Smart Working e PMI: soddisfazione e nuovi progetti

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Dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia non si placa il timore per la situazione legata al Covid e, con esso, il ricorso allo Smart Working, continuato con costanza anche nel 2021. Uno studio di ASUS ed Eumetra ha evidenziato i punti più salienti dell’ultimo anno e mezzo, mostrando quali sono state le soluzioni di un campione di 400 lavoratori e titolari di PMI italiane.

Come sappiamo, il modo di lavorare esce quasi del tutto rivoluzionato dalla situazione che, a partire da marzo 2020, ha scompaginato tutte le abitudini. Inizialmente, le PMI del nostro paese sono corse ai ripari con una certa urgenza, ma poi tra alti e bassi si è di fatto entrati in una nuova normalità. Lo studio preso in considerazione in questo articolo però cerca di fare fuoco sulla lezione imparata, ovvero sulle strategie future in base all’esperienza accumulata.

Andare in ufficio, ad esempio, è per molti diventato qualcosa di straordinario, non più di routine, e per molti ad un certo punto è stato anche un modo per tornare alla socialità. Per il 33% degli intervistati il luogo di lavoro era proprio una sorta di evasione, ma c’è anche un 18% di persone intervistate che lo ritiene ormai inutile.

Dall’altro lato però ci sono molti dipendenti che affermano di aver visto salire la quantità di lavoro ed aumentare le ore passate al PC. Il 37% delle attività infatti dice che con lo Smart Working è cresciuta anche la flessibilità con un altro 32% che invece ha avuto orari fissi ma più ampi. In questo quadro c’è un 24% di aziende che invece ha lasciato ai dipendenti la massima flessibilità lavorando per obiettivi.

La ricerca di ASUS evidenzia che per oltre il 40% delle PMI i grandi cambiamenti del 2020 si sono rivelati interessanti, tanto da stimolare una riprogettazione aziendale e tecnologica. Dopo le rivoluzioni, infatti, il 29% delle aziende aumenterà il livello tecnologico, il 26% rivedrà la strutturazione ed il 18% proseguirà col lavoro agile.

Qui si sta parlando solo di progetti, mentre passando a chi ha già fatto passi avanti le percentuali si abbassano. Solo il 14% delle aziende ha già implementato nuove tecnologie ed il 10% ha già creato nuovi prodotti o servizi, mentre solo il 9% ha iniziato la riorganizzazione.

Nel 2020, il 24% delle PMI intervistate ha visto salire il fatturato e la schiacciante maggioranza si aspetta di vedere un aumento di business anche nel 2022 (66%). Da una parte tanti risparmi proverranno dalla riduzione degli uffici dovuta anche al ricorso sempre più massiccio allo Smart Working, ma dall’altra queste risorse saranno utili per l’acquisto di device da fornire ai dipendenti. Questa necessità si è rivelata particolarmente presente per più della metà delle PMI meridionali.

Le necessità di device, però, non si fermano ai soli PC portatili ma anche a tutti gli strumenti per uno dei baluardi del telelavoro: le videoconferenze. Questo ha portato peraltro ad un superamento quasi storico, ovvero quello dei PC fissi da parte di quelli portatili.

Questi cenni all’interessante studio fatto da ASUS sottolineano ancora di più quanto, in una situazione emergenziale, si possa fare di necessità virtù. Dalla corsa all’adattamento vista a marzo 2020, le PMI (e non solo) hanno poi potuto sfruttare un’occasione di crescita.

 

Fonti: 1, 2