Sempre più SPID in Italia. Come crescono i servizi di identificazione digitale.

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L’utilizzo e la necessità di autenticazione online mediante SPID, il sistema italiano di identità online per i servizi pubblici (e non solo) cresce ancora. Nel mese di maggio 2022 il sistema ha superato le trenta milioni di emissioni dal 2016 ad oggi, un grande aumento dovuto a più fattori che possiamo analizzare in questo approfondimento. Innanzitutto, non è corretto parlare di 30 milioni di utenti singoli, questo perché una persona può avere diversi SPID personali. Nel mercato italiano esistono infatti diversi enti certificatori in grado di rilasciare il servizio e migliaia di rivenditori. Tra i più famosi troviamo Namirial col suo NamirialID e Poste Italiane con PosteID.

Quello che conta maggiormente, e che è stato condiviso da Vincenzo Colao e dal Ministero dell’Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale, è il grandissimo numero di accessi a servizi pubblici mediante SPID. Nel 2021 infatti è stato registrato mezzo miliardo di accessi ed il primo trimestre 2022 ne ha fatti registrare già 330 milioni, un quadro che fa pensare ad un ulteriore aumento nell’anno in corso.

Attualmente si può attivare un proprio SPID se si risponde ad una serie di requisiti principali come avere 18 anni, un documento d’identità valido, una tessera sanitaria con relativo Codice Fiscale, una mail ed un numero di cellulare. L’alternativa all’accesso ai servizi mediante SPID è quello della CIE (Carta d’Identità Elettronica), utilizzata attualmente da 28 milioni di persone. Uno dei passi ancora da compiere per il sistema SPID è quello dell’emissione del servizio per minorenni. Ciò si è reso abbastanza necessario anche durante il periodo più crudo del Covid 19, poiché le strutture sanitarie regionali hanno comunicato ai cittadini positivi gli esiti di tamponi ed hanno ovviamente inviato i green pass mediante l’app IO. I genitori di minorenni hanno però dovuto sopperire a questa mancanza con deleghe ed altre procedure farraginose per tutte queste criticità.

Ad un intervista su Repubblica, l’inventore dello SPID Stefano Quintarelli ha raccontato un po’ la genesi di questo ormai utilizzatissimo sistema. Inizialmente pensato per essere emesso sfruttando le SIM card dei telefoni cellulari e, dopo aver incontrato problemi, si è passati al collegamento coi codici fiscali dei cittadini. È stato Francesco Caio, manager che nel 2016 lavorava per Poste Italiane e che era appena diventato Commissario dell’Agenda Digitale per il governo Letta, a dare una grossa spinta all’idea di Quintarelli. La cosa particolare è che inizialmente il servizio doveva essere concesso e non venduto, ma essendo un progetto sviluppato con pochissimi fondi si è dovuti passare alla formula attuale.

Secondo Quintarelli il passo successivo è quello dell’apertura alla già citata identità digitale per i minorenni che dovrebbe contare 7 milioni in più di sottoscrizioni oltre all’utilizzo di SPID da parte dei privati che gestiscono servizi pubblici. L’idea che era alla base di SPID era quella di poterlo utilizzare per tutto e non solo per i servizi delle Pubbliche Amministrazioni. Il fine ultimo sarà quindi quello di utilizzare questo metodo di autenticazione anche per servizi erogati dalle aziende e, per farlo, sarà necessario implementare tutte le future modifiche con una visione non ristretta alle sole PA.

 

Fonti: 1, 2