Nel 2013 parlare di SEO è spesso molto difficile, negli anni Google è cambiato enormemente e così i fattori che influenzano il posizionamento nel noto motore di ricerca. In rete continuano tuttavia ad esistere dei veri e propri miti inerenti la SEO, con assunzioni del tutto errate che confondono gli utenti e non aiutano a capire a quali professionisti affidarsi per una ottimizzazione del proprio sito web; in questo articolo vediamo 3 punti importanti che devono essere sfatati e che rappresentano una vera e propria balla!
1. Costruire più siti e linkarli fra loro per aumentare l’indicizzazione
Questa pratica è un evergreen per moltissimi creatori di siti web e di contenuti. Costruire un proprio sito web e iniziare a posizionare intorno a lui decine di mini-sito con il solo scopo di linkare il sito principale, tramite la produzione di decine di contenuti; questa pratica è stata davvero molto utilizzata in passato, alcuni sono anche riusciti ad ottenere ottimi risultati, ma al giorno d’oggi non farebbe altro che penalizzare il nostro sito web principale. L’algoritmo di Google è in grado di riconoscere questo genere di comportamenti e agire di conseguenza: i segnali d’allarme sono tanti e in molti casi è facile per Google riconoscere un pattern comune nei link e nel modo di operare dell’autore, questo porta in automatico ad una penalizzazione del sito web.
2. La velocità del sito web e i downtime non influiscono sull’indicizzazione
Sbagliato! Le persone non prestazione attenzione a questo particolare, ma la velocità delle loro pagine web e l’uptime del sito web influiscono davvero sul posizionamento del proprio sito web. Google considera da sempre la velocità uno dei parametri fondamentali per poter fornire un servizio di alto livello, più un contenuto viene reso disponibile in poco tempo, più gli utenti sono disposti a leggerlo e condividerlo. Pagine con caricamenti lenti vengono immediatamente abbandonate, Google lo sa ed evita che queste possano apparire nelle prime posizioni, una sorta di sicurezza anche nei confronti degli utenti del motore di ricerca: Google non vuole fornire tra i primi risultati siti web spesso offline e con un caricamento lento.
Per ottimizzare le pagine del proprio sito web in termini di velocità la cosa migliore è partire dall’analisi di Google PageSpeed e dai relativi consigli allegati che permettono di muovere i primi passi: dalla compressione delle pagine all’organizzazione di CSS e immagini. Per quanto riguarda l’uptime è invece difficile adottare una strategia, risparmiare sul proprio servizio di webhosting solitamente non è una buona strategia, inoltre sarebbe sempre meglio privilegiare servizi che forniscono uno SLA (Service Level Agreement) preciso, tale da rassicurarci sul fatto che un downtime sia dannoso in primis per il provider che offre il servizio.
3. Meta Keywords, non fanno la differenza
Non più almeno, sono finiti i tempi in cui la definizione delle meta keyword all’interno delle pagine poteva davvero aiutare la nostra pagina a scalare la SERP di Google. Oggi questo parametro non viene quasi per nulla considerato da Google (qui Matt Cutts lo spiega chiaramente): la Meta Description e il TITLE della pagina continuano ad essere dei tag forti, che hanno un alto valore per Google. Online è disponibile anche la lista di meta tags che Google considera durante la sua scansione sulle pagine del nostro sito web, vi consiglio di darci un occhio e provare a capire se il vostro sito sta seguendo questi “consigli”.
Tutto chiaro? Ovviamente la cosa migliore è sempre affidarsi ad esperti per la gestione della SEO del proprio sito web. Nonostante l’algoritmo continui ad evolvere, trascurare la SEO significa di fatto perdere una fetta molto importante di possibili visitatori e perchè no, di possibili clienti!