Per le aziende di medie dimensioni le minacce non provengono soltanto dai competitors diretti. Tra gli elementi da tenere in forte considerazione è necessario aggiungere gli investimenti fatti dalle big del mercato e gli ingenti finanziamenti ricevuti dalle startup. Per questo motivo, la velocità d’azione è tutto.
Anurag Agrawal, CEO di Techaisle, azienda che si occupa di analisi sui servizi IT per le piccole e medie imprese, parlando di questo argomento spiega che:
“Le medie imprese hanno poche risorse da dedicare all’IT e sono in deficit d’efficienza per quanto riguarda questo comparto aziendale. I nostri studi mostrano come in un’azienda di questo tipo […] ci sia un rapporto di 1 a 20 con i membri del settore IT di una grande impresa”.
E ancora:
“l’83% delle aziende di medie dimensioni si aspetta che il proprio staff IT raggiunga grandi obiettivi con piccoli sforzi, ma nel 79% dei casi lo staff IT viene occupato principalmente con attività di supporto e manutenzione”.
In questo caso, ovviamente, non ci sarà il tempo per pensare alle nuove strategie da seguire per restare al passo con i tempi e con i competitor.
Un’alternativa al cercare la soluzione internamente e che sia immediatamente applicabile per le medie aziende è quella delle soluzioni a consumo (anche chiamate as-a-service). Così facendo, le aziende avranno la possibilità di usufruire di servizi hybrid cloud well-managed, cosa che darà modo di conservare la competitività con le grandi compagnie mantenendo anche la posizione.
Il vantaggio di pagare a consumo
Pagare solo ciò che si consuma è un modo per eliminare spese anticipate per l’acquisto di strumenti tecnologici. Si stima che le medie e piccole imprese spendano fra il 40 e il 50% in più rispetto al loro budget perché non hanno un metodo adatto per prevedere con esattezza le reali necessità in ambito IT. Il sistema a consumo può portare un cambiamento radicale dell’approccio agli investimenti e, soprattutto, un risparmio del 30%.
L’obiettivo è quello di bilanciare tre fattori fondamentali: costi, efficienza e produttività. Le grandi aziende collaborano con fornitori di servizi IT affidabili e pronti all’azione in caso di necessità. Avere un business partner del genere significa anche poter avere accesso alle innovazioni tecnologiche, cosa che per una media impresa equivale a poter competere con una big del suo settore. Come ultimo vantaggio, si può aggiungere una maggiore attenzione e adesione a tutto ciò che concerne la cybersecurity e le politiche sulla privacy, che un fornitore IT esterno potrà gestire meglio anche perché in possesso di tutte le certificazioni necessarie.
È innegabile però che questa soluzione sia la più consona alle esigenze delle medie imprese, come spiega Laurie McCabe, cofondatrice di SMB Group, azienda di ricerca, analisi e consulenza tecnologica per piccole e medie imprese:
“Le grandi aziende possono facilmente assumere qualsiasi tipo di risorsa perché possono offrire grandi salari, vantaggi e opportunità di avanzamento. Nel mercato delle medie imprese, però, è sempre più difficile reclutare talenti dell’IT. Il modello a consumo è interessante perché le aziende più piccole possono sfruttare le stesse economie di scala delle aziende più grandi”.
Il vantaggio del taglio dei costi e della complessità
Un sistema a consumo ha anche un’altra buona caratteristica, ovvero la capacità di effettuare upgrade alle nuove tecnologie in modo immediato. Questo serve ad evitare che, per esempio, un’azienda acquisti un server di ultima generazione senza poter investire tempo e risorse per mantenerlo “al passo”, cosa che lo renderà velocemente obsoleto: quindi, a fronte di un investimento importante l’azienda si ritroverà presto senza risorsa o con una risorsa vecchia.
Per motivi economici e logistici, l’azienda continuerà comunque ad utilizzare questa risorsa, aumentando i rischi sulla sicurezza ed i costi di gestione.
A questo punto le opzioni diventano poche:
– rimanere ancora un po’ con quello che si ha, verosimilmente con un sistema non più supportato, ed assumersene i rischi;
– migrare totalmente sulla nuova piattaforma ed affrontarne i costi (spesso elevati);
– passare a un sistema a consumo e trasferire il carico del lavoro a un fornitore esterno.
Il vantaggio di non fare Overprovisioning
Uno degli interrogativi principali di chi vuole rivolgersi ai provider di servizi IT per servizi a consumo è: ma siamo sicuri che non pagherò anche risorse inutilizzate?
L’overprovisioning, cioè l’acquisto di risorse in eccesso a causa di una stima errata delle necessità, è un rischio concreto ed anche molto pericoloso e disfunzionale, in quanto non permette di godere dei vantaggi legati alla riduzione dei costi data dal passaggio a modelli a consumo.
È per questo motivo che fare una stima corretta assume un significato ed un peso importantissimi nei sistemi a consumo, anche se questo tipo di approccio permette di continuare a fare previsioni di crescita, senza investire subito bensì in modo incrementale.
Per tranquillizzare sull’accuratezza delle metriche utilizzate dal provider riguardo al consumo, bisogna sapere che chi fornisce questo genere di servizi fa uso di strumenti ad hoc, che non servono soltanto per capire i livelli di consumo in itinere, ma anche i livelli futuri, basandosi su analisi di lungo periodo. Anche in questo caso la riduzione di costi può essere decisamente significativa.
Secondo McCabe, una volta che l’azienda ha avviato questo percorso nei servizi IT as-a-service, questo produrrà un processo virtuoso tale che “tra 20 anni la quasi totalità delle medie imprese avrà smesso di seguire i vecchi modelli”.
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