Dal 2009 in poi la “popolazione” dei data center è cresciuta esponenzialmente e nel corso del 2017, affermano gli analisti, toccherà quota 8 milioni e mezzo. Si tratta tuttavia dell’ultimo colpo di coda prima della “crisi”: nei prossimi anni, prevedono gli esperti, il numero di data center a livello globale subirà un drastico calo. Perchè? Nell’approfondimento di oggi, rifacendoci all’intervento di Erich Hamilton su Data Center Knowledge, cercheremo di rispondere a questo interrogativo.
In generale il trend può essere spiegato come segue: rispetto al passato, i requisiti/esigenze ai quali/alle quali deve rispondere un data center sono cambiati/e. Dal solo supporto alle operazioni dell’impresa si è passati infatti a molteplici funzioni: sviluppo e miglioramento di prodotti, test di nuovi modelli di business, preservazione delle relazioni con i clienti. E’ chiaro che, a fronte delle mutate necessità, la gestione stessa delle infrastrutture è andata complicandosi (costi, competenze etc.) restando ad appannaggio di pochi: per adattarsi infatti al mutevole scenario globale, il data center deve essere pronto a riplasmarsi più volte nel corso della propria esistenza.
Chi possiede ancora un proprio data center, sottolinea Hamilton, avrà sempre più difficoltà a mantenere il passo dei grandi player. E’ infatti verso le infrastrutture degli hyperscale provider o i mega data center, per usare un’espressione ad effetto, che le imprese stanno convergendo abbandonando le infrastrutture on premise. Ecco individuata la causa dietro al calo “demografico” dei data center ed indirettamente il motivo alla base dell’aumento della superficie occupata dalle infrastrutture: semplicemente saranno i mega data center a divenire ancora più grandi in quanto gestiti dalle sole compagnie in grado di garantire flessibilità, scalabilità ed affidabilità – e disporre di budget e competenze adeguate.
Per il 2018 gli analisti prevedono che il 72.6% dei progetti portati avanti dai service provider (es: Microsoft, Amazon) saranno proprio mega data center; i provider si dedicheranno inoltre al rimodellamento, acquisizione ed accrescimento della propria rete al fine di rispondere alla crescente domanda del mercato.
Considerazioni aggiuntive
A contribuire alla scomparsa dei piccoli data center anche la virtualizzazione, sottolinea Hamilton: “con la crescita della virtualizzazione, gli investimenti [in migliori soluzioni d’efficientamento energetico] sono ora la priorità nei data center. [Attualmente la richiesta di cloud data center è elevata].” Sebbene questi ultimi non siano la soluzione più conveniente della piazza, sono tuttavia in grado di garantire flessibilità, velocità ed efficienza. E sempre più tecnologie che arrivano sul mercato incentivano le organizzazioni ad appoggiarsi al cloud per migliorare la loro efficienza operativa globale.
Della crescente importanza delle energie rinnovabili e del problema della riduzione dei consumi si è parlato in due nostri precendenti approfondimenti che riportiamo a fondo pagine.
Anche le aree geografiche con le infrastrutture di rete più avanzate, nelle quali risiedono naturalmente i mega data center, attirano sempre più organizzazioni ed il motivo è abbastanza prevedibile: il quantitativo di dati inviati giornalmente è cresciuto esponenzialmente ed i workload mission critical necessitano di basse latenze e robuste internet pipe. Non si tratta più di transazioni, social network e cose simili, aggiunge Hamilton, che possono essere gestite da infrastrutture meno avanzate. I servizi cloud possono richiedere ad esempio ai database l’invio in Rete di grossi pacchetti, scenario in cui robuste pipeline diventano essenziali per gestire al meglio il tutto.
In sintesi: è stato il bisogno di flessibilità, affidabilità e tecnologie più veloci ad aver dato il via alla migrazione dai piccoli ai grandi data center. “Con i numerosi cambiamenti e trend attualmente in atto che stanno interessando i data center, il futuro dell’industria continuerà ad espandersi ma sarà sostanzialmente nelle mani di pochi key player“ conclude l’esperto.
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