Qualche tempo fa abbiamo analizzato l’indice DESI del nostro paese, ovvero un indicatore che serve a misurare il livello di digitalizzazione degli stati dell’Unione Europea utilizzando diversi fattori. Dopo l’uscita del report annuale, l’Osservatorio del Politecnico di Milano è riuscito a stilare un’analisi più approfondita suddividendola regione per regione all’interno dell’Italia.
Il quadro che ne viene fuori non è dei migliori, visto che poche regioni riescono a raggiungere un livello di digitalizzazione quantomeno in linea con la media europea. Nonostante le forti spinte provenienti dalla pandemia, che abbiamo spesso raccontato negli ultimi due anni, e le evidenti spinte verso l’alto dei servizi digitali date dall’accelerazione su servizi quali SPID, PagoPA e App IO, l’Italia non è neanche a metà classifica tra i paesi europei, trovandosi al 17esimo posto su 27 in quanto ai fattori per la transizione digitale e al 23esimo per il livello effettivo di digitalizzazione.
Il PNRR darà molte possibilità di crescita in tempi abbastanza ridotti, ma andrà sfruttato a dovere e nelle zone più critiche del paese. Grazie ad Osservatori.net, come anticipato, siamo in grado di vedere come esista ancora un grosso divario tra nord e sud del paese. Con Indici DESI che tutto molto oltre 47 al nord e che al sud arrivano in pochissimi casi a 45.
Tra le singole regioni la performance peggiore è quella del Molise, che arriva ad un indice DESI di 38 risultando in fondo alla classifica per quel che riguarda connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. Solo in un fattore su quattro, quello del capitale umano, viene scalzata in fondo alla classifica dalla Calabria (38.5). Le regioni che registrano la performance migliore sono invece la provincia di Trento per il capitale umano e per i servizi pubblici digitali. La Liguria è invece la miglior regione italiana per la connettività mentre la provincia di Bolzano batte tutti per l’integrazione delle tecnologie digitali.
Le regioni che superano un indice di 50, ovvero la media italiana, sono in tutto dieci e vanno dalle province del Trentino Alto Adige al Lazio e la Toscana. Altre buone performance provengono dalla Lombardia e il Piemonte.
Il PNRR punterà ad appianare il più possibile le distanze ed a portare più in alto il livello di tutte le regioni. Lo farà stanziando 65 miliardi di Euro. Di questi, 9,72 miliardi sono destinati al rinnovamento ed alla digitalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni. Il 24% delle risorse andrà ad innovare la giustizia, il 63% alla digitalizzazione delle PA e il restante 13% all’innovazione di quest’ultima.
A livello di cifre, per la PA verranno stanziati 2,01 miliardi per i servizi digitali e la cittadinanza digitale, 1 miliardo per il passaggio al Cloud e 0,9 miliardi saranno destinati all’infrastruttura digitale. Alla fine del 2021, i fornitori di servizi digitali per le Pubbliche Amministrazioni hanno fatturato in tutto quasi 19 miliardi, mentre il 67% di questo indotto è nelle mani di 50 fornitori. Negli anni passati questa spesa ha avuto un andamento abbastanza ondivago, dato che nel 2016 venivano destinati ben 4,26 miliardi ai servizi digitali, ma questa spesa si è quasi dimezzata in due anni per poi tornare oltre i 4 miliardi nel 2019 e nel 2020.
L’importante adesso è che i fondi destinati agli investimenti digitali, che saranno distribuiti anche regione per regione, vengano spesi coordinando le azioni con il governo centrale per evitare ogni tipo di dispersione. Questa opportunità, come vediamo dall’indice DESI del nostro paese e soprattutto delle singole regioni, è irripetibile ed unica. Sfruttarla è sinonimo di appianamento anche delle distanze digitali all’interno dei vari territori.