Di raffreddamento a liquido si è parlato più volte su InternetPost: nel post “Raffreddamento a liquido nei data center: un trend in crescita” (dicembre 2017) erano stati spiegati vantaggi e svantaggi delle nuove soluzioni di dissipazione, incluse le avveniristiche proposte di immersione dei componenti hardware in liquidi dielettrici, in grado di migliorare ulteriormente l’assorbimento del calore – circa 3000 volte superiore all’aria.
A distanza di 7 mesi, il portale Data Center Knowledge (DCW) è tornato sull’argomento andando a sondare il campo ed interpellando direttamente Peter Poulin, CEO di un’azienda che opera ormai da alcuni anni nel settore, la GCR (rebrand di Green Revolution Cooling). La compagnia, fondata nel “lontano” 2008, ha deciso di puntare su questo segmento di mercato perché, afferma Peter, “[…] diventerà ancora più grande”.
L’investimento della GCR è stato significativo ma, ammette l’intervistato, non ha ancora portato reali profitti in “cassa”: per il momento si punta sulla crescita ma i segnali positivi ci sono. Ad aiutare notevolmente il business dell’azienda è stato il successo delle criptovalute come Bitcoin e Ethereum: a settembre 2017, grazie al lancio di una specifica linea di prodotti pensati per il mining (una soluzione per l’immersione di un singolo rack ed una seconda per un container di sei rack), le entrate del Q1 e Q2 2018 sono quintuplicate rispetto a 12 mesi prima.
L’estrema imprevedibilità delle valute digitali ha portato la GCR ad adottare alcune precauzioni, una precedente bolla del mining si era infatti verificata tra l’inizio del 2013 ed il 2014: è per questo che gli eventuali clienti interessati hanno dovuto pagare anticipatamente l’80% del costo previsto dal contratto, al fine di evitare un eventuale “passo indietro” in caso di crollo del mercato delle criptovalute, come avvenuto a partire a da giugno/luglio 2018.
In base a quanto detto risulta evidente come Bitcoin ed affini non rappresentino un mercato “sicuro” sul quale puntare. La GCR si è rivolta quindi al più affidabile segmento enterprise ottenendo positivi riscontri. Nell’ambito dell’HPC (high performance computing) l’azienda ha chiuso importanti contratti con vari clienti: la CGG con sede a Houston, che si occupa di raccogliere dati sui fondali oceanici ed elaborarli tramite un super computer; vari istituti di ricerca sparsi per il mondo, dal Texas Advanced Computing Center fino al Tokyo Institute of Technology.
L’HPC mostra quindi incoraggianti risultati ma è pur sempre un settore di nicchia, aggiunge il CEO.
Applicazioni del futuro
Le IA ed il loro “addestramento” (machine learning) sono un settore interessante per l’immersione a liquido. La potenza computazionale richiesta è infatti elevata ed ottenibile solo mediante l’utilizzo di cluster di schede video pensate per “masticare numeri” (le più note sono le Tesla Nvidia ma AMD è recentemente tornata sulla scena con i modelli Vega Frontier Edition):
“Un hyperscaler ha acquistato da noi un sistema pilota per le proprie IA cloud. Vedono davanti a loro il problema della densità” ha aggiunto il CEO, senza svelare il nome del provider.
Anche compagnie come Alibaba e Baidu, i corrispettivi orientali di Google ed affini nel campo delle IA, si sono dichiarate interessate ai prodotti della GCR richiedendo più di una volta la visione delle soluzioni progettate dall’azienda.
L’edge computing potrebbe essere un altro settore ideale per l’immersion cooling. La raccolta e prima elaborazione dei dati nei luoghi in cui vi è una maggiore concentrazione di utenti o comunque la necessità di scremare delle informazioni da inviare successivamente al data center principale, ben si sposa con l’esigenza di dissipare adeguatamente unità che dovranno “masticare” ingenti quantità di dati.
E’ chiaro che sia l’edge computing che le IA devono ancora “decollare” ma il CEO si dimostra ottimista, anche davanti agli immancabili luoghi comuni che circolano tra gli addetti ai lavori e si presentano periodicamente alla fiere di settore.
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