Come noto, dall’inizio del mese di Marzo sta andando avanti l’offensiva russa ai danni dell’Ucraina e questo sta avendo ripercussioni importanti anche dal punto di vista tecnologico. Per quel che riguarda la cybersecurity, ad esempio, anche questo blog ha già riportato alcuni esempi dei rischi attuali e futuri. Ad aumentare i problemi c’è attualmente la situazione di Kaspersky, notoriamente una delle maggiori aziende di soluzioni di sicurezza al mondo.
Dalla sua fondazione, avvenuta negli anni novanta per mano di Eugene Kaspersky, l’omonima azienda ha svolto un ruolo chiave nel panorama IT prima in Russia, suo paese di origine, e poi a livello globale. L’origine russa dell’azienda getta adesso molte ombre sull’affidabilità dei servizi offerti, tanto che molte aziende stanno pensando di rivedere i loro contratti per evitare problemi dovuti alla collaborazione diretta col Cremlino.
Per una mera questione di fiducia, l’azienda rischia quindi di vedere sfumare il suo fatturato annuo, che nel 2020 aveva raggiunto la cifra monstre di 704 milioni di Euro anche se ad oggi non è stata ancora sanzionata come molte altre aree del mercato russo. La vicenda, sollevata anche nel parlamento italiano, non è nuova. Anche nel 2017, infatti, negli Stati Uniti vennero sollevati dubbi sull’affidabilità dei servizi Kaspersky basati sulle collaborazioni dell’azienda con i servizi segreti russi. Il timore, anche allora, era che anziché proteggere i dispositivi dei suoi clienti creassero le condizioni per aggredirli immettendo malware. Da par suo l’azienda si sta rendendo conto che questa posizione rischia di essere un grossissimo boomerang, pertanto dopo aver rispedito al mittente le accuse ha deciso, nel 2018, di spostare i server in Svizzera per i clienti di tutti i paesi del mondo tranne che per quelli russi.
A peggiorare la situazione attuale c’è un’altra notizia, quella risalente al giorno 1 marzo, quando lo stesso Eugene Kaspersky ha twittato una frase che ha scatenato grandissime polemiche. Il tweet del presidente dell’azienda di cybersecurity recitava ciò che segue:
Accogliamo positivamente l’inizio dei negoziati per risolvere la situazione ucraina e speriamo che portino al termine delle ostilità e ad un compromesso. Crediamo che il dialogo pacifico sia l’unico strumento possibile per risolvere i conflitti. La guerra non fa bene a nessuno.
Sembrerebbe un messaggio di buoni propositi, tuttavia la parola “compromesso” ha destato molta indignazione, poiché, secondo i critici, sottintende un endorsement dell’attacco di Putin ai danni dell’Ucraina. Nel tweet successivo, oltretutto, il presidente di Kaspersky ha compiuto un altro mezzo passo falso definendo quella in Ucraina come una mera “situazione”. Questo ha scatenato le ire di molti utenti del noto social, che gli hanno ricordato come non si possa bollare tranquillamente in quel modo ma sarebbe meglio chiamarla invasione.
Alla luce di tutti questi fattori, per ricollegarci all’assunto iniziale, i servizi Kaspersky subiranno quasi sicuramente un abbandono di massa su scala mondiale. Come questa situazione verrà acquietata o risolta non è possibile prevederlo ma, di fatto, è possibile che l’azienda possa uscire molto male dallo scenario economico russo dalle tinte fosche che si prospetta.