Già recentemente abbiamo discusso in modo ampio sulla partenza (finalmente) del progetto IT Wallet e dei primi utenti ai quali è stata data la possibilità di iniziare il percorso di digitalizzazione dei propri documenti come patente, tessera sanitaria e carta della disabilità. A pochi giorni da quell’approfondimento vogliamo focalizzarci su ciò che è da sempre alla base di questo processo di digitalizzazione del paese ovvero SPID e CIE, i metodi di autenticazione che dovranno essere utilizzati per fruire del servizio IT Wallet.
Grazie ai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano siamo in grado di fare un bilancio dei numeri di questi sistemi d’accesso riservati a tutti i cittadini e di come, anche in Europa, ci si stia avvicinando al traguardo finale dell’EUDI Wallet, ovvero il portafogli digitale unico di tutti i cittadini UE. Il primo passo di queste transizioni si è avuto sicuramente nell’aprile 2024 con l’approvazione e la promulgazione del regolamento EIDAS2, passaggio fondamentale e sicuro spartiacque in quello che ci aspetta nei prossimi 2 o 3 anni a livello italiano e comunitario.
Iniziamo l’approfondimento dando qualche cifra sui vari sistemi attualmente attivi, come per esempio lo SPID, giunto a 38,9 milioni di identità totali ma, dal lato opposto, per questo sistema di autenticazione si registra anche un minor interesse per integrarlo come sistema d’accesso, complici anche le voci di dismissione iniziate lo scorso anno. La Carta d’Identità Elettronica invece è attualmente attiva per 47,5 milioni di cittadini, ma in questo caso c’è da fare un doveroso distinguo tra chi utilizza essa e gli utenti veri e propri dell’applicazione CieID, attualmente fermi a quote molto basse, 6 milioni circa. Se pensiamo che la CIE e lo SPID sono verosimilmente in mano alle stesse persone, è difficile che l’Italia possa aspirare, secondo l’Osservatorio, a raggiungere la soglia critica imposta dagli obiettivi PNRR pari a 42,5 milioni di persone entro il giugno del 2026. Vedremo se la preoccupazione si concretizzerà o meno.
Parlavamo delle identità SPID rilasciate attualmente e notiamo anche che si è giunti verosimilmente al punto più alto della salita avuta negli ultimi anni, poiché da gennaio ad ottobre 2024 la crescita è stata pari al 5%, quota che negli anni si sta riducendo drasticamente. Anche gli utilizzi, ora che il sistema si è stabilizzato, sono incrementati di una percentuale piuttosto bassa tra gennaio e settembre di quest’anno, si parla di 862 milioni di accessi. Le aziende private accreditate sono invece solo a quota 202, mostrando ancora una volta come lo SPID sia stata un’occasione sprecata di fornire un accesso veramente sicuro ai propri utenti. Passando alla CIE, oltre ai dati già visti in precedenza, vediamo che gli accessi effettuati utilizzandola sono solo 52 milioni tra gennaio e settembre con sole 92 aziende private che consentono di utilizzarla per autenticarsi. L’unica mossa vincente, spiega l’Osservatorio, sarebbe quella dell’inserimento massivo di minorenni nello SPID o nella CIE, visti anche i numeri molto bassi nonostante la disponibilità. Sulla stessa App IO appaiono molto nettamente le differenze tra i due sistemi, poiché su 40 milioni di download dell’app e 180 milioni di accessi annui, solo il 9% utilizza come metodo di autenticazione la CIE.
Diamo invece uno sguardo alle realtà nazionali estere per quel che riguarda le identità digitali e notiamo come, sempre per l’obiettivo del 2026, molti altri paesi siano ancora più indietro del nostro. La Grecia per esempio sta dematerializzando i documenti ufficiali per inserirli, come per l’IT Wallet, in applicazioni ad-hoc ancora da creare ex novo. La Francia invece “copia” il modus operandi italiano ed utilizza sistemi già in essere per ottimizzare le valide risorse già in campo da anni. Come è possibile notare dalla lista presente nel report, le varie realtà nazionali stanno agendo in tre principali modi: applicazioni ex novo (tra gli altri, Germania, Grecia, Olanda, Spagna), applicazioni che integrano sistemi già esistenti (come Italia, Francia e Svezia) ed infine un affidamento ai privati.
Sullo sfondo infine ci sono le aziende private che hanno la volontà di sviluppare i loro wallet digitali e a tale proposito solo in Italia abbiamo una vasta platea di progetti congiunti tra tante aziende piuttosto note e che coinvolgeranno anche più paesi europei. Per fare un esempio, uno di questi progetti coinvolge oltre all’Italia altri 19 paesi ed ha già iniziato il testing di uno wallet capace di gestire ogni singolo tipo di documento, sia essa la patente, la carta di credito, i titoli di viaggio aerei, la tessera sanitaria e molto altro. I prossimi passi, comunque, ci porteranno fino al 2026 con l’arrivo, appunto, di EUDI Wallet, che sarà comune a tutti i cittadini europei. Resta da capire cosa deve fare, per avere la Carta d’Identità Elettronica considerata da tutti il metodo che dovrà soppiantare del tutto lo SPID, un cittadino che, per esempio, ha una scadenza del vecchio documento cartaceo dopo il 2026. Questa criticità è una delle tante che potrebbero essere evitate facendo utilizzare lo SPID già posseduto e “digerito” da moltissimi italiani.
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