Cookie wall per i siti d’informazione: leciti o no?

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Gli utenti del web che frequentano maggiormente i siti delle maggiori testate giornalistiche italiane si saranno sicuramente accorti che negli ultimi giorni sono apparsi diversi pop-up che invitano ad acconsentire alla raccolta dei cookies per poter così sbloccare i contenuti. Questi pop-up, chiamati Cookie wall, hanno provocato una serie di segnalazioni al garante della privacy, che si è attivato per comprenderne l’effettiva liceità. Esattamente dal 21 ottobre scorso, sono partite diverse indagini poiché si è arrivati a proporre di scambiare la raccolta di informazioni degli utenti per il diritto di quest’ultimi di fruire degli articoli scritti sul giornale online. Una mossa che anche a livello legale potrebbe sembrare poco trasparente nel modo di gestire la privacy dei visitatori e sulla quale va fatta chiarezza.

Prima di questi cookie wall era frequente invece notare i già noti paywall, ovvero quei pop-up che, per proseguire la lettura, invitavano a sottoscrivere un abbonamento online. Nelle normative UE al momento non c’è un vero e proprio diniego all’utilizzo dei cookie wall, ma esiste una normativa attiva dal gennaio 2022 che ne vieta l’implementazione se il consenso risulta obbligatorio, mentre sono permessi qualora l’accesso ai contenuti venga comunque garantito anche senza accettare la profilazione. Il problema è che i quotidiani online danno accesso a contenuti che però poi si rivelano a pagamento.

Il problema è che a livello legale ci si chiede se i cookie wall siano accettabili o meno ma poi si incappa sempre nel tracciamento “selvaggio” degli strumenti IoT come gli home assistant e delle sponsorizzate che vediamo sui social dopo aver parlato di un determinato prodotto sulle app di messaggistica. C’è pertanto da capire quale sia la direzione da seguire perché gli editori, pur utilizzando un metodo un po’ raffazzonato, non fanno niente di meno di Amazon, Meta ed altre grosse aziende digitali.

Giovanni Buttarelli, già garante europeo per la protezione dei dati, nel 2016 mise di fronte agli esperti una doppia strada da seguire in materia di protezione. La prima alternativa era bandire del tutto una serie di strumenti che oramai fanno parte della vita di tutti i cittadini digitalizzati oppure approviamo le pratiche di monetizzazione mediante la raccolta di dati ma pretendendo di conseguenza una maggiore trasparenza. In questo momento sembrerebbe quasi che la via che si sta seguendo stia un po’ nel mezzo.

Tutto questo, secondo alcuni esperti, si può imputare anche alle mezze dichiarazioni ed alle lunghe attese di decisioni univoche che seguono sempre a notizie come quella del blocco ad alcuni utilizzatori di Google Analytics, per citare un caso recente. La stessa mancanza di chiarezza è quella che ha portato ai cookie wall dei quali si discute in questo articolo, poiché non si è ancora capito se esiste nel loro caso una legittimità o meno. Vedremo nei prossimi mesi se accadrà qualche cosa di più significativo e se verrà presa, appunto, la famosa decisione univoca.

 

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