Nel recente periodo, anche a seguito di eventi particolarmente drammatici, è salita in primo piano la questione della sicurezza di dati e sistemi. Più nello specifico, è tornata centrale l’utilità delle strategie di Disaster Recovery per proteggersi da avvenimenti dagli effetti potenzialmente dirompenti.
Molti utenti, spesso per motivi prettamente economici, si ritrovano a non prendere in considerazione piani che consentano la continuità di servizio anche dopo disastri come guasti, grossi attacchi hacker ed addirittura la distruzione delle macchine sulle quali si trovano gli asset aziendali fondamentali.
Per fare un esempio calzante, prendiamo il periodo pandemico che tutto il mondo sta vivendo da ormai più di un anno. A causa di esso, molte aziende hanno dovuto implementare sistemi da remoto per riuscire a non bloccare nessuna attività. Se non si dispone di una strategia di Disaster Recovery si corre il rischio di perdere tutti i propri asset a seguito di un evento catastrofico non preventivato senza alcuna possibilità di recuperarli.
Perdere ciò che, negli anni, è stato il pilastro fondamentale del proprio business può portare un danno economico incalcolabile. Per questo, molti Service Provider, offrono spesso ai propri clienti soluzioni che garantiscano la continuità di servizio anche a fronte di eventi di tale portata.
Su questo blog abbiamo spesso parlato di quanto possa essere utile possedere una replica dei propri ambienti di produzione in uno spazio detto “secondario”. I due parametri principali, che sono RTO ed RPO, servono invece a fare un prospetto sull’efficacia della strategia di Disaster Recovery.
Per RTO (Recovery Time Objective) s’intende il tempo di disservizio che passa dal disastro alla ripartenza dei sistemi, ovviamente una durata maggiore di down equivale ad un maggiore danno economico. Il RPO (Recovery Point Objective), invece, è il tempo necessario per mettere in sicurezza un dato dopo che è stato prodotto. Da questo parametro si deduce la soglia di tolleranza ad eventi catastrofici.
Affidarsi ad un Service Provider (come Hosting Solutions, ad esempio) che dispone di più Data Center dislocati geograficamente significa in sostanza poter anche strutturare strategie di Disaster Recovery. Così facendo si abbatterebbero anche i costi d’implementazione e manutenzione di una propria infrastruttura, affidando quella parte all’azienda che eroga il servizio.
Con il supporto di tecnici specializzati è possibile studiare scrupolosamente le strategie da adottare, compreso il ricorso a soluzioni Backup, altro strumento efficace per evitare la perdita repentina di dati. Avere copie dei propri dati in diverse locazioni geografiche è la condizione essenziale per poter ripartire anche dopo eventi nefasti ed imprevedibili.
Una volta che i propri asset fondamentali si trovano già presso un Data Center esterno, ogni tipo di evento catastrofico potrà essere fronteggiato, previo accordo, nel modo più efficace possibile. Gli ambienti di produzione, il contenuto delle macchine ed i Backup saranno replicati geograficamente e niente verrà perso garantendo così la necessaria continuità.