SAN, NAS, Flash, cloud storage… al giorno d’oggi le aziende hanno a disposizione varie soluzioni di storage. Quel che invece continua a presentarsi di frequente è il problema della “scarsa comunicazione” tra differenti sistemi d’archiviazione.
In generale ciascuno di questi è stato pensato per fungere come una solitaria isola di dati (alla quale ci si riferisce anche con il termine data silo, un repository di dati che generalmente non subiscono modifiche), presentando quindi potenziali difficoltà d’integrazione – sia interna (azienda principale ed azienda acquisita) che commerciale (es: unificazione di due tipologie di storage differenti in un unico account cliente ora condiviso da due aziende).

Un’unità flash storage NVME: le velocità di scrittura e lettura offerte sono da due a quattro volte superiori rispetto a quelle degli SSD più veloci. Si parla naturalmente di mercato consumer. Per data center e settore enterprise sono disponibili modelli ancora più performanti
Una interessante soluzione al problema potrebbe giungere proprio dal software. La virtualizzazione dei dati è una tecnologia in grado di separare il controllo del percorso dello storage da quello dei dati astraendo i dati logici in uno spazio globale nel quale saranno presenti differenti file, blocchi, protocolli adoperati da eterogenei sistemi storage. L’obiettivo sarebbe quello di avere a disposizione una soluzione di virtualizzazione dati agnostica in grado di superare gli standard adottati da determinati vendor e consentire un facile spostamento dei dati tra server, cloud storage, ambienti condivisi.
Orchestrazione dei dati
Una volta collegati, i vari sistemi di storage occorre indirizzare i dati verso la più idonea tipologia di archivio, un compito che senza adeguati strumenti di orchestrazione può rivelarsi estremamente impegnativo anche per un professionista IT – è molto più semplice effettuare l’operazione contraria, ovvero destinare i dati ad una e tipologia di storage non adatta. Una piattaforma ideale dovrebbe essere in grado di virtualizzare diverse categorie di storage (tier) in una sorta di spazio dati globale nel quale gli utenti orchestrino automaticamente ed in base a determinati criteri (policy di sicurezza, prestazioni, prezzo etc.) il posizionamento dei dati su soluzioni di storage fornite da differenti provider: le imprese potranno quindi assicurarsi di disporre di sistemi idonei ai dati trattati, identificando inoltre con elevata precisione la categoria d’appartenenza (hot o cold data).
L’approccio di compatibilità universale dello storage massimizzerrà così gli investimenti delle aziende che potranno facilmente integrare non solo soluzioni di vari provider ma anche le cosidette soluzioni storage “whitebox” promosse da Facebook in seno all’Open Compute project. Naturalmente si tratta di approcci ancora in fase di perfezionamente, che avranno bisogno del dovuto tempo per maturare, ma che consentiranno sul medio termine di ampliare
I vantaggi per i pioneri del settore
Secondo quanto afferma l’editorialista del portale Next Platform, è giunta l’ora che il software rivoluzioni anche il mondo dello storage. La virtualizzazione e l’orchestrazione dei dati rappresentano a tutti gli effetti la prossima ondata d’innovazione destinata a raggiungere i data center aziendali. Il cloud storage, ad oggi usato principalmente come soluzione economica per dati consultati con poca frequenza (cold data), potrà essere utilizzato per per ospitare altri workload – oltre quelli destinati all’archiviazione di cold data; la virtualizzazione dei dati aiuta infine sia i vendor che i potenziali clienti i quali potranno rispettivamente offrire/adottare più facilmente tutti i nuovi servizi basati sulle tecnologie presentate nei precedenti paragrafi.
Certo, quel che è stato descritto è un settore ancora agli albori ed “emergente” del mercato: indubbiamente, coloro che si dimostreranno più lungimiranti, agendo come veri e propri pionieri, otterranno un vantaggio rispetto alla concorrenza. Potranno investire meglio il proprio budget ed offrire più flessibilità allo stack di applicazioni aziendali – conclude l’editorialista.