Che la pandemia abbia fatto diventare più digitale il 2020 è sotto gli occhi di tutti. La DAD, lo Smart Working, il boom dell’E-Commerce e moltissimi altri fattori hanno fatto aumentare a dismisura i consumi di energia. Questo perché se da un lato il lavoro da remoto ha obbligato molti a restare a casa evitando di prendere i mezzi di trasporto, dall’altro lato gli strumenti necessari al ricorso allo Smart Working necessitano di risorse sempre più avanzate nei Data Center che li ospitano e quest’ultimi, soprattutto, consumano energia elettrica.
Questo è vero anche per ogni altra attività che, giocoforza, si è spostata sul web. L’importante è comprendere che l’avanzamento della tecnologia ha creato una cesura tra i consumi visibili (quelli che paghiamo quando arriva la bolletta, per essere chiari) e quelli invisibili, ovvero il peso che le nostre attività collegate con la rete hanno sui vari Data Center sparsi per il mondo.
Facendo un esempio, guardare un video in HD sullo smartphone per una dozzina di minuti produce un consumo pari a quello di un forno a 2 KW utilizzato a piena potenza per pochi minuti. Per il fruitore, però, la visualizzazione del video costerà soltanto il consumo di poca batteria.
Per mostrare una panoramica del peso dell’IT sull’ambiente, abbiamo visionato un report di The Shift Project, che spiega come le emissioni di CO2 derivanti dal digitale stanno salendo esponenzialmente. Nel 2008, a livello globale, il digitale impattava al 2% sulle quantità di anidride carbonica globali. Questa percentuale, negli anni è arrivata al 3,7% registrato nel 2020 e raggiungerà il 14% nel 2040.
Gli utenti ed i device collegati, poi, stanno aumentando a dismisura. Da prima della pandemia e dei vari lockdown, la crescita dei dispositivi collegati e delle connessioni machine-to-machine era stimata al 10% annuo. In virtù di ciò che abbiamo visto all’inizio di questo articolo, però, dopo le accelerazioni del digitale avvenute nel 2020, questo dato andrà rivisto al rialzo.
Questi dati e proiezioni rendono l’idea della misura dell’impatto sull’ambiente delle attività svolte totalmente online dall’inizio della pandemia. È assolutamente impensabile però che alla luce di questo si debba fare un passo indietro nel processo di digitalizzazione. Al contrario, è importante saper distinguere tra le realtà aziendali che utilizzano fonti rinnovabili e quelle che utilizzano fonti dal forte impatto ambientale.
I Data Center sono strutture complesse nelle quali si verifica un flusso continuo di scambio di dati che richiede quantità di energia sempre più alte (per il funzionamento, il raffreddamento degli apparati e molte altre attività). Per fare un esempio, l’energia elettrica impiegata per l’ottenimento di una sola criptovaluta è la stessa utilizzata per ben due anni da una famiglia media.
Alla luce di questi dati, è chiaro che la tematica ambientale dovrà diventare centrale per tutti, a partire dai big players del mondo digitale. Uno studio ha mostrato quali sono le principali fonti di approvvigionamento energetico delle principali compagnie hi-tech. I risultati palesano evidenti disparità tra esse, con al primo posto Apple che utilizza fonti rinnovabili nell’83% dei casi e l’ultimo occupato da Oracle col solo 8%. Fra i più “virtuosi” sono da segnalare anche Facebook (67%) e Google (56%).
Per cominciare un vero e proprio processo di cambiamento in senso ecologico del digitale, è necessario che le aziende erogatrici ed i loro clienti puntino a soluzioni sempre più green. Come abbiamo detto, una delle cose più importanti è la fonte di sostentamento energetico dei Data Center. Molti Service Provider, anche italiani, da tempo hanno intrapreso iniziative a favore del rispetto dell’ambiente. Hosting Solutions, ad esempio, utilizza energia proveniente da fonti rinnovabili per alimentare le server farm di sua proprietà.
Anche le persone possono fare la loro parte per diminuire l’impatto del digitale sull’ambiente. Ad esempio, si potrebbe iniziare col cambiare meno frequentemente i device oppure eliminare App inutilizzate che utilizzano il tracciamento o il posizionamento in modo continuo. L’effettiva utilità di questi accorgimenti è piccola, ma se tali comportamenti diventassero diffusi gli effetti sarebbero sicuramente non trascurabili.