In vista dei finanziamenti previsti dal Next Gen EU per la digitalizzazione delle PMI italiane, l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano ha diramato uno studio per verificarne lo stato dell’arte. In Italia ci sono oltre 4 milioni di imprese e le PMI rappresentano il 5% di esse (220.000 circa), contribuendo al 41% del fatturato nazionale. Ricordiamo che per essere considerati piccola e media impresa si deve rispondere a requisiti come un massimo di 249 dipendenti e di 50 milioni di fatturato annuo. A livello territoriale, il Nord-Italia è la zona con la maggior quantità di PMI, ovvero il 56%, mentre centro e sud si fermano entrambe al 21%.
Il settore con il maggior numero di piccole e medie imprese è il manifatturiero (31%), seguito da commercio e ristorazione, rispettivamente al 18% ed al 13%. Gli occupati delle PMI sono il 34% del totale dei lavoratori nazionali del settore privato. Le PMI, infine, generano un valore aggiunto pari al 38%.
Passando al focus della ricerca degli Osservatori del Politecnico, vediamo come il 36% delle PMI punti sulla digitalizzazione ma al contempo soltanto il 19% di esse dichiara di avere expertise interno di livello elevato. Sempre guardando ai dipendenti, solo il 33% delle imprese ha dichiarato di avere figure come il Responsabile IT ed un team di supporto.
Passando alle strutture, lo studio mostra anche come il 26% delle imprese utilizzi già sistemi digitali per il monitoraggio della produzione come il MES (Manufacturing Execution Systems) ed il PLM (Product Lifecycle Management). Il 58% delle PMI, invece, ha fortemente digitalizzato le procedure per i servizi immateriali. Il 32% delle piccole e medie imprese ha implementato dei marketplace in rete per incrementare le vendite online.
Continuando a guardare i processi interni delle PMI del nostro paese, solo il 38% delle aziende utilizza piattaforme digitali per formazione ed aggiornamento dei dipendenti, mentre soltanto il 34% utilizza gestionali online per dati e documenti. La ricerca degli Osservatori termina con il dato riguardante l’accesso da remoto ai dati aziendali, pratica alla quale ricorre soltanto il 32% delle imprese.
Il report, infine, traccia quattro profili di maturità dei titolari di PMI in Italia. In una scala che va da Analogico, ovvero scarsamente digitalizzato, e Avanzato, i quadri delle piccole e medie imprese italiane si collocano principalmente al centro. Oltre l’80% del campione, infatti, è rappresentato dai Timidi, ovvero digitalizzati più per stimoli esterni che non per propria iniziativa, ed i Convinti, che invece hanno un buon approccio alle novità ed hanno in organico alcune figure professionali con buone competenze ma scarsa uniformità di formazione.
Questi dati vanno letti in modo propositivo, vista l’importanza delle PMI nel nostro paese e l’ancor bassa cultura innovativa che si evince. Con i fondi Next Gen EU, che saranno anche veicolati alla digitalizzazione di tutte le imprese, l’auspicio è quello di vedere un ribaltamento di fronte ed una maggior propensione al passaggio al digitale.
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