La fase del lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 è ormai passata, ma si sa ancora poco sull’apprezzamento o meno da parte dei dipendenti sulle misure adottate per il lavoro da remoto. Un’indagine condotta su un campione rappresentativo di lavoratori ha mostrato come i benefici dello Smart Working, già ampiamente discussi in altri articoli, si siano effettivamente verificati.
Ciò che balza subito all’occhio, guardando ai risultati del sondaggio, è il dato sulla valutazione dell’esperienza. In questo caso si nota come per più della metà degli intervistati, lavorare da casa è stato del tutto positivo. Sommando a questa valutazione piuttosto netta anche la valutazione su come è stato gestito il tempo a propria disposizione si riesce ad avere un quadro ancor più dettagliato.
Per la maggior parte delle persone, infatti, il tempo passato a lavorare è rimasto praticamente inalterato, ma una fetta non trascurabile degli intervistati parla anche di un aumento dell’impegno. Lo stesso si può dire per il tempo da dedicato a sé stessi, anch’esso in forte aumento e con le stesse percentuali. Gli ultimi due dati riguardanti il tempo sono quelli sulla cura delle proprie relazioni e quello sullo stress. Se nel primo caso la maggioranza del campione parla della possibilità di dedicare più spazio ai rapporti, nel secondo la stessa maggioranza ha dichiarato di essersi sentita maggiormente stressata.
L’ansia è stata infatti il sentimento più provato dai lavoratori da remoto, seguita dalle difficoltà organizzative ed uno dei fattori chiave della necessità di alcuni di tornare a lavoro: la nostalgia di colleghi ed ufficio. C’è da segnalare però anche una parte di intervistati che ha lamentato molto la mancanza di tecnologie in grado di sostenere le attività svolte in Smart Working e/o telelavoro. Questo è uno dei punti dolenti dai quali ripartire per migliorare una situazione che, a ben vedere, sta accontentando molto sia i lavoratori che i dirigenti.
Sulle motivazioni della soddisfazione per lo Smart Working hanno pesato prevalentemente la maggior calma nell’organizzarsi le giornate, senza dover uscire di casa infilandosi nel traffico ad esempio. Sempre per restare in tema, anche il risparmio ottenuto evitando di usare ogni giorno i mezzi di trasporto (propri o pubblici) è stato un fattore molto apprezzato.
Gli intervistati hanno poi dato la loro opinione su altri benefici del regime di Smart Working vissuto nella fase 1 della pandemia. Una grande parte di essi pensa che gli effetti siano stati positivi soprattutto per l’ambiente ma in larga misura anche per dipendenti, datori di lavoro e qualità del lavoro, auspicando che venga implementata presto una normativa che dia la possibilità di poter scegliere liberamente di lavorare da remoto e non di farlo solo in casi di emergenza.
In chiusura, il 61% degli intervistati sarebbe d’accordo con misure che favoriscano più il “vero” Smart Working che il telelavoro, ovvero basando l’attività lavorativa sugli obiettivi e non sugli orari fissi, permettendo di organizzare al meglio le proprie giornate. In un regime simile, il 47% aggiunge anche che accetterebbe l’inserimento di premi aziendali variabili basati sulla produttività riducendo il peso degli straordinari.
L’ultima domanda posta nel sondaggio è più una previsione su cosa accadrà d’ora in avanti, ovvero se aumenterà il ricorso allo Smart Working ed al Telelavoro o se piano piano si tornerà alla situazione precedente. Oltre la metà degli intervistati in questo caso pensa che ci sarà una crescita del lavoro da remoto, magari corredata da una legislazione più chiara e definita rispetto a quella esistente.
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