Com’era Internet prima dell’avvento dei CMS

Il web prima dei CMS

Un classico sito “anni ’90” ospitato su GeoCities

CMS come WordPress, Drupal e Joomla hanno rivoluzionato l’estetica e non solo del Web proponendo piattaforme alternative per la gestione e pubblicazione di contenuti online e dando la possibilità anche ad utenti non esperti di creare blog/siti personale sobri ed ordinati – in linea di massima.

La probabilità che uno dei vostri siti preferiti sia realizzato con un Content Management System  open source è molto alta: chiamando in causa celebri marchi ed aziende è possibile citare Coca-Cola e Sony Music per WordPress, il Washington Post e FedEx per Drupal ed Harvard per Joomla.

Dominic Smith di Rackspace (un nome legato anche alla piattaforma cloud computing OpenStack) ha ricordato in una breve retrospettiva la nascita dei tre CMS evidenziando l’importanza delle soluzioni open source nel Web moderno e dando uno sguardo alla situazione della Rete prima della loro affermazione.

I pionieri del settore

Il primo CMS a diffondersi rapidamente sul Web fu Drupal (storpiatura dell’olandese druppel, lasciare cadere, ma in inglese “drop” significa anche goccia, l’attuale logo del CMS) . Abbiamo avuto modo di approfondire la sua storia in un passato approfondimento,citeremo quindi solo le informazioni essenziali sulle vicende legate “all’esperimento” dello studente universitario Dries Buytaert.

Era appena cominciato il nuovo millennio quando un gruppo di studenti pensò di condividere la connessione di un modem via ponte radio ed affidarsi ad un BBS( Bulletin Board System ideato da Buytaert, in pratica il prototipo di Drupal) per scambiare rapidamente informazioni nel college – stato della connessione (ai tempi instabile), promemoria etc. Per mantenere i contatti con il gruppo di amici, il BBS divenne un portale che di lì a poco si sarebbe trasformato nella versione 1.0 del CMS (2001).

Nel 2003 è invece il turno di WordPress, un progetto evolutosi da una singola linea di codice (destinata al miglioramento dei caratteri utilizzati sul Web) nel più popolare CMS del mercato con milioni di utilizzatori e migliaia di plugin – temi scaricabili. Automattic, l’azienda dietro al CMS, ha poi espanso le potenzialità della piattaforma orientandola verso il mondo dei framework (procedura in corso mediante plugin in beta testing) e dell’ecommerce (acquisizione di WooCommerce).

Chiude la rassegna Joomla (2005), CMS nato da un fork di Mambo ad opera di una “fronda” di sviluppatori che rivendicava i principi dell’open source. Il gruppo creò a tal proposito un sito, OpenSourceMatters.org, che attirò in breve tempo l’attenzione di migliaia di utenti. Il software “costola” di Mambo fu chiamato Joomla dalla pronuncia inglesizzata della parola jumla – in swaili significa “tutti insieme, una cosa sola”.

Con l’arrivo di tre importanti piattaforme nell’arco di cinque anni, si verificò una vera e propria rottura con “il passato del Web”: sviluppatori, blogger, aziende, semplici curiosi abbandonarono le obsolete concezioni (con gli occhi di un osservatore del 2016) e modalità di creazione delle pagine Web (conversione dei documenti in HTML, utilizzo di strumenti per la formattazione delle immagini etc.). Quel che si lasciarono alle spalle lo vedremo nel prossimo paragrafo.

Internet nella seconda metà degli anni ’90

Il web prima dei CMS

Un altro portale degli anni ’90

Un buon esempio di “canone estetico” in voga nella seconda metà degli anni ’90 è GeoCities (popolare servizio di hosting gratuito nato nel 1994 ed acquisito nel 1999 da Yahoo) e la schiera di blog/siti nati in quel periodo. Le immagini che abbiamo deciso di posizionare in cima alla pagina e all’inizio del paragrafo mostrano quali fossero alcuni dei principali problemi dei portali di allora: layout disordinati e confusionari, colori sgargianti, font inappropriati, link blu elettrico, struttura essenziale e scarna (solitamente una tabella HTML nella quale venivano inseriti dei link).

Internet era una sorta di far west nel quale le convenzioni (linee guida) sulla realizzazione e progettazione delle pagine non erano ancora state decise. Era quindi del tutto normale trovarsi davanti a portali con abbinamenti cromatici discutibili come quello visibile nell’immagine seguente:

Layout anni '90

Attualmente è difficile trovare siti internet con background simili

Sarebbe tuttavia ingiusto bollare la Rete degli anni ’90 come un insieme di siti disordinati. Vi fu anche spazio per la “sperimentazione” ed in alcuni casi si andò addirittura ad anticipare i trend che si sarebbe poi affermati decenni dopo. E’ il caso della pagina Strawberry Pop-Tart Blow-Torches (consultabile online), considerabile come l’antenato dei “contenuti virali” che spopolano attualmente in rete (Dominic Smith cita anche BuzzFeed ma non è un sito particolarmente visitato dal pubblico italiano),dai meme alle gif ai video divertenti e quant’altro.

Attraverso varie immagini ed un taglio pseudo scientifico, la pagina mostrava come portare a termine un curioso esperimento scientifico. L’idea si rivelò vincente perchè in un solo mese, osserva il creatore della pagina, il contenuto fu visto più di 2000 volte. Numeri che a fronte delle milioni di visite ricevute mensilmente dai portali “modernii” fanno sorridere, ma eravamo pur sempre nel 1994.

 

 

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