HTTPS guadagna terreno sul Web

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HTTPS è una variante dell’HyperText Transfer Protocol nato 25 anni fa e grazie al quale avviene lo scambio di informazioni in Rete. L’implementazione della crittografia è stata una naturale risposta alle mutate esigenze di privati ed aziende  che necessitavano di strumenti più idonei ad arginare le più comuni problematiche di sicurezza che affliggono Internet (trafugamenti di notizie, attacchi DDoS e via dicendo): l’impiego della crittografia simmetrica rende infatti ardua l’intercettazione ed estrapolazione dei dati scambiati tra le parti (ad esempio un browser e la piattaforma di servizi bancari online o ancora i dati di una carta di credito in fase di pagamento in un qualsiasi portale ecommerce) ed è per questo che i certificati SSL sono largamente utilizzati in tutti quegli ambiti in cui si gestiscono quotidianamente informazioni sensibili.

Circa due anni fa Google, azienda che non ha bisogno di presentazioni, lanciò una campagna di supporto a favore di HTTPS giocando la migliore carta a sua disposizione: il posizionamento nell’omonimo motore di ricerca. Con l’ingresso ufficiale di HTTPS tra i fattori di ranking si apriva una nuova era per il Web, almeno in teoria. Come documentato da MOZ, portale specializzato in materia SEO, il tasso di adozione di HTTPS fu al di sotto delle aspettative. La percentuale di risultati che adottavano il protocollo HTTPS e che venivano mostrati nella prima pagina della SERP fu incrementato di un esiguo 1% rispetto alle rilevazioni pre-HTTPS.

Percentuali di risultati in HTTPS nella prima pagina  (su un totale di 10.000 parole chiave) - fonte Moz

Percentuali di risultati in HTTPS nella prima pagina (su un totale di 10.000 parole chiave) – fonte Moz.

A prima vista fu un insuccesso per gli addetti ai lavori che bollarono come inefficace la strategia Mountain View. HTTPS è caduto quindi nel “dimenticatoio” per diverso tempo fino a quando:

Percentuali di risultati in HTTPS nella prima pagina, intervallo di 24 mesi - fonte Moz

Percentuali di risultati in HTTPS nella prima pagina, intervallo di 24 mesi – fonte Moz

Come è possibile osservare nel grafico, la quota rilevata a fine mese scorso (Giugno 2016) è sopra il 30%, un valore quasi triplicato rispetto agli esordi. Prima di ragionare meglio sul dato raccolto è il caso di ricordare a cosa si riferiscano i due “scalini” presenti nella tabella. Il primo modesto balzello (Agosto 2014) è inerente all’introduzione dell’algoritmo; il secondo, più marcato e risalente ad un anno fa, cade proprio con il passaggio di Wikipedia ad HTTPS. Da quel punto in poi la crescita è stata graduale fino al valore citato qualche riga fa. Cosa significa esattamente tutto questo?

HTTPS: interpretazione dei dati

Gli esperti sostengono che il graduale aumento dei risultati in HTTPS non sia tanto la risultante di una serie di aggiornamenti multipli di algoritmo (rischiosi e che possono causare spesso danni collaterali) quanto il frutto di un’abile politica “promozionale” Google. Siti web, privati, esperti marketing e via dicendo sono convinti che HTTPS offra molti più vantaggi (oltre alla sicurezza) rispetto al vecchio protocollo. Il passo successivo è quello di riflettere sul reale “peso” di questo 32.5%.

Se 1/3 dei risultati è in HTTPS, osserva lo studio, buona parte resta ancora al vecchio protocollo. E proiettando il trend sul medio termine, si arriverebbe al 50%  di HTTPS nell’arco di 16-17 mesi. Tuttavia non è ancora il caso di iniziare a preoccuparsi. La stessa Google deve infatti mantenere il giusto equilibrio tra i due standard senza causare “danni collaterali”: se i siti HTTPS venissero eccessivamente premiati, i portali standard (anche quelli più importanti) subirebbero considerevoli perdite di traffico; nel caso opposto, senza alcun beneficio tangibile, HTTPS sarebbe visto come inutile e rallenterebbe la sua corsa.

Come osserva Moz, Google è già riuscita a convincere importanti siti (Amazon, Wikipedia, Facebook e Youtube) ma resta ancora molto lavoro da svolgere: nella top 20 Moz solo 7 adottano infatti HTTPS. Solo quando, ipotizzano gli analisti, si arriverà intorno ad un 50-60% Google deciderà di “premere sull’acceleratore” rendendo molto più “aggressivi” i suoi algoritmi.

Il consiglio è quello di non avere eccessiva fretta e valutare attentamente in base ai casi, ai costi ed ai benefici. Il passaggio ad HTTPS è un’operazione delicata e complessa, soprattutto quando la migrazione viene effettuata su portali di grandi dimensioni (viene citato il caso di Wired). E’ anche buona norma controllare periodicamente le statistiche di adozione HTTPS relative al proprio settore in modo da essere pronti a futuri aggiornamenti dell’algoritmo, un’evento che per gli esperti si verificherà entro i prossimi 6-12 mesi.