Sono sicuro che hai già sentito più volte parlare di CMS. Tante volte anche io ho utilizzato questo acronimo per indicare piattaforme che sono molto più di semplici Content Management System e che comunque sono ascrivibili ai sistemi che permettono la gestione dei contenuti. In realtà, con CMS, nel senso più corretto del termine, si intendono strutture capaci di gestire molto più di semplici pagine, consentendo agli autori di riutilizzare diverse informazioni su differenti dispositivi e in differenti applicazioni.
Questi CMS si basano su 4 metodi di classificazione dei contenuti e delle informazioni che si differenziano fra loro per le caratteristiche peculiari che li contraddistinguono. Così, i contenuti possono essere classificati secondo il modello ad albero, il sistema della tassonomia basato sui tag, secondo il concetto di differenziazione per aspetto o seguendo il modello a referenze.
Nel prosieguo di questo appuntamento voglio parlarti del modello a tag e di quello basato sulla differenziazione per aspetto.
I CMS e la classificazione su tag
I tag sono divenuti famosi con l’avvento dei blog. Infatti, i blog possono essere considerati come le TV del Web, in quanto i contenuti vengono offerti agli utenti in ordine cronologico. In realtà, la necessità di permettere agli utenti di individuare i contenuti di interesse nel pieno rispetto dell’interattività che caratterizza il Web, ha portato allo sviluppo dei tag.
I tag sono delle etichette che chi crea il contenuto associa al contenuto stesso per catalogarlo secondo parole chiave specifiche che indicano l’argomento o gli argomenti principali affrontanti nel contenuto. Combinando diversi tag, si forma un filtro con cui si può giungere a una determinata informazione mantenuta nel CMS, perforando la linea temporale secondo cui i contenuti sono archiviati.
Il metodo a tag è più semplice di un modello ad albero, di cui ti parlerò nel prossimo post, ma talvolta risulta carente dal punto di vista organizzativo, perché i tag creano un certo disordine nella categorizzazione dei contenuti. Nello specificare queste etichette, infatti, c’è il rischio di duplicazione, di usare dei sinonimi o delle abbreviazioni o di introdurre dei refusi che fanno credere al CMS che contenuti associati alla stessa etichetta siano in realtà conducibili a tag differenti. Senza poi contare cosa accade quando un tag viene rinominato o quando più tag vengono fusi insieme.
L’alternativa è un controllo rigoroso sulla creazione dei tag, ma in questo modo si rischia di perdere così tanto tempo nella categorizzazione, a tal punto da perdere i vantaggi legati all’uso dei tag.
I CMS e la classificazione sulla differenziazione per aspetto
Quelle che in gergo tecnico vengono definite facets sono in realtà un metodo di classificazione dei contenuti ignoto ai più. O almeno è così fino a quando non ti mostro l’esempio di un e-commerce. Quante volte hai avuto accesso al tuo negozio online preferito e hai cercato un prodotto applicando dei filtri successivi su determinati aspetti?
Ecco i filtri che usi si chiamano facets. Ad esempio, in un negozio di abbigliamento sul Web puoi decidere di vedere solo i prodotti per uomo, selezionare poi i prodotti di una determinata tipologia di abbigliamento (ad esempio i soli pantaloni), puoi scegliere il tessuto, il colore, la taglia e magari anche la fascia di prezzo.
Questi sono tutti aspetti che differenziano i contenuti e dal punto di vista dei fornitori dei contenuti, l’uso del metodo basato sulla differenziazione per aspetto è semplice da progettare e da implementare. Anche con essi, comunque, si può incorrere in problemi di duplicazione o sovrapposizione degli aspetti di differenziazione, ma con questa metodologia il rischio che ciò accada è molto più basso di quello legato all’uso dei tag.
Nel prossimo post, ti parlerò dei metodi di classificazione basati sul modello ad albero e sulle referenze.
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