Il portale DN Journal ha pubblicato recentemente l’annuale The State of the Industry, approfondimento che stavolta si affida a 21 esperti per fare un il bilancio dell’anno passato e prevedere gli eventuali trend del 2019. Nel post di oggi è possibile leggere una sintesi dei contributi più interessanti, l’articolo integrale (in inglese) è raggiungibile dall’apposita sezione delle fonti.
2018 e 2019 all’insegna del GDPR
Joe Styler (Aftermarket Product Manager presso GoDaddy.com) descrive come entusiasmante il 2018 nell’industria dei domini soffermandosi più di una volta sul GDPR e sulla maggiore sensibilità maturata da privati e compagnie in materia di tutela dei dati personali:“dopo varie controversie sui social network, furti di dati su larga scala e modifiche alla visibilità delle pagine aziendali, le compagnie hanno capito d’aver bisogno di un maggiore controllo della propria presenza online. Questo ha aiutato ancora una volta a sottolineare l’importanza di un [buon nome per un dominio]”.
Per Robbie Birkner (Chief Strategy Officer, HEXONET.com) “il GDPR ha impattato tremendamente sul carico di lavoro e la notorietà dei registrar, [e visto che l’ICANN non aveva (ed ancora non ha) finalizzato un modello preciso, le problematiche correlate al GDPR sono aumentate]. Questi stravolgimenti non resteranno isolati al 2018 [e nel nuovo anno andremo incontro ad altre problematiche]”.
Il 2019 sarà molto impegnativo per l’ICANN e per gli altri player perché dovranno trovare il giusto equilibrio tra salvaguardia dei dati ed esigenze di soggetti terzi, come ad esempio la possibilità di verificare il proprietario di un dominio per le forze dell’ordine; adeguamento del modello WHOIS alle future leggi sulla privacy avanzate da vari organi governativi.
I domini restano e resteranno un buon investimento
Christian Voß (CMO Sedo.com), a fronte di vari segnali che prospettano l’arrivo di un nuovo periodo di recessione economica a livello globale, afferma che nel 2018 (e lo saranno anche nel 2019) i domini si sono rivelati un buon investimento. Tra le estensioni di maggior successo ci sono quelle legate alle criptovalute (viene citata l’estensione .ETH, Ethereum) sulle quali però potrebbe pesare il crollo netto di BitCoin ed affini.
Nel 2019 il rafforzamento dell’industria passerà anche dalla ripresa del settore domini in Cina (da sempre osservato speciale) per il quale ci attende un’inversione di tendenza rispetto al 2018. Seguendo un copione ormai noto, gli investitori trarranno grossi benefici dalla crescita del mercato indiano in cui è in atto un evidente passaggio dalle estensioni nazionali .IN alle classiche .COM.
A tutto ciò si affiancheranno una fase di consolidamento dei player (i registrar più piccoli saranno inglobati da quelli più grandi) ed una crescente domanda per i domini di qualità – intesi come soluzioni in grado di fare la differenza nelle campagne marketing aziendali. Immancabile un accenno al tema della protezione e sicurezza dei dati: “[è un argomento su cui si sono focalizzati ormai tutti, soprattutto in seguito agli scandali che hanno coinvolto numerosi big player. Ciò gioca a favore del nostro settore rafforzando la tesi che sia meglio avere il controllo degli asset digitali, inclusi i propri domini, piuttosto che rivolgere i propri sforzi ai social media ed affidarsi a piattaforme esterne]”.
Solidità dei .COM, economia globale e gTLD
Il 2018, sottolinea Ryan McKegney (CEO DomainAgents.com) ha riconfermato le ottime prestazioni dei .COM mentre i gTLD, seppure abbiano ancora difficoltà ad affermarsi sul mercato secondario, stanno finalmente per abbandonare la fase dei “centesimi di dollaro” – riferito alle politiche aggressive adottate da alcuni registrar (gTLD a prezzi ultra bassi) e che sono state più volte indicate come una delle cause dietro ai fenomeni globali di spam e domain abuse.
Brooke Hernandez (Senior Domain Broker, Uniregistry.com) nota però che alcuni gTLD hanno attirato l’interesse delle compagnie: “[nel 2018] abbiamo visto che alcuni gTLD hanno avuto ampi volumi di vendita presso compratori cimentatisi in strategie di marketing non convenzionali. Ho trovato piacevolmente interessante vedere compagnie acquistare GTLD a fini di brand protection, come ad esempio Cars.Digital”.
Lo spettro della Brexit (no deal) e le frizioni USA-Cina (guerra dei dazi) si rivelano la principale fonte di preoccupazione sia per i due esperti appena interpellati che per George Hong (CEO e fondatore di Guta.com): “[…] per il 2019 c’è aria di tempesta: un mercato azionario in calo, un mercato delle criptovalute in calo, un’economia indebolita, problematiche economiche varie a livello globale come una complicata Brexit e le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. […] Come professionisti [del settore] dobbiamo costantemente ricordare che operiamo in un contesto pieno d’incertezza”.
In relazione al possibile rallentamento del mercato, Cate Lim (domain broker) afferma che i gTLD potrebbero trarre vantaggio dalla situazione: “il rallentamento del mercato bloccherà il passaggio delle aziende ai domini premium ed allo stesso tempo indirizzerà le startup ad investire nei nuovi gTLD, che costano molto meno. Nel 2019 possiamo quindi aspettarci un ampio margine di crescita per i gTLD“.
Non mancano le voci critiche: per Mike Mann (DomainMarket.com) i gTLD sono “un fallimento permanente” mentre per Karen Bernstein (avvocato) gli operatori gTLD più sprovveduti (non in grado di realizzare quanto fosse complicato gestire il lancio ed il mantenimento di un gTLD) saranno acquisiti da compagnie più grandi – quindi si parla ancora una volta di un consolidamento del mercato.
Fonte: 1.