Libertà della Rete: panoramica del 2017

La libertà della Rete nel 2017 (Mondo)

Freedom House ed Internet Society hanno rilasciato nel mese di novembre la versione aggiornata di Freedom on the Internet, rapporto che cerca di capire quanto siano diffuse le pratiche di controllo dei processi democratici mediante vari espedienti (restrizione VPN, campagne informative “guidate” sui social media, attacchi mirati a giornalisti, interruzioni di servizio etc.).

Secondo gli studiosi è il settimo anno consecutivo che la libertà della Rete subisce un calo. La manipolazione dei contenuti online, si legge in apertura, unitamente all’interruzione forzata dei servizi di connettività mobile ed agli attacchi fisici e “digitali” ai difensori dei diritti umani e dei media indipendenti, ha contribuito al consolidamento del preoccupante trend. Particolarmente duro il giudizio su Cina e Russia, entrambe presenti nel campione di 65 Paesi (rappresentano l’87% dell’internet user base a livello globale ovvero 3.4 miliardi di persone) posti sotto la lente di ingrandimento, definiti come “i regimi pionieri nell’utilizzo di metodi surrettizi per distorcere il dibattito online e sopprimere il dissenso”. 

Classifica generale

La tabella qui sotto è stata elaborata in base ad uno schema di domande (121) che ogni ricercatore ha dovuto applicare al processo d’analisi degli Stati. Le domande riguardano tre grandi aree tematiche:

  • ostacoli vari all’accesso (barriere infrastrutturali ed economiche, autonomia degli organismi di controllo, controllo legale ed economico dei provider che forniscono accesso alla Rete);
  • limitazioni sui contenuti (autocensura, diversità dell’ecosistema informativo, filtri tecnici e blocco dei portali, regolamentazioni legali sui contenuti);
  • violazione dei diritti degli utenti (sorveglianza, privacy, ripercussioni per attività e discorsi online – carcere, attacchi DDoS etc).

Il punteggio finale rispecchia la situazione dei Paesi esaminati e va da 0 a 100 dove il numero più basso è sinonimo di libertà (quasi) totale mentre il secondo di controllo (quasi) totale da parte dei governi. Gli Stati liberi sono compresi tra 0 e 30 punti; i parzialmente liberi tra 31 e 60; i non liberi tra 61 a 100. 

La libertà della Rete nel 2017

Le rilevazioni sono state effettuate tra il 1 giugno 2016 ed il 31 maggio 2017. L’Italia rientra nel gruppo dei Paesi completamente liberi, il punteggio è rimasto invariato rispetto a 12 mesi prima.

L’Europa è l’area geografica che ottiene prevedibilmente il miglior risultato: con punteggi compresi tra 6 e 29 si dimostra sulla carta il campione della libertà di Rete. Parlando dell’Italia, che ha totalizzato 25 punti, risultato invariato rispetto ad un anno prima, sembra che a pesare maggiormente sulla valutazione finale siano le violazioni dei diritti degli utenti (la tonalità di verde più chiara):

La libertà della Rete nel 2017 (Europa)

Le valutazioni dei paesi europei vanno da 6 a 29 e sono le più basse in assoluto.

Tra gli altri Paesi premiati dal rapporto Canada (15), Stati Uniti ed Australia (21), Giappone (23) ma troviamo anche nomi inaspettati come le Filippine (28, ma viene subito in mente Rodrigo Duterte). La maglia nera, come è intuibile osservando la cartina in cima a questa pagina, è condivisa da più regioni: Medio Oriente e Nord Africa, Eurasia, Asia Pacifico. I Paesi meno liberi sono Iran (85), Iran ed Etiopia (86), Cina (87).

Altre informazioni estrapolate del rapporto

  • Per il terzo anno consecutivo la Cina ha ottenuto il punteggio peggiore.
    La libertà della Rete nel 2017 (tattiche di manipolazione più frequenti)

    I metodi di manipolazione più utilizzati . In Italia sono stati registrati casi di pubblicazione di notizie false in prossimità di tornate elettorali.

  • Dal 2016 ad oggi 32 dei 65 Paesi “scrutinati” hanno ottenuto un punteggio inferiore. Solo 13 hanno incrementato in modo trascurabile la valutazione. I cali più vistosi si sono registrati in Turchia (ha certamente influito il clima di repressione post tentato golpe), Egitto ed Ucraina (tensioni legate alla questione della Crimea).
  • La censura di Stato ha colpito soprattutto le reti mobile (connessione alla Rete via cellulare), le app che consentono di effettuare dirette streaming (utilizzate da dissidenti per trasmettere in tempo reale ad un potenzialmente vasto pubblico) ed i VPN (utilizzati per consultare siti altrimenti irraggiungibili perchè oscurati). Il 52 % degli internauti risiede in Paesi in cui app di messaggistica e social network sono stati bloccati dalle autorità.
  • Aumento di rappresaglie (fisiche e digitali come gli attacchi DDoS) nei confronti di persone “scomode” (giornalisti etc.). Il 62% degli internauti vive in Paesi in cui si sono verificate queste situzioni a danno di persone che hanno pubblicato inchieste o espresso la propria opinione (ovviamente non apprezzata) su siti, social network etc.

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