Mobile e pagamenti senza contanti: l’esempio della Cina

In Cina i pagamenti via piattaforme mobile ammontano a 5.5 bilioni di dollari

Il modello cashless stenta ad affermarsi in Italia.

Consultando i dati diffusi dall’Osservatorio eCommerce B2c abbiamo appreso come in Italia sia sempre più alto il numero di utenti si affida a dispositivi mobile (in particolare modo smartphone) per finalizzare i propri acquisti. La Cina resta però irraggiungibile per il nostro Paese (solo l’Unione Europea può puntare alle prime posizioni): utilizzando un’espressione cara ai giornalisti, il gigante asiatico può essere definito come il precursore dello “shopping 3.0”, un modello totalmente “cashless” che pone al centro del sistema i dispositivi mobile ed abbandona definitivamente il pagamento in contanti.

Per rendere meglio l’idea è il caso di confrontare la Cina con il secondo più grande mercato ecommerce del globo, gli Stati Uniti: i pagamenti effettuati dai cinesi via piattaforme mobile ammontano a circa 5.5 bilioni di dollari, un valore 50 volte superiore a quello dei consumatori statunitensi. Un divario considerevole che può essere compreso solo analizzando il peculiare background tecnologico della popolazione:

“molti consumatori cinesi [hanno conosciuto] solo il mondo mobile, senza alcuna carta di credito tradizionale. A differenza dell’Occidente, dove i consumatori sono passati dai negozi retail ai PC/laptop fino agli smartphone, molti consumatori cinesi [sono partiti] direttamente dagli smartphone visitando raramente un sito web. Inoltre […] si sono abituati a scannerizzare i codici QR in ogni situazione, dai regali di matrimonio, dove durante [la cerimonia] la sposa indossa intorno al collo un codice QR univoco per facilitare i pagamenti degli invitati, fino alle donazioni [agli artisti di strada] o ai mendicanti che mostrano un codice QR [utilizzabile dai passanti]” spiega l’agenzia di stampa Alizila (gruppo Alibaba).

La Cina punta sul modello cashless

La Cina sta supportando attivamente il consolidamento del modello “cashless” permettendo ai clienti di utilizzare i propri smartphone in molteplici ambiti. Di seguito alcuni esempi menzionati da Alizila:

  • Cashless Cities Week. Una settimana dedicata alla promozione dei pagamenti cashless. Hangzhou, Wuhan, Tianjin, Fuzhou, Guiyang, che insieme contano circa 40 milioni di persone, sono state le prime città ad aderire all’iniziativa.
  • Università. La città di Tianjin (125km da Pechino) ha abilitato il pagamento delle rette universitarie via smartphone. Il campus conta circa 700 mila studenti.
  • Interazione. I dispositivi mobile offrono inedite modalità d’interazione ai clienti. Negli hotel, dopo il pagamento della stanza via QR Code,  lo smartphone si trasforma in una sorta di pannello di controllo (intensità delle luci, temperatura ambientale desiderata etc.).

La situazione italiana

La questione dei pagamenti senza contanti è stata affrontata negli ultimi sei anni anche in Italia ma per motivi che vanno oltre il mondo del commercio elettronico e non: è per contrastare soprattutto gli evasori fiscali che il Governo italiano ha deciso di ritoccare più volte la soglia dei pagamenti in contati –  entro i 999.99 euro (6 dicembre 2011) e successivamente i 3000 euro (dal 1 gennaio 2017). Un altro problema che riguarda il Paese è la soglia minima dei pagamenti effettuabili via carta di credito: nonostante l’abbattimento del muro dei 30€ permangono le resistenze dei negozianti che si lamentano delle eccessive spese da sostenere (commissioni, costo del POS).

A fronte di quanto detto appare evidente come il nostro Paese sia tutt’altro che pronto ad assecondare le abitudini dei turisti stranieri che dimostrano maggiore familiarità con le carte di credito e gli smartphone. Disporre di una serie di norme all’avanguardia sarebbe importante per le attività commerciali perchè incentiverebbe i potenziali clienti ad effettuare più acquisti. Lo scorso settembre 2017  un interessante schema di decreto legislativo è stato approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri ma le commissioni parlamentari devono ancora esprimere un giudizio in merito.

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