Sembrerebbe che la pubblicità abbia perso il potere di influenzare le decisioni delle persone, indirizzate da Internet a una nuova era di informazione
Come dicevamo, Facebook ha un sistema pubblicitario che assomiglia molto a quello sfruttato dalla TV e dai sistemi di advertising tradizionali. Nel flusso delle notizie generate dai contatti vengono inseriti messaggi pubblicitari derivanti dalle inserzioni pagate dalle aziende investitrici.
La differenza con Google è tale da far credere che la pubblicità su Facebook sia più efficiente di quella sui motori di ricerca. Secondo uno studio effettuato da Facebook in collaborazione con Datalogix sulle abitudini di acquisto di oltre 100 milioni di famiglie americane, i banner del social ricevono pochi clic, ma su 60 campagne pubblicitarie analizzate, il 70 percento ha ottenuto ROI per tre volte gli investimenti. In pratica, sembra alta l’opportunità per un utente Facebook di vedere un brand sulla bacheca e uscire poi di casa per acquistare un prodotto o un servizio di quel marchio pubblicizzato.
Questa ricerca contrasta comunque con un’analisi più recente, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa e che sostiene che le famiglie americane non sembrano essere influenzate negli acquisti dalla pubblicità presente sui social network.
Viene dunque da chiedersi dove stia il problema che porta a questo forte contrasto, chi abbia ragione e soprattutto se la pubblicità sul Web ha ancora il potere che poteva vantare sui media tradizionali.
Secondo gli autori del libro Absolute Value, Itamar Simonson ed Emanuel Rosen, i brand vivono una sorta di indebolimento dovuto a un passaggio a una nuova era di informazione.
In pratica, con i sistemi di pubblicità diretti, le aziende riuscivano a controllare molto bene le informazioni che giungevano ai potenziali consumatori, ponendo l’accento solo sugli aspetti positivi del prodotto/servizio e sottacendone i difetti.
Con Internet, si è passati a un sistema di informazioni che sorpassa la pubblicità. Possiamo sapere tutto di un prodotto o servizio fin dapprima che questo venga reso disponibile per la commercializzazione, leggendo commenti, recensioni, opinioni degli utilizzatori e degli amici e confrontandone prezzi e caratteristiche con altri prodotti della stessa categoria.
Dal potere della pubblicità al potere delle informazioni su Internet
Tutto questo non è pubblicità, è un flusso informativo che completa la pubblicità in senso positivo o negativo, a seconda delle informazioni fornite. E il problema è che tutto questo è molto più potente della pubblicità in sé e per sé, tanto da riuscire a influenzare gli acquisti degli utenti.
Insomma, è come se il potere della pubblicità sia diminuito rispetto al passato, mentre è aumentata una maturità dei potenziali acquirenti di individuare le informazioni necessarie prima dell’acquisto. E c’è chi sembra essere riuscito a sfruttare questo flusso informativo a proprio vantaggio, per commercializzare prodotti e servizi che forse le persone non volevano.
Facciamo un esempio: secondo Simonson e Rosen nel 2007 è stata condotta una ricerca su 10.000 persone nel mondo chiedendo se volessero un dispositivo che sarebbe poi stato l’iPhone, prima che questo fosse messo in commercio.
La ricerca di mercato concluse che non vi sarebbe mai stata una domanda di un dispositivo iPhone né negli Stati Uniti, né in Europa e né in Giappone, perché le persone erano legate alle macchine fotografiche tradizionali, ai telefoni con tastiera e ai lettori musicali portatili, a tal punto da non desiderare un device che li inglobasse tutti.
La storia del successo dell’iPhone la conosciamo tutti e se il dispositivo Apple è fra i più venduti al mondo, questo accade non solo grazie alla pubblicità, ma soprattutto grazie agli utenti che ne parlano positivamente su Internet con gli altri.