Per ogni provider di servizi IT la creazione di un’infrastruttura proprietaria è il passo principale per avviare la propria attività di erogazione, così come per coloro che non dispongono degli spazi è molto importante prendere in considerazione l’idea di accordi per le colocation, ovvero l’affitto di spazi in Data Center già esistenti. Secondo i dati raccolti in un focus dell’Osservatorio del Politecnico di Milano il mercato di affitto o compravendita di spazi da utilizzare come server farm è aumentato del 10% tra il 2022 e il 2023, passando a una cifra pari a 654 milioni di Euro.
Tali cifre non mettono certamente l’Italia ai primi posti in Europa e nel mondo riguardo alla presenza di infrastrutture IT, ma denotano una crescita che, si stima, potrebbe portare le cifre addirittura al raddoppio entro il 2025. Rimanendo sulle medie europee, anche la potenza dei Data Center presenti sullo stivale non è esattamente di primissima fascia, dato che si tratta di strutture dalla portata medio-piccola, e pure in questo caso si prevede un aumento di server farm da almeno 10 Megawatt. A livello statale, in Italia i MW totali rilevati per i Data Center sono arrivati a 430, un aumento di più del 20% rispetto al 2023 che ha al suo centro il polo di Milano, unico ad arrivare oltre i 180 MW e paragonabile ad altri centri come Madrid e Varsavia. Tutto questo però non arriva nemmeno lontanamente a scalfire il riferimento che viene preso come esempio a livello europeo, ovvero Francoforte, che arriva ad una potenza di quasi 800 MW.
Per dare un’idea della crescita attesa, sono già in programma, entro il 2025, le aperture sul territorio italiano di almeno ottantatré nuove strutture da parte di oltre venti organizzazioni, otto delle quali si presentano come new entry nel mercato per un totale di investimenti che si aggira intorno ai 15 miliardi di Euro. Queste novità si collocano in un ambiente, quello italiano, che come abbiamo visto ha bisogno di aumentare ulteriormente una portata già in netta salita, in un contesto come quello europeo dove i cinque poli principali costituiti da Francoforte, Parigi, Londra, Amsterdam e Dublino sembrano essere arrivati ad un rallentamento della loro crescita. Strategicamente, questo risponde alle necessità più importanti come quella di avere i propri dati in una posizione più vicina alla propria sede, questo è ancor più vero in base alle necessità imposte dal PNRR, che hanno portato alla volontà di creazione del già discusso Polo Strategico Nazionale.
Come già accennato, le strutture da oltre 10 MW sono poco presenti ancora sul territorio italiano, che perlopiù dispone di una maggioranza di Data Center con potenza che può arrivare al di sotto di questa soglia. A tale proposito, il direttore dell’Osservatorio sui Data Center Luca Dozio spiega come sia possibile, in caso di conferma dell’Italia come polo di attrattiva, che le strutture che dispongono di una potenza di alto livello possano aumentare, arrivando a toccare 1,4 miliardi di euro di valore dell’intero mercato, soglia però che potrebbe essere anche superata.
Uno dei problemi del nostro mercato è sicuramente anche la mancanza di peculiarità normative a regolazione dei Data Center, ad oggi visti come strutture acquistate o affittate nelle quali inserire le proprie macchine o quelle dei propri clienti, quindi alla stregua di un mero capannone industriale che non si differenzia dagli altri. Questa mancanza fa sì che per costruire nuove strutture si debba passare da procedure lunghe, tortuose e non esclusive per questo campo d’azione e questo frena sicuramente i potenziali investitori. Un altro punto focale della costruzione dei Data Center oltre il 10 MW è l’alta tensione, condizione fondamentale per la quale tuttavia esistono ancora delle difficoltà di allacciamento, sia territoriali che burocratiche.
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