Previsioni sul futuro del settore IT e dei data center

Steve Kyprianou di CloudTech si è recentemente occupato del futuro del settore IT e dei data center. Nel contributo che, a grandi linee, cerca di prevedere quali cambiamenti interesseranno una delle infrastrutture più importanti della modernità (l’economia è ormai dipendente da Internet e dai servizi che si appoggiano a quest’ultima, cloud incluso) si è parlato un pò di tutto, dalla strumentazione di rete e hardware fino all’Internet delle Cose ed al cloud PBX. Vediamo le parti più interessanti dell’articolo.

Le prime due parole chiave sono “standard aperti” e “velocità”. L’Open Compute Project (OPC) è l’esempio citato dall’editorialista per spiegare come in futuro si assisterà ad una completa separazione (già in corso) tra hardware e software di rete. I tempi del vendor lock-in saranno un lontano ricordo, sottolinea.

L’OPC è un’idea (ora un’organizzazione) promossa nel 2011 da Facebook e Goldman Sachs che mira all’open sourcing di soluzioni ecosostenibili (green) ed innovative nel mondo dei data center e vanta attualmente una schiera di sostenitori d’alto livello: Nokia, DELL, Cisco, Apple, Microsoft, Google, Rackspace, Intel, Lenovo ed altri – interessante l’adesione di storici hardware vendor all’OPC.

Con un crescente numero di dati scambiati in Rete (tra dispositivi/sistemi ed infrastrutture varie), la velocità delle connessioni è destinata inevitabilmente ad aumentare. Oggi, osserva il giornalista, le interconnessioni sono sempre più dipendenti dalla fibra mentre il rame perde terreno. E la diminuzione progressiva del costo dei ricetrasmettitori renderà possibile la gestione di link da 40 Gigabit e 100 Gigabit su fibra ottica monomodale piuttosto che multimodale.

In futuro il rame giocherà comunque un ruolo importante ma al di fuori dei data center, supportando i sistemi di controllo connessi alla Rete che incrementeranno la propria presenza sul mercato e necessiteranno di adeguata connettività – si parla camere digitali CCTV, pannelli con luci LED, access control system.

Ecosostenibilità, Internet delle Cose.

La terza e quarta parola chiave sono legate rispettivamente alle precedenti. La rinnovata coscienza green è il risultato di più fattori: la volontà dei provider di rendere il più efficienti possibili le infrastrutture eliminando gli sprechi ed abbassando quindi le bollette energetiche; la consapevolezza che i potenziali clienti giudicheranno positivamente gli sforzi di un’azienda che si impegna a ridurre al minimo l’impatto delle infrastrutture sull’ambiente.

L’efficienza energetica di un data center è indicata dal Power Usage Effectiveness (PUE). L’obiettivo ideale per tutti i provider è un PUE prossima ad 1 (efficienza totale). Sempre in ottica green è inscrivibile il ricorso ad energie rinnovabili (eolico, solare) e la ricerca di soluzioni “naturali” per il raffreddamento dei locali e della strumentazione – aria fredda proveniente dall’esterno, soluzione adottabile in aree dal clima rigido.

L’IoT o Internet delle Cose viene considerato un altro elemento alla base dell’evoluzione dei data center. Sempre più dispositivi saranno infatti connessi alla Rete (sensori, smartphone, elettrodomestici e quant’altro con tutti i rischi del caso) e le infrastrutture dovranno adeguarsi di conseguenza preparandosi a gestire picchi di traffico sempre più elevati.

Altre osservazioni

Parlando di servizi cloud l’editorialista afferma che, sebbene questi ultimi e le soluzioni ibride continueranno ad essere utilizzate per la gestione dei nostri dati, le app SaaS e i desktop virtuali assumeranno sempre più importanza – trainate anche dal desiderio delle aziende di disporre di reti affidabili e raggiunbili ovunque. Il mondo delle telecomunicazioni e le relative infrastrutture saranno poi rivoluzionate dai servizi cloud PBX – public branch exchange, tecnologia utilizzata dagli operatori per instradare le chiamate.

Tra data center si scambieranno dati esclusivamente via fibra la cui affermazione, come detto in apertura, sarà facilitata dalla riduzione dei costi.

Le infrastrutture del futuro potrebbero essere tuttavia più “silenziose” del solito: “la mia paura è che in maniera opposta alla Legge di Moore [che afferma la crescita esponenziale dei transistor], vedremo diminuire il personale nei data center” conclude, riallacciandosi all’attuale tema dell’automazione e delle possibili ripercussioni sul mondo del lavoro.

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