Già dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, i servizi del colosso della cybersecurity mondiale Kaspersky finirono nel mirino delle istituzioni che si sono opposte all’aggressione del paese di Putin nel paese europeo. A dire il vero le battaglie contro la reale sicurezza delle soluzioni russe è iniziata diversi anni fa, più precisamente nel 2017 sotto l’amministrazione Trump, che denunciò lo scarso livello di protezione degli statunitensi che acquistavano ed utilizzavano i software di Kaspersky. Anche la UE, negli anni, ha espresso molti dubbi riguardo a questi temi, avendo però un primo ripensamento nel 2019 che si è però presto tramutato in un cambio di rotta dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina. Tuttavia, nonostante le tante perplessità, non è mai stata promulgata alcuna direttiva dell’Unione che vietasse di utilizzare i prodotti russi per la cybersecurity.
La vera svolta però è arrivata qualche giorno fa, il 21 giugno, quando il dipartimento per il Commercio guidato da Gina Raimondo ha annunciato lo stop generale a Kaspersky ed ai prodotti del suo “Lab” in tutti gli Stati Uniti a partire dal 29 settembre prossimo. Da questa data, Kaspersky Lab non potrà più vendere negli USA né l’azienda potrà più distribuire aggiornamenti a chi già utilizza i prodotti. Questo va nella direzione di evitare problematiche legate alle spie o direttamente agli attacchi hacker, perché secondo i dipartimenti di sicurezza statunitensi i russi avrebbero già in mente di sfruttare i servizi Kaspersky per rubare informazioni sensibili o infiltrarsi nei sistemi di coloro che hanno installato i client. Tutto questo potrà avere ripercussioni economiche molto più grandi e importanti, poiché chiaramente il ban non si limita ai singoli acquirenti, ma riguarderà anche la fitta rete di rivenditori di licenze e coloro che integrano Kaspersky in soluzioni più composite ma non a marchio russo.
Non si è fatta attendere la risposta delusa da parte di Kaspersky, che annuncia un certo disappunto per il collegamento diretto fatto dagli Stati Uniti con il governo russo di Putin, accusandoli di essere in partnership per colpire gli obiettivi politici. Il tutto sarebbe da ricondurre, secondo l’azienda, al clima geopolitico, ma promette di andare per vie legali per evitare che questo blocco si traduca in realtà a settembre. In sua difesa, Kaspersky dichiara anche di aver sempre fornito prove più che sufficienti sulla qualità e la reale protezione fornita dai suoi prodotti. La contestazione poi si sposta anche sul fattore della cooperazione internazionale nella lotta agli hacker, alla quale Kaspersky dichiara di aver sempre partecipato correttamente, mentre dopo questa decisione secondo l’azienda, si è fatto un passo indietro. L’ultima rivendicazione riguarda la qualità dei servizi erogati, che secondo la nota è la migliore del mondo nella lotta ai malware e ciò è dimostrato da test effettuati da organizzazioni indipendenti. Chiudendo il mercato USA, il governo americano toglierebbe quindi alle aziende la possibilità di acquistare servizi di alta qualità, questo il messaggio contenuto nella nota, aggiungendo anche che l’azienda non ha alcun contatto col governo e che, anzi, ha sedi in tutto il mondo, Stati Uniti inclusi. In chiusura, Kaspersky ripete ulteriormente la sua volontà di farsi rispettare nelle sedi opportune continuando, da par suo, ad offrire servizi che dimostrino qualità.
Solo il tempo ci potrà dire se la decisione del congresso è dettata solo dal clima internazionale o se invece si tratta di una questione basata su fondamenti reali, oltretutto anche l’Unione Europea, come ricordato all’inizio dell’articolo, aveva iniziato ad avere dubbi ed in alcuni paesi del vecchio continente era stata addirittura vietato l’acquisto di soluzioni russe alle Pubbliche Amministrazioni.