Lo scorso luglio Adobe ha annunciato il “passo indietro” del celebre Flash: dalla fine del 2020 l’azienda non rilascerà ulteriori aggiornamenti di sicurezza ed interromperà la distribuzione del software.
A fronte di quanto detto l’uscita di scena, dati alla mano, sembra essere tuttavia questione di mesi e non anni. A suggerirlo un’importante figura dell’entourage Google, Parisa Tabriz (Director of Engineering), durante un intervento al NDSS (Network and Distributed System Security Symposium, San Diego, febbraio 2018).
Tra il 2014 ed il 2018, la percentuale di pagine visualizzate dagli utenti Chrome e contenenti elementi realizzati con Flash è infatti passata dall’80% all’8%. Si tratta di un segnale inequivocabile, affermano gli esperti: Flash potrebbe essere congedato ben prima del 31 dicembre 2020.
Dietro alla netta contrazione vi sarebbe in primo luogo il passaggio di numerosi network di advertising e piattaforme streaming “di peso” a soluzioni alternative e più sicure come HTML5 – nel 2015 Flash è stato ad esempio abbandonato da Amazon e YouTube, solo per citarne alcuni. Secondo W3Techs, che monitora in questo caso i 10 milioni di portali più visitati del Web, la percentuale di utilizzo è pari al 5.2%.
In secondo luogo i principali browser del mercato, a seguito di gravi falle “zero day” (ignote cioè allo stesso team di sviluppatori Adobe), hanno iniziato a rendere più difficile il caricamento di Flash disattivandone automaticamente la visualizzazione e/o richiedendo una procedura d’attivazione dalla barra degli indirizzi.
Da luglio 2019, mese in cui Google rilascerà la versione 76 di Chrome, Flash dovrà essere necessariamente attivato dalle opzioni e non, come avviene attualmente, cliccando sull’icona nella barra degli indirizzi.
A controbilanciare i dati forniti dalla tabella W3C e da Parisa Tabriz l’elevata user base del software che, nonostante tutto, continua ad essere installato in molti sistemi e ad essere impiegato su siti con elevati picchi di traffico: