Indice Desi 2021: l’Italia guadagna posizioni

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Come ogni anno la UE ha diffuso, con un po’ di ritardo, i risultati dell’analisi sul livello di digitalizzazione dei suoi paesi, noto come Indice Desi. Tale misurazione valuta principalmente quattro aspetti della digitalizzazione (uno in meno rispetto al 2020) ovvero:

  • Capitale umano (o competenza digitale)
  • Connettività
  • Integrazione delle tecnologie digitali
  • Servizi pubblici digitali

Rispetto all’anno scorso (qui il focus del nostro blog) l’Italia è salita di ben cinque posizioni passando dal 25esimo al 20esimo posto. Il risultato ovviamente è incoraggiante perché ci smarca dal gruppo di coda, tuttavia molte cose vanno ancora migliorate. Iniziamo analizzando la classifica generale dell’Unione Europea focalizzandoci sulla posizione del nostro paese.

A fronte di una media Desi 2021 di 50,7 per l’intera eurozona il nostro paese è 20esimo con un punteggio di 45,5. Come si può vedere dal grafico ci sono aree in cui il livello è abbastanza elevato ed altre in cui ci sono evidenti problematiche. Vediamo più da vicino il dato scomposto tenendo ben presente la media europea (linea arancione orizzontale).

Guardando il grafico di sinistra notiamo come il nostro paese arrivi quasi al livello medio per i servizi pubblici digitali e superi addirittura la media per l’integrazione delle tecnologie. Questo dato è particolarmente interessante se consideriamo che lo stesso indice Desi dello scorso anno ci vedeva ben al di sotto della media UE. Vediamo adesso i livelli di digitalizzazione italiana punto per punto confrontandoli con la media totale dell’Eurozona.

Capitale Umano

Nella tabella in alto con accanto il grafico possiamo vedere l’andamento dell’indice riferito al capitale umano, ovvero il livello di digitalizzazione individuale, presente nel nostro paese. Come possiamo vedere, rispetto allo scorso anno sembrerebbe esserci stata una leggera flessione che traspare anche dai numeri. Anzitutto, ci troviamo in 25esima posizione sui 27 paesi che compongono la UE ed ogni micro-indicatore è rimasto fermo o quasi rispetto al Desi 2020. Le uniche percentuali che sono salite sono le persone di sesso femminile in ambito TLC (+1%) e gli specialisti TLC (+0,1%). Cala invece vistosamente la percentuale di imprese che forniscono formazione (-4%).

Fanno riflettere molto, purtroppo, tutti i dati riferiti alle competenze digitali di ogni tipo, ancora troppo distanti dalla media europea. Come ci ricorda il report redatto dalla UE sulla situazione italiana, nel PNRR redatto dal Governo italiano prevede che venga stanziata una sostanziosa parte di fondi per quel che riguarda la digitalizzazione dei cittadini e delle aziende.

Connettività

Anche la connettività risulta essere ancora un tasto piuttosto dolente per il nostro paese, ma rispetto al Capitale Umano appena visto in questo caso i valori si discostano meno, perlomeno in alcuni ambiti. Iniziamo col guardare l’avvicinamento avvenuto negli anni scorsi grazie al grafico in alto a destra, che però termina con un nuovo scostamento rispetto alla media UE. A livello di posizione in classifica, in questo caso, saliamo un po’ e restiamo al 23esimo posto su 27.

Riassumendo i contenuti della tabella possiamo dire di essere ancora molto indietro sulla diffusione complessiva della banda larga fissa, praticamente rimasta tale dallo scorso anno, compresa quella ad almeno 100 Mbps. Sorprendentemente siamo ben oltre la percentuale media europea sulla percentuale di famiglie che usufruiscono di almeno 1 Gbps di connettività mentre il maggior scostamento dall’indice generale si ha nella copertura della VHCN (rete fissa ad altissima capacità).

Sebbene la copertura sia ancora molto bassa siamo ben oltre la media per la preparazione al 5G mentre la banda larga mobile ancora stenta. La forbice tra le nostre percentuali e la media europea è del 22%, la più ampia tra tutti gli altri valori. Il costo, infine, dei servizi a banda larga è appena più alto rispetto alla media di soli 5 punti.

Anche per la connettività il PNRR contiene un grande piano di investimenti per migliorare la situazione italiana a livello infrastrutturale per aumentare la velocità delle connessioni anche per le strutture pubbliche e per implementare anche le linee 5G anche nelle zone attualmente sprovviste di connettività e nelle isole.

Integrazione delle tecnologie digitali

Passando all’integrazione delle tecnologie digitali vediamo intanto che questo ambito è l’unico, come già detto, che ci vede addirittura superare la media europea facendoci arrivare in decima posizione in tutta la UE. Questo principalmente grazie agli indicatori sul Cloud, le PMI sempre più digitalizzate e soprattutto la Fatturazione Elettronica, grande acceleratore digitale italiano, per la quale il valore riscontrato è tre volte quello medio comunitario (95% contro il 32%). Come appare chiaramente dalla tabella, sono ancora molti i punti invece a nostro svantaggio, come quello su big data, Intelligenza Artificiale, l’e-commerce e la sostenibilità. Su questi tre punti il nostro paese dovrà accelerare in modo serio.

Anche in questo caso arriverà in aiuto il PNRR, che stanzierà fondi per la digitalizzazione delle imprese grazie ad incentivi all’acquisto di materiali tecnologici di ultima generazione, formazione, software e piattaforme varie per Internet of Things e Big Data.

Servizi Pubblici Digitali

Anche quest’ultimo fattore preso in esame per stilare l’indice Desi 2021 ci vede in svantaggio, seppur minore, rispetto ai livelli dell’Unione Europea. A fronte di un indice medio di 68, il nostro paese si ferma a 63,2 arrivando al 18esimo posto generale. Questo è giustificato da un paio di indicatori con livello superiore a quello UE: gli Open Data ed i servizi pubblici digitali per le imprese. Su tutti gli altri fattori il nostro paese risulta essere ancora indietro rispetto all’Europa. Uno dei punti con maggiore criticità è quello degli utenti e-government, che hanno una percentuale molto bassa a confronto della media UE.

Per quel che riguarda questa categoria è innegabile la spinta registrata durante il 2020 e nell’anno ancora in corso grazie al boom dell’emissione di SPID e grazie all’utilizzo massivo di App IO. Questi strumenti sono diventati importanti per ottenere, nel 2020, il cashback di stato e, nel 2021, il Covid Green Pass ed hanno avuto un enorme aumento di utilizzo che ha portato ad un evidente cambio di mentalità anche nei cittadini fino ad allora più reticenti alla tecnologia.

 

Fonte: 1, 2