Linux: l’ambiente desktop GNOME compie 20 anni

GNOME è uno degli ambienti desktop Linux più apprezzati tra gli utenti alle prime armi e non solo. L’interfaccia grafica, di più facile lettura rispetto ad alternative come Unity, è riuscita a conquistarsi negli anni un posto di tutto rispetto nell’ecosistema open source, fino a diventare l’ambiente desktop predefinito di Ubuntu (per la precisione da aprile 2018).

In un recente contributo apparso sul portale Opensource.com è stata ripercorsa a grandi linee l’evoluzione di GNOME, ripercorriamone le tappe principali a partire dall’esordio nel 1999 (i lavori iniziarono ad agosto 1997):

GNOME

GNOME 1.0: l’interfaccia ricorda molto quella di Windows 98. Fonte: sito ufficiale GNOME.

La scelta di “ispirarsi” a Windows 98 fu intelligente, osserva l’editorialista, perchè fornì ai numerosi utenti giunti per la prima volta su Linux un’interfaccia grafica piuttosto familiare. Oltre alle ormai classiche finestre, GNOME 1.0 consentiva di agire direttamente su file e cartelle, elementi che potevano essere spostati sulla schermata principale per facilitarne la consultazione. L’impatto che ebbe GNOME sulla community fu non indifferente e numerosi distribuzioni Linux iniziarono ad implementarlo come ambiente desktop predefinito.

La Fondazione e GNOME 2.0 (2000-2002)

Durante il Linux World Expo dell’agosto 2000 (San Jose) fu annunciata la nascita della Fondazione GNOME e l’avvio di importanti partnership con Red Hat, IBM, Sun Microsystems ed altri noti brand. Nel mentre il team di sviluppo rilasciò altre tre minor release che aprirono la strada alla versione 2.0 dell’ambiento desktop – distribuita a giugno 2002.

GNOME 2.0

GNOME 2.0 affiancò alla barra posta nella parte inferiore del desktop una seconda  barra posizionata nella parte superiore, differenziandosi da Windows. Fonte: sito ufficiale GNOME.

Gli utenti si trovarono davanti un’interfaccia rifinita ed un’inedita organizzazione della schermata principale: in alto, come osserva l’editorialista, trovò infatti spazio una seconda barra nella quale confluirono il menu delle applicazioni, i collegamenti alle applicazioni più utilizzate ed il menu delle Azioni; nella barra inferiore, presente fin dalla versione 1.0, trovarono posto le applicazioni in uso e gli altri Workspaces disponibili.

GNOME 3.0 (2008-2011)

Negli anni successivi il team iniziò a delineare le linee guide di quella che sarebbe stata la prossima major release GNOME. Tra le problematiche della versione 2.0 ricordate dall’editorialista: i troppi clic necessari al lancio delle applicazioni nel rispettivo menu, la facilità con cui si poteva perdere di vista la finestra in uso, la complessità d’utilizzo dei Workspaces.

GNOME 3.0 arrivò ufficialmente nel 2011 ed abbandonò l’impostazione delle due barre optando per la modalità Overview – nella quale erano visibili sia le attività in corso che le applicazioni presenti nel sistema:

GNOME 3.0

Nella versione 3.0 scomparve la barra inferiore. Le applicazioni presenti nel sistema divennero raggiungibili cliccando sul bottone “Activities” (in alto a sinistra). Nella parte centrale della schermata trovarono posto tutte le attività in corso. Fonte: sito ufficiale GNOME.

Dall’integrazione di Flatpack al ventennale (2016-2017)

Negli ultimi due anni le versione 3.22 e 3.24 “Portaland” (Marzo 2017) hanno limato le imperfezioni della versione 3.0 aggiungendo inoltre il supporto a Flatpak (application framework per la gestione dei pacchetti, l’installazione delle applicazioni e la loro virtualizzazione), una nuova app Recipes, Night Light, riorganizzazione delle impostazioni e miglioramenti vari ad altre app (browser, visualizzatore foto etc.).

Il GUADEC 2017 (Agosto 2017, Manchester),  il ritrovo annuale della community europea GNOME, chiude la nostra cronistoria. L’evento è stato l’occasione per stilare non solo un bilancio/retrospettiva dei primi venti anni ma anche per celebrare l’importante traguardo.

 

Fonti: 1, 2