Fatture Elettroniche: a che punto siamo in Europa?

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La digitalizzazione dei principali servizi collegati alle PA ed alla riscossione dei tributi è un tema che, perlomeno in Italia, ha subito una radicale accelerazione nel 2018, quando si è aperta l’era della Fatturazione Elettronica. Il nostro paese, com’è noto, è stato addirittura il capofila dell’Unione Europea per l’avanzamento di un progetto che poi, col tempo, riguarderà tutti i paesi comunitari.

Uno dei passaggi principali di questa transizione, che ancora non ha una data certa, è quello mosso lo scorso anno, quando il Parlamento UE ha inviato una direttiva alla Commissione chiedendo la redazione di una norma unica sulla fatturazione elettronica che allinei tutti i paesi dell’Unione. Questo accade poiché ci sono attualmente enormi differenze tra coloro che hanno già iniziato ad introdurre un regime simile, come Italia e Serbia, dove già si utilizza il pagamento delle fatture telematiche sia per il B2b che per i pagamenti agli enti pubblici. Proprio quest’ultimo tipo di pagamento, chiamato B2g (Business to Government) è quello che è stato maggiormente inserito in vari paesi europei escludendo però alcuni pagamenti come quelli assicurativi ed ai pagamenti immediati. Sembra che a tale proposito la UE sia seriamente intenzionata ad introdurre l’obbligo totale a partire dall’anno 2028.

Per fare una panoramica, l’Osservatorio del Politecnico di Milano mostra che i paesi che attualmente sono in regime di fatturazione elettronica obbligatoria totale per il B2g sono, oltre Italia e Serbia, anche quelli del sud Europa (Spagna, Francia e Portogallo) oltre a paesi come Belgio, Danimarca, Svezia e Norvegia ed altri dell’Europa dell’Est (Estonia e Lituania) e balcanica (Slovenia, Albania, Croazia e Bosnia). Chiudono il gruppo altri paesi dell’Europa centrale come Repubblica Ceca ed Ungheria. Per quel che riguarda l’obbligo parziale invece, questo è attivo in Norvegia, Germania, Olanda, Austria, Slovacchia, Romania e Finlandia.

Come si vede, l’introduzione di queste misure sta prendendo sempre più campo in tutto il territorio, ma ci sono tante divergenze innanzitutto sulle modalità di interazione con la piattaforma PEPPOL, cui gli utilizzatori possono collegarsi tramite il provider di riferimento. Attualmente, la UE ha spiegato che sono stati riscontrate cinque modalità di fatturazione elettronica in Europa. Essi sono la fatturazione in tempo reale, la validazione pre-invio della fattura, l’invio ad una piattaforma centralizzata (come il nostro SDI), il modello di interoperabilità ed un modello decentralizzato con i provider da una parte ed il sistema fiscale che dall’alto estrae dai sistemi tutte le informazioni necessarie.

I vantaggi elencati dall’Osservatorio del Politecnico per quel che riguarda il passaggio alla Fatturazione Elettronica sono ormai sotto gli occhi di tutti, avendo portato l’Italia ad essere addirittura un esempio di efficacia del sistema a livello comunitario. Innanzitutto la dematerializzazione delle fatture porta evidentemente alla digitalizzazione di ciò che finora è stato esclusivamente cartaceo, basti pensare che dopo le fatture, in Italia, è cresciuto maggiormente lo scambio di altri tipi di documenti in digitale come le conferme d’ordine e gli avvisi di spedizione. Per dare una misura, l’Osservatorio spiega che più della metà delle Piccole e Medie Imprese italiane adesso usa software di gestione documentale così come sempre più della metà ha digitalizzato l’emissione e la ricezione degli ordini. Prima del 2019 le percentuali erano praticamente dimezzate.

Il problema di questo rallentamento alla adesione totale della UE sta in un fattore principale, ovvero la Direttiva 2006/112/UE che non rende obbligatoria la fattura elettronica ed anzi pone diversi limiti. Il più pesante è quello del consenso da parte del destinatario della fattura a riceverla in formato digitale. In tal senso, va richiesta una deroga direttamente alla UE per avere la possibilità di scambiare le fatture in modo digitale, cosa che il nostro paese ha ricevuto già due volte a partire dal 2018, seguito da altri paesi come la Francia e la Spagna. In tutto questo però c’è una buona notizia perché pare che tale limite sia destinato a scomparire dal 2024 per decisione della stessa Unione Europea. Un ulteriore passo verso l’introduzione di questo regime in tutti i paesi in modo uniforme. Vedremo se sarà effettivamente così.

 

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