Nella scorsa puntata abbiamo visto come ottimizzare al meglio il proprio sito Internet. E’ un’attività lunga, corposa, che non si può concludere in poco tempo e che richiede diverse conoscenze per arrivare alla percezione di risultati; se abbiamo iniziato ad applicare i consigli dati nell’articolo per ottimizzare il proprio codice, il passo successivo è sicuramente monitorare come sta andando il nostro sito, per questo nell’articolo di oggi vediamo come utilizzare Google Webmaster Tools.
Google Webmaster Tools: utilizzabile con qualsiasi dominio e servizio di hosting
Google Webmaster Tools è lo strumento gratuito di Google che consente di mantenere monitorato il proprio sito web sotto diversi aspetti:
- Visualizzazione dell’indicizzazione su Google e numero di link indicizzati su Google
- Presenza di malware all’interno del proprio sito web
- Indicizzazione delle Sitemap presenti su Google e possibilità di aggiungere nuove sitemap
- Ottimizzazione del proprio sito web e velocità di apertura
- Query di ricerca e parole chiave con cui veniamo trovati in rete
Come è possibile vedere sono tutte informazioni di estrema importanza. In questo articolo approfondiamo il primo punto, ovvero la visualizzazione della nostra indicizzazione su Google e il reale numero di link che sono presenti nel motore di ricerca: questo parametro ci dà una indicazione di quanto il nostro sito sia “utilizzabile” per Google sul fronte dell’ottimizzazione, ma anche quanto siano attraenti i contenuti per il motore di ricerca e per gli utenti, che ne decretano, in ultima analisi, la popolarità.
La dashboard del servizio mostra l’andamento generale del sito web, in termini di errori nel crawling (nell’attività di lettura del nostro sito da parte di Google), le query di ricerca eseguite con eventuali picchi nel tempo, e infine il numero di contenuti (e pagine) che vengono effettivamente indicizzati da Google.
Errori di Crawling e statistiche di lettura del sito da parte di Google
Google Webmaster Tools è un ottimo strumento per capire se il nostro sito web viene correttamente “visto” da Google o meno: in tal senso il parametro che ricerchiamo è quello relativo al crawling, ovvero a quanto effettivamente vengono conteggiate le pagine da Google. Nel menù laterale di Google WebMaster Tools è presente la voce Health -> Crawl Erros, clicchiamo e vedremo apparire una pagina in cui sono elencati tutti gli errori di pagine non raggiungibili da Google e quindi non indicizzate.
Questi errori sono molto importanti perchè non solo ci dicono quali file o pagine non vengono correttamente indicizzate, ma anche con quale codicesi presenta l’errore: parliamo di codice HTTP, quindi un codice 404 significa la mancanza della pagina, mentre altre tipologie, come codice 502 indicano un bad gateway. Per capire cosa Google ci sta comunicando come errore in un determinato percorso del sito, è possibile consultare la lista di errori HTTP con relativa spiegazione: http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_dei_codici_di_stato_HTTP
La frequenza degli errori, come indicata anche nell’immagine sopra, può essere un indicatore importante: se abbiamo dei picchi di errori in singoli giorni significa che quasi sicuramente il nostro sito quel giorno ha avuto problemi di raggiungibilità e diversi downtime, e quindi Google è riuscito ad accedere in maniera sporadica o parzialmente, facendo registrare un maggior numero di insuccessi.
Nel menu Crawl Stats troveremo invece la presenza delle statistiche relative al numero di visite dei bot di Google sul nostro sito web, con il relativo consumo di banda effettuato, espressa in GB. Questi numeri variano in maniera molto ampia in base alla grandezza del sito e del numero di pagine indicizzate su Google.
Sitemap, un primo sguardo alla nostra indicizzazione
Come promesso, iniziamo a capire anche quanto il nostro sito web viene effettivamente apprezzato da Google e quindi quante pagine sono indicizzate all’interno del motore. Clicchiamo sulla voce Index Status, visualizziamo quindi il numero totale di pagine indicizzate e il loro andamento nel tempo. Questo valore ha una ragione, e dipende fortemente da come comunichiamo con Google tramite le Sitemap, ma ne parliamo nella prossima puntata.