Nonostante l’aumento del ricorso alla digitalizzazione dei processi tributari e fiscali, avvenuto dopo l’arrivo della Fatturazione Elettronica, il livello delle infrastrutture digitali in Italia soffre ancora di un consistente ritardo. Tutte le accelerazioni dovute al ricorso massiccio allo Smart Working, la Didattica a Distanza (DAD) ed ai vari sistemi di videoconferenze necessitano sicuramente di un appoggio infrastrutturale importante.
Se da un lato i Service Provider riescono a garantire il funzionamento di tutti questi strumenti, lo stesso non si può dire della situazione nazionale dell’innovazione delle reti e, di conseguenza, della possibilità di utilizzare pienamente le tecnologie disponibili. L’andamento italiano, infatti, è ancora rallentato e con grandi differenze geografiche. Questo ritardo affligge, come vedremo, moltissimi settori economici del paese, questo dovrebbe innescare una riflessione su dove e come accelerare con più forza.
Il Digital Infrastructure Index stilato da EY, società di consulenza, analizza l’efficienza delle infrastrutture digitali italiane partendo dall’osservazione dei dati su base regionale e spostandosi successivamente sulle singole filiere produttive.
Gli indicatori presi in considerazione sono stati racchiusi in tre categorie:
- Connettività fissa
- Connettività mobile e Wi-Fi
- Tecnologie Internet of Things (IoT)
Le misurazioni fatte da EY prendono in considerazione sia le attuali offerte del mercato che la loro capacità di risposta alle necessità tecnologiche. L’indice è stato misurato in una scala da 1 a 100.
Partendo dal dato territoriale, appare evidente l’enorme discrepanza tra realtà locali anche all’interno delle medesime regioni. Prendendo ad esempio i casi di Firenze, Torino e Roma, ovvero tre province tra quelle con l’indice più elevato, è possibile notare come nel loro territorio regionale ci siano grandissime differenze.
Aggiungendo anche un’altra panoramica, è possibile notare tutte le differenze nazionali e, soprattutto, che soltanto poche regioni possono vantare un certo grado di omogeneità (Emilia Romagna, Liguria, Umbria e le province autonome di Trento e Bolzano).
Tra le aree che manifestano più difficoltà si possono notare molte regioni del versante est della nostra penisola. In particolare, destano preoccupazione le performance di Marche, Abruzzo, Molise e parte della Puglia. Inoltre, va evidenziata la situazione di Sardegna e Sicilia, due regioni che presentano grossi squilibri al loro interno.
Questi dislivelli impattano in modo pesante anche sui settori produttivi. È interessante infatti notare come le filiere con l’indice più alto siano proprio quelle che si trovano principalmente nelle zone con il livello più elevato di digitalizzazione. Nell’immagine in basso risulta chiaro come solo una minoranza di settori riesca a superare il valore medio di infrastruttrazione digitale (pari a 57,40). Quelle più avanti sono proprio le Telecomunicazioni e l’intrattenimento, seguite dai settori immobiliare, farmaceutico e di biomeccanica. C’è però da aggiungere che tutte le aziende che fanno parte di queste filiere hanno fortemente beneficiato degli effetti della pandemia.
Le filiere più penalizzate, continuando con la riflessione fatta in precedenza, sono quelle maggiormente diffuse nei territori a prevalenza agricola e rurale, che come abbiamo visto risultano più indietro nel processo di aggiornamento della digitalizzazione. L’agrifood, in tal senso, sembrerebbe essere ancora molto indietro così come il retail food (vendita al dettaglio di prodotti alimentari) ed il manifatturiero. In linea generale, comunque, la maggior parte delle filiere fa rilevare valori al di sotto della media.
Questi dati innescano una riflessione su ampia scala che mette in primo piano la necessità di un’accelerazione decisa ed omogenea sulle innovazioni. Questo però dev’essere fatto congiuntamente alle esigenze di tutte le imprese, che sono diverse a seconda del territorio e della filiera. Una volta individuati gli obiettivi, la priorità sarà quella di agire in modo rapido e deciso per il rilancio ed il rinnovamento economico ed industriale del paese.
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