

ha commentato Sid Nag (research director presso Gartner).

Fonti: 1, 2.