Il cloud conquista sempre più aziende, dalla startup alle imprese fino ad oggi più scettiche nei confronti della tecnologia. E’ quanto emerge dagli entusiastici resoconti dei partecipanti di Structure, l’evento che si è tenuto a San Francisco lo scorso 8 e 9 novembre 2016 ed ha coinvolto importanti nomi dell’industria come VMware, IBM, Google, Docker, Facebook, CoreOS, Microsoft e molti altri.
Scott Guthrie (executive vice president reparto cloud and enterprise Microsoft) ha affermato ad esempio che le “barricate” anti cloud stanno ormai cedendo anche in settori storicamente poco inclini al cambiamento – perchè “nuovo” e rischioso per le rigide policy di sicurezza richieste dal loro business. Si tratta di compagnie che non riuscivano inoltre a tollerare il fatto di dover cedere il controllo del proprio hardware a terze parti – come avviene normalmente affidandosi all’infrastruttura di un cloud provider. Oggi, afferma Guthrie, almeno il 75% delle più grandi banche e circa il 90% di coloro che sono menzionati nella Top500 Fortune si appoggiano al cloud. Un risultato davvero promettente per i provider che, non a caso, continuano ad aumentare le proprie entrate trimestre dopo trimestre – Amazon Web Services ha dichiarato per il terzo trimestre 2016 (Q3) circa 3.2 miliardi di entrate, in rialzo del 55% rispetto a soli 12 mesi prima.
L’adozione del cloud non si arresta
Per dimostrare quanto detto, Guthrie ricorda il passaggio di Société Générale nel cloud, nota banca francesce che con questa decisione diventa ufficialmente la prima Global Systematically Important Financial Institution (ovvero un’istituto “troppo importante per fallire” perchè potrebbe causare gravi ripercussioni “in casa” e all’estero; un esempio “nostrano” potrebbe essere UniCredit) a sbarcare nella nuvola. L’istituto ha naturalmente deciso di giocare sul sicuro affidandosi anche ad un secondo cloud provider, AWS (leader del settore).
In generale, prosegue, diverse banche hanno scoperto di poter rispettare ampiamente anche nel cloud pubblico le direttive governative sulla sicurezza e questo ha facilitato la migrazione dalle infrastrutture on premise: buona parte delle banche, aggiunge, aveva rivolto già da tempo l’attenzione al cloud attendendo con impazienza l’adozione del nuovo modello – per via dei tanti vantaggi, economici in primis, offerti. “Prima dell’anno scorso nessuna delle grandi banche voleva essere la prima [a prendere l’importante decisione di passare nel cloud]. Ora nessuna di queste intende essere [l’ultima a farlo]”.
“Che si tratti delle solite dichiarazioni di circostanza?“, osservano alcune voci critiche della stampa. Del resto delineare un quadro di indiscusso successo del cloud è negli interessi di Guthrie e di tutti gli altri rappresentanti riunitisi alla manifestazione Structure. L’accelerazione del cloud sembra essere tuttavia confermata anche da altre fonti esterne, ovvero le agenzie federali (siamo sempre negli USA del resto): per il 2015 hanno dichiarato una crescente adozione della tecnologia su tutto il territorio, un trend confermato anche da numerosi intagrator che lavorano nel settore.
“Quest’anno l’adozione del cloud in ambito enterprise mi ha lasciato senza parole. […]Adesso i CIO di organizzazioni [che non amano correre rischi] si preoccupano più dei rischi derivanti dal non passare nel cloud che degli eventuali [legati al passaggio nella nuvola]. Nessuno ha più paura [di utilizzare la tecnologia]” ha affermato Sunil Dhaliwal, founder e partner di un fondo d’investimento, ma con una precisazione: sarebbe sbagliato pensare che il processo appena descritto sia esclusivamente a “senso unico”. Per molte startup, le prime ad aver usufruito con convinzione del cloud, si prospetta successivamente una delicata scelta: mano a mano che l’attività si espande ed il business assume sempre più le caratteristiche tipiche di un’azienda di discrete dimensioni, i costi legati ai servizi cloud sono destinati conseguentemente a salire.
Il cloud pubblico è ancora la scelta giusta per il nostro modello di business? O è il caso di riportare i workload offline, si chiedono i CEO. A tal proposito tre importanti aziende hanno risposto in maniera diversa al problema: Dropbox ha scelto di abbandonare il cloud pubblico Amazon per puntare tutto sulla propria infrastruttura; Netflix ed Evernote hanno traslocato la quasi totalità dell’infrastruttura nel cloud (rispettivamente su Amazon e Google Cloud Platform).