L’evoluzione di macchine ed IA rappresenta una minaccia per i posti di lavoro?

robotic arm

La tecnologia ha indubbiamente migliorato (nella maggior parte dei casi) la vita delle persone ma potrebbe anche comportare dei cambiamenti inaspettati alla società ed al mondo del lavoro.

Con l’evoluzione di settori come quello della robotica e delle intelligenze artificiali (IA), esperti e non (esiste una vasta produzione cinematografica e cartacea in merito) si chiedono infatti da tempo quale potrebbe essere sul medio termine l’impatto delle nuove tecnologie sui tassi di occupazione.

Il portale ArsTechnica ha recentemente interpellato John Spooner (senior IoT analyst presso 451 Research) sulla questione, vediamo i passaggi più significativi dell’intervista. Prima di tutto John si dichiara un convinto sostenitore della tesi che le macchine non rimpiazzeranno l’uomo ma bensì lo aiuteranno ad affinare e migliorare le proprie capacità. L’ambito in cui tale visione si sta affermando più velocemente è quello manifatturiero:

[si consideri l’esempio] della Ford Motor Company, che ha distribuito nelle proprie fabbriche degli esoscheletri indossabili sviluppati dalla Ekso Bionics. La EksoVest da 4,5 kg [può adattarsi a lavoratori di altezza compresa tra i 150 cm ed i 190cm e fornire a ciascun braccio una capacità di sollevamento compresa tra i 2 kg ed i 7 kg. [Anche se si tratta di valori contenuti, l’equipaggiamento è di enorme aiuto ad un lavoratore che esegue migliaia di volte al giorno le stesse azioni di sollevamento].

Il secondo esempio chiama in causa il settore sanitario, nello specifico la possibilità di individuare eventuali segni premonitori di una o più patologie mediante l’analisi di un elevato numero di referti radiologici tramite un algoritmo:

Nvidia e l’American College of Radiology hanno annunciato lo scorso aprile l’avvio di una partnership che sfrutta il tool Clara AI per velocizzare l’analisi di ingenti quantità di referti radiologici […]. “Per usare con efficacia le IA, devi prima imparare ad utilizzarle e poi implementarle nei tuoi processi…Come possiamo addestrare i radiologi ad essere più efficienti nella lettura di [10 referti] piuttosto che 100?”[…] Qualcuno dovrà sempre osservare i referti e dire “questo sembra un tumore, un menisco danneggiato, un assottigliamento della cartilagine”. Il software sta migliorando nell’identificazione e nella diagnosi delle condizioni [di salute] ma non siamo ancora giunti [al livello successivo]. Abbiamo sempre bisogno di dottori umani che [supervisionino il tutto].

Una collaborazione possibile

L’idea che un computer rimpiazzi a breve un esperto dottore è fuori discussione ed “assurda”, commenta Spooner. Allo stato attuale certe mansioni (viene citata l’installazione dei sedili nelle automobili Tesla) possono essere poi eseguite allo stato dell’arte solo da operatori umani.

Molto meglio pensare ad uno scenario in cui evoluti strumenti supporteranno al meglio il loro operato: nel caso di un ricovero urgente, i soccorritori si concentreranno nell’immediato sulle azioni da intraprendere per stabilizzare le condizioni del paziente e salvargli la vita; nelle ore successive, i dati acquisiti e vagliati dalle IA potrebbero invece suggerire allo staff eventuali accertamenti da effettuare sul degente.

Richiamando quanto detto dall’esperto Eng Lim Goh in un precedente approfondimento di Internet Post, John afferma che “l’automazione è un processo in atto che continuerà a lungo”. I criteri in base ai quali si stabilisce se impiegare un umano o una macchina seguono infatti gli stessi principi economici nati trecento anni fa all’indomani della prima rivoluzione industriale:

[Tutto ruota intorno al rendere migliori gli esseri umani, piuttosto che rimpiazzarli. Creare una macchina che sia in grado di operare come un umano è costoso mentre potenziare le abilità di una persona in un singolo lavoro, in un modo o nell’altro, non lo è altrettanto]. La domanda allora è: come farai a [rendere più efficiente il lavoro di John, indipendentemente dal fatto che stia scrivendo un report o sostituendo una trasmissione]?

Certo, parafrasando quando detto da John, le difficoltà non mancheranno (e non è detto che il modello da lui auspicato sia in grado di affermarsi, aggiungiamo noi): in molte attività prevarrà una visione costi/benefici (a discapito dei dipendenti) e diversi lavoratori si rifiuteranno di utilizzare i nuovi strumenti.

Non sarà facile… ma se al giorno d’oggi ci si è abituati all’idea di utilizzare dei programmi di videoscrittura – a tutti gli effetti irrinunciabili strumenti di supporto all’attività lavorativa – perché la stessa cosa non potrebbe accadere con un esoscheletro o un algoritmo?

Fonte: 1.