Cloud: alcuni possibili trend del 2019

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Come sempre avviene all’inizio di ogni nuovo anno, gli addetti ai lavori cercano di prevedere quali potrebbero essere gli eventuali trend dei prossimi 12 mesi, compito che nel caso del cloud computing, tecnologia in costante evoluzione che abbraccia molteplici settori, è più complesso del solito.

Apriamo questa breve serie di post dedicati al futuro della nuvola riportando i pareri dell’editorialista e cloud IT architect Thomas Jardinet (DZone), che si spinge addirittura al 2020-2021.

Cloud distribuito

Con l’espressione a “fully distributed cloud”, il cui significato è abbastanza difficile da rendere in traduzione, Thomas auspica l’arrivo della nuvola nei personal computer ma non solo. Il primo passo verso tale scenario potrebbe averlo avviato IBM mediante l’acquisizione di Red Hat. Del resto quello ibrido è un settore in cui AWS, attuale leader indiscusso del segmento IaaS, non sembra distanziare notevolmente gli inseguitori come in altri ambiti.

L’edge computing (in sintesi, l’utilizzo di piccoli punti di raccolta ed elaborazione dei dati collocati in prossimità di luoghi strategici) e l’avvento di tecnologie per la connettività avanzata (5G e fibra ottica) sono due elementi correlati al successo di tale visione hybrid. Chi sottovaluta le potenzialità dell’edge computing, bollandolo come soluzione debole o inadatta, dovrebbe pensare ai milioni di smartphone attualmente in circolazione, molti dei quali eguagliano per capacità di calcolo quanto offerto dai computer di alcuni anni fa, aggiunge l’editorialista – probabilmente si riferisce ai laptop, la distanza con le postazioni fisse è ancora notevole.

La “maglia estesa” della nuvola potrà entrare tuttavia a pieno regime solo quando sarà implementata nell’equazione generale l’idea dell’orchestrazione di ambienti cloud multipli, prerogativa indispensabile per gestire scenari di tale grandezze e complessità.

Blockchain as a Service

Termine legato al mondo delle criptovalute, la cui esistenza è stata portata all’attenzione delle masse dal fenomeno dei BitCoin. Le potenzialità della blockchain sono innumerevoli e potrebbero essere ben presto applicate su larga scala dai giganti del cloud come AWS: semplificando, la blockchain è un sistema distribuito in cui ogni utente funge allo stesso tempo da partecipante e garante del sistema stesso (nel caso delle criptovalute “legittima” la validità delle operazioni effettuate). Se sostituiamo gli utenti con le “cose”, più precisamente con i dispositivi intelligenti dell’Internet delle Cose, è chiaro come l’applicabilità della blockchain possa aprire inediti scenari sul mercato: l’editorialista ricorda ad esempio che Walmart, nota compagnia statunitense di negozi al dettaglio, ha intenzione di adoperarla per gestire la tracciabilità degli alimenti, uno dei temi a cui la clientela è sempre più sensibile. Il fatto che negli ultimi mesi siano aumentate esponenzialmente le startup interessate alla “blockchain” dimostra che quest’ultimo sarà uno dei potenziali trend del futuro.

Serverless e Microservizi

Sono indubbiamente il futuro del cloud, suggerisce Thomas. Possiamo vedere i microservizi come i tasselli di un mosaico che, se accuratamente studiati, consentono di realizzare in modo più rapido ed efficiente un determinato progetto (un servizio da vendere ai clienti, ad esempio), agevolandone inoltre la gestione nel periodo successivo a lancio – la natura componibile e non monolitica permette infatti di intervenire in modo più preciso sull’eventuale problema, evitando di interferire con gli altri elementi. Serverless e microservizi sono due facce della stessa medaglia: “[la differenza concettuale tra i due è ridicola]. […] Quando mi viene detto che il serverless risponde agli eventi mentre i microservizi rispondono alle richieste, [controbatto] che un evento può avviare una richiesta e viceversa. In sintesi, attendo la fusione dei due ecosistemi il prima possibile!”.

Intelligenze artificiali

In chiusura si torna a parlare delle IA. Il trend, che doveva teoricamente “esplodere” tra il 2017 ed il 2018, sembra essere invece stato posticipato al 2019. Descrivere il settore delle intelligenze artificiali come fallimentare e “al capolinea” sarebbe tuttavia un grave errore, anche perché coinvolge attualmente migliaia di progetti supervisionati direttamente da giganti dell’industria come Microsoft, Amazon, Google, Baidu ed Alibaba – solo per citarne alcuni. Quel di cui hanno bisogno i servizi IA nel cloud sono una maggiore popolarità, una superiore capacità di calcolo ed un taglio dei prezzi di listino.

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