Nella prima e seconda puntata dell’approfondimento dedicato a Google AMP abbiamo rispettivamente parlato di come funzioni l’interessante progetto Mountain View e quali siano i risvolti positivi in ambito marketing e SEO. In questo ultimo appuntamento tratteremo invece gli immancabili risvolti negativi – del resto niente è perfetto. Buona lettura.
- Assenza di form. Attualmente AMP non prevede alcun tipo di form (i classici moduli di iscrizione etc). Chiunque voglia quandi utilizzare AMP per aumentare il numero di iscritti e generare conversioni dovrà attendere l’implementazione di appositi tag nel progetto – vista la natura opensource ed in continuo divenire è probabile che avvenga quanto prima.
- AMP è inadatto a strategie SEO che non puntano sulla pubblicazione di post/notizie. I siti di e-commerce, ad esempio, sono soliti non puntare sulla pubblicazione di post o simili; le restrittive misure (design) imposte da AMP risultano poi difficili da adattare alle esigenze di un sito di commercio elettronico.
- Le inserzioni a pagamento potrebbero generare un numero minore di impressioni. Soprattutto per quanto riguarda ricerche con termini generici, gli articoli ottimizzati per AMP hanno maggiore probabilità di figurare nella SERP rispetto alle inserzioni a pagamento. Quest’affermazione degli esperti ha comunque bisogno di più tempo per essere completamente verificata.
- Assenza di style sheet esterni e Javascript. Ciò significa che gli utilizzatori di AMP dovranno puntare unicamente sui benefici offerti dallo standard (velocità di caricamento) dovendo però rinunciare all’user experience. L’impossibilità di utilizzare style sheet esterni e Javascript pregiudica il design delle pagine AMP che sarà quindi piuttosto “piatto”. L’utilizzo di componenti aggiuntivi è possibile ma potrebbero rendere incompatibile la pagina con le versioni successive di AMP.
- Necessità di uniformare gli ad (messaggi pubblcitari) ai requisiti di AMP. Per chi si appoggia ad ads ad effetto e che richiedono necessariamente l’utilizzo di un quantitativo non trascurabile di banda, AMP è sicuramente una brutta notizia. Sarà quindi necessario riprogettare dalle fondamenta i messaggi pubblicitari del futuro.
- Maggiori spese per la revisione delle pagine HTML e l’eventuale adeguamente delle piattaforme. Per quanto riguarda la prima voce significa che bisognerà dedicare più tempo alla revisione (debug) delle pagine in quanto Google non ammette la presenza di errori nel codice html. Se per gli utenti si tratta di una buona notizia lo è di meno per i publisher che dovranno destinare più tempo e risorse. Un discorso simile riguarda anche il secondo punto: coloro che non hanno a disposizione piattaforme compatibili con AMP (es: CMS) dovranno destinare risorse all’aggiornamento di queste ultime.
In conclusione
AMP è un’ulteriore conferma del fatto che la velocità assumerà un ruolo ancora più determinante tra i fattori di ranking e posizionamento di un sito nella SERP Google. Per tutti i siti che basano la loro strategia sulle news ed i contenuti (e non sul marketing e/o la vendita di prodotti) passare ad AMP è una buona idea. Tutti coloro che non rientrano nel profilo appena descritto ma sceglieranno ugualmente di farlo avranno diversi vantaggi sia al SEO che al ranking.