Internet, cloud computing ed altre tecnologie hanno accelerato la diffusione dei data center a livello globale. Determinati requisiti energetico-strutturali hanno poi incentivato l’evoluzione delle soluzioni ingegneristiche adottate dall’industria di riferimento che ha sperimentato nel corso degli anni molteplici approcci costruttivi, dai data center galleggianti o posizionati sul fondo del mare (dei container in realtà) fino a quelli situati in zone con climi estremamente freddi – le basse temperature agevolano la refrigerazione delle macchine perché basta convogliare la gelida aria nei locali interni.
Alla breve lista appena menzionata vanno ad aggiungersi anche i data center (dc) sotterranei dei quali si sono già avuti alcuni interessanti esempi nel 2017. Il portale Data Center Knowledge (DCW) cita la principale compagnia produttrice e distributrice d’energia a Malta (Enelmalta, la parte sotterranea della sede centrale sarà ampliata per ospitare i nuovi locali), Green Mountain (dc a Stavenger, Norvegia, all’interno di uno stabilimento in cui si producevano munizioni per la Nato), Lefdal (LMD, Lefdal Mine Datacenter, a Måløy, sempre in Norvegia ed in una vecchia miniera). In particolar modo quest’ultimo è in grado di illustrare alcuni dei benefici correlati ad una soluzione costruttiva di questo genere, ma partiamo dalle caratteristiche generali dell’impianto.
Miniere e fiordi
Il LMD dispone potenzialmente di una capacità di 200MW (attualmente 45MW), 120.000 metri quadri di superficie e 75 “stanze” che saranno suddivise in sei piani – una strada centrale a spirale, di circa 1.3 KM, consente di raggiungere ogni area.
Grazie all’acqua proveniente da un fiordo situato nelle vicinanze ed alla posizione dell’ex miniera sotto il livello del mare, la compagnia è riuscita a dissipare in modo adeguato le apparecchiature (fino a 50KW per rack), ottenere una Power Usage Effectiveness (PUE) compresa tra 1.08-1.15 e risparmiare i costi derivanti dall’impiego di altrimenti obbligatori sistemi idraulici per il convogliamento dell’acqua fino alla struttura. L’energia viene fornita da una centrale idroelettrica alla quale si affiancherà in futuro una seconda fonte di approvvigionamento – al fine di assicurare maggiore resilienza al dc.
Un ulteriore abbassamento delle spese si è ottenuto grazie al sito stesso in quanto non è stato necessario costruire alcun muro ma solo riadattare il sistema di gallerie preesistenti alla nuova destinazione d’utilizzo. In numeri, afferma Lefdal, ciò si traduce in un costo per MW inferiore del 30-60% rispetto agli standard europei.
Per quanto riguarda il noleggio degli spazi interni, i clienti possono optare per una“sala dati” che si basa sui design elaborati da IBM e Rittal (edifici in cemento armato di tre piani che offrono fino a 2500 metri quadri di superficie utilizzabile) o dei dc container. La seconda soluzione è stata scelta perché consente di assemblare facilmente off site il tutto ed effettuare velocemente il deploy/rimozione delle unità – che risultano inoltre facilmente trasportabili.
Problematiche dei data center sotterranei e prospettive future
I dc sotterranei offrono indubbiamente numerosi vantaggi ma, come risaputo, non esistono soluzioni perfette.
Un primo ostacolo è sicuramente l’individuazione di un sito idoneo. Si è già parlato di stabilimenti e miniere dismesse ma non è così semplice come sembra perché le location devono avere determinate caratteristiche: aree sottoposte ad estrazione di minerali e quant’altro ma risalenti ad un periodo antecedente gli anni anni 60 possono rivelarsi ad esempio inservibili perché prive dell’integrità strutturale richiesta da un dc operativo. Non bisogna poi dimenticare altri due elementi incompatibili con le apparecchiature IT: l’acqua (infiltrazioni) e l’umidità.
L’areazione dei locali è un altro problema da considerare. Non tutti i siti si rivelano adatti all’implementazione di un impianto che si occupi di regolare il corretto ricambio dell’aria o anche all’impiego di strategie meno invasive (convogliamento dell’aria “esterna” nella struttura), il che si traduce in difficoltà e spese aggiuntive.
Una terza criticità riguarda connettività e latenze. Bunker e miniere sono situate solitamente in aree isolate e quindi distanti dalle dorsali di fibra ottica e dagli importanti hub internet. Non è un caso che i primi clienti del dc Lefdal siano aziende che lavorano soprattutto con workload HPC (high performance computing), per i quali connettività e latenze non sono certo fondamentali come in altri ambiti.
Completano la panoramica le eventuali resistenze del personale al passare lunghi periodi all’interno di una struttura sotterranea, un’esperienza lavorativa che sicuramente differisce da quella di un classico data center “all’aria aperta” e che potrebbe non entusiasmare tutti.
Se per i data center situati in aree remote non si può quindi parlare di un segmento pronto a conquistare l’industria nei prossimi anni, per quelli costruiti in aree urbane ad alta densità (nelle quali non vi è più spazio edificabile in superficie) la situazione è differente, affermano gli esperti: il costante e crescente bisogno di nuove infrastrutture, trainato dall’Internet delle Cose ed altre tecnologie, potrebbe trovare proprio in questa nicchia di mercato il suo sblocco naturale rendendo più popolare l’approccio costruttivo dei dc sotterranei.
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