Gruppo Meta: nuove multe dall’antitrust

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Meta, società proprietaria tra gli altri dei principali marchi riferiti al mondo dei social network e della messaggistica istantanea come Facebook, Instagram e WhatsApp, è tornato ad avere seri problemi dal punto di vista legale in Italia. Dopo le sanzioni milionarie se non addirittura miliardarie comminate negli scorsi anni in merito principalmente al salvataggio dei dati degli utenti in Data Center americani, cosa proibita dal GDPR. Queste pratiche hanno portato a sanzioni, appunto, che sono arrivate prima dal garante irlandese per un valore oltre i 700 milioni di Euro e successivamente da parte dalla UE che ha addirittura superato la cifra arrivando a 1,2 miliardi, segnando anche un record.

I problemi per Meta, dopo queste vicissitudini, non sembrano essere finiti, poiché se da un lato non si sa ancora se le questioni precedenti sono state correttamente sanate, negli ultimi giorni è stata l’antitrust, authority italiana per la concorrenza, a comminare una multa ed a intimare l’azienda di Zuckerberg a rapidi cambiamenti. Le accuse in questo caso sono riferite alla scarsa chiarezza di alcune politiche e violazioni del codice del consumo. Detto più chiaramente, l’antitrust contesta a Meta due pratiche commerciali per le quali non vengono fornite comunicazioni per eventuali contestazioni e questo va contro gli articoli dal 20 al 22 del codice del consumo.

In particolare, il garante contesta le pratiche per la sospensione degli account Instagram e Facebook e il fatto di non aver avvisato gli utenti del fatto che i loro dati venissero raccolti per scopi commerciali. Andando a spulciare le contestazioni, viene spiegato che al momento di iscriversi a Instagram un utente vede in fondo alla pagina un link in cui si fa riferimento al modo in cui vengono trattati i dati, ma senza alcuna ulteriore parola se non i collegamenti a condizioni, privacy e alla normativa sui cookies. Dopo aver fatto clic sulla prima voce si può soltanto leggere che i dati vengono utilizzati e raccolti per mostrare inserzioni che si ritengono interessanti, mentre scendendo si scopre che le modalità di finanziamento vengono proprio dalle attività dei marketer che pagano per mostrare le loro inserzioni.

Andando a spulciare nella informativa sulla privacy e su quella dei cookies è possibile leggere soltanto frasi piuttosto vaghe ma nessuna discesa nel dettaglio di ciò che viene raccolto e di come viene esattamente utilizzato da Meta per monetizzare. Tutto questo è quello che si vede seguendo la procedura via desktop, ma anche navigando e registrandosi tramite le app la situazione non migliora di certo, perché sempre su Instagram la procedura di registrazione termina con l’accettazione, spuntando una casella, leggendo soltanto che i servizi vengono finanziati mediante l’utilizzo dei dati forniti. Ad inizio 2024 è stata quindi introdotta su Instagram la possibilità di sottoscrivere un abbonamento che togliesse le inserzioni a fronte di un pagamento dividendosi quindi in piattaforma gratuita ma con inserzioni personalizzate e piattaforma con sottoscrizione a pagamento ma senza inserzioni. Soltanto a fine marzo 2024, facendo clic sulla consultazione delle finalità di trattamento dei dati si sono potuti visualizzare i dettagli tanto attesi.

Passando alla seconda segnalazione, riguardante la sospensione degli account, viene contestata la mancanza di chiarezza sulla policy seguita per questa attività. Più specificatamente, non vengono fornite informazioni sui tipi di controllo alla base delle sospensioni periodiche dei profili Facebook e Instagram. Inoltre non viene mai spiegato nemmeno come si può contestare una sospensione. Questo violerebbe l’articolo 20 del codice del consumo, e Meta ha cercato di rimettere a posto la questione a procedimento ancora in corso per cercare di evitare problemi legali. Dal canto suo, sempre Meta, in un comunicato ha espresso disaccordo con la multa comminata dall’Antitrust spiegando che è da oltre un anno che le pratiche contestate sono state rese più trasparenti di come vengono dipinte. Per quel che riguarda la sospensione e il rientro in possesso degli account, invece, Meta ringrazia ufficialmente Agcm per aver espresso parole positive sulle misure messe in atto. L’ultimo capitolo di questa storia deve essere scritto, in quanto Meta ha anche aggiunto di non voler pagare la multa da 3,5 milioni di Euro e di voler anche ricorrere a riguardo. Vedremo se a ragione o a torto.

 

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