Sanzione a Meta: violato il GDPR

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Che le piattaforme controllate dal gruppo Meta di proprietà di Mark Zuckerberg abbiano periodicamente diversi problemi con la gestione della privacy è cosa nota. Il nuovo episodio di questa particolare saga è quello avvenuto poco tempo fa, quando il garante irlandese ha terminato l’inchiesta sulle presunte violazioni dell’articolo 25 del GDPR da parte dell’azienda di Meta con sede nel paese UE. Il colosso digitale è stato così multato di 265 milioni di Euro ed è stata costretta oltretutto ad effettuare operazioni per correggere tali problemi.

Facendo un passo indietro, quello che ha spinto il garante a comminare questa ennesima multa è stata un’indagine partita ad aprile 2021 e terminata, appunto, pochi giorni fa su una presunta estrazione illecita di dati personali degli utenti Facebook. Quest’attività, detta data scraping, è stata giudicata come realmente accaduta oltre che utilizzata per la vendita ad esterni di questi pacchetti di dati. Una volta terminato il controllo da parte di tutte le autorità coinvolte, il tutto si è risolto con una reprimenda, la multa da 265 milioni e soprattutto l’ordine di applicare correzioni.

Come detto all’inizio dell’articolo non è il primo caso di quest’anno per quel che riguarda le indagini e le multe comminate a Meta, poiché solo pochi mesi fa è stata comminata un’altra multa per le policy di Instagram riguardanti gli account di utenti minorenni. In questo caso il problema risiedeva nella possibilità, per dati utenti, di creare account business, pertanto i dati dei minori, come numero di cellulare ed email, potevano essere diffusi senza problemi. La multa arrivata alla società di Zuckerberg è stata in questo caso ancora più alta, ovvero pari a 405 milioni di Euro.

Andando ancora a ritroso nel 2022, a marzo è stata avanzata anche una multa di oltre 18 milioni di Euro a causa dell’imponente data breach avvenuto nel 2018, che portò alla perdita dei dati di oltre 30 milioni di utenti della piattaforma Facebook. Tutte queste multe sono arrivate in un solo anno ad un ammontare di oltre 700 milioni, segno che le istituzioni europee stanno diventando sempre meno tolleranti verso i colossi USA del digitale. Questo è confermato anche dagli ultimi eventi collegati alle piattaforme di Google.

Da parte sua, Meta ha commentato ufficialmente che la protezione dei dati di tutti gli utenti è nel loro principale interesse e di stare lavorando a braccetto con il garante irlandese per la pronta risoluzione dei problemi evidenziati. Attualmente, viene dichiarato, non è più possibile effettuare alcuna attività di data scraping. In chiusura, tuttavia, la società si riserva il diritto di ricorrere in appello alla sentenza, considerata evidentemente troppo pesante a livello economico e quindi, a detta di Meta, da rivalutare. Vedremo nei prossimi aggiornamenti come si evolverà questa ormai annosa diatriba.

 

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