Cloud: quali effetti sulle imprese

Cloud

Il cloud computing è una tecnologia che se opportunamente impiegata consente di ridurre notevolmente i costi e rendere più efficienti le aziende. Come avviene tuttavia con qualsiasi cambiamento applicato al regolare modello di business, anche il cloud avrà una serie di implicazioni sulle dinamiche ed i processi che regolano la quotidiana attività lavorativa. Stabilire se sia il caso di trasferire una parte o la totalità delle risorse on premise è solo uno dei tanti aspetti da valutare.

Sebbene la migrazione nel cloud sia un processo di natura prettamente tecnica, va tuttavia ad impattare su uno dei pilastri fondamentali di qualsiasi azienda: i dipendenti. Le domande da porsi sono almeno due: il personale ha le conoscenze necessarie per sfruttare adeguatamente il nuovo ambiente di lavoro cloud? E come fare in modo di colmare l’eventuale gap formativo di certi dipendenti?

Le ripercussioni finanziarie del cloud rappresentano un secondo punto da inserire nel nostro elenco: a fronte di una potenziale riduzione dei costi associata generalmente all’impiego di servizi cloud, è anche vero che questi ultimi avranno in ogni caso un forte impatto sul budget aziendale, dai risvolti in un primo momento persino sconosciuti. Avere una chiara visione d’insieme dei costi legati alla nuvola ed alle differenze che intercorrono tra una gestione di un’infrastruttura on premise e cloud è cruciale e va oltre le classiche valutazioni sui costi d’implementazione e sul ritorno di investimento. I cambiamenti comportano sempre un moderato livello di rischio, ed è per questo che essere preparati a gestire e mitigare inevitabili imprevisti si rivelerà fondamentale per la corretta riuscita della migrazione.

Esempio di impatto del cloud su un’azienda di medie dimensioni

Per comprendere meglio le eventuali implicazioni di una migrazione parziale o totale nel cloud, riportiamo qui di seguito l’esempio elaborato dall’esperto IT Stuart Scott. L’impresa soprannominata “TelCo company” ha deciso di trasferire su una piattaforma cloud pubblica, nell’arco di sei mesi, tutti i servizi legati ad attività di customer service. L’infrastruttura on premise dell’azienda è costituita da una serie di database, applicazioni, servizi di sicurezza e reti. Per quanto riguarda le dinamiche del modello di business e gli impatti sul personale, Scott riporta che:

  • il reparto Sales è ora in grado di adottare un nuovo approccio e puntare un numero più elevato di clienti – fino a quel momento “fuori portata” a causa delle esigue risorse disponibili per supportare nuovi clienti. Il cloud offre in questo caso gli strumenti per avvicinare anche clienti di un certo livello con una frequenza maggiore rispetto al passato.
  • Il Data Center Manager non avrà più la supervisione completa dell’infrastruttura (non essendo più on premise) ma dovrà invece coordinare la propria attività lavorativa con un Cloud Operations Manager, figura lavorativa essenziale da ora in avanti.
  • La manutenzione e la sicurezza delle macchine sono ora responsabilità del provider cloud in quanto le risorse dell’azienda risiedono  altrove – in un data center esterno.
  • Processi e procedure dei vari reparti dovranno essere riadattati al nuovo modello cloud.
  • Radicale cambiamento nell’attività lavorativa del team deploy ed operation. Grazie al cloud ed all’impiego di risorse on demand, le finestre temporali di deploy per applicazioni e nuovi servzi  saranno notevolmente accorciate. Considerando anche l’automazione dei processi, la scalabilità automatica ed il serverless computing, l’azienda sarà in grado di ottimizzare sensibilmente i processi di deploy.
  • Nuove possibilità d’avanzamento di carriera per i dipendenti. L’azienda necessiterà infatti di un “cloud team” per la gestione del nuovo ambiente di lavoro. Di pari passo i dipendenti dovranno partecipare a corsi di formazione specifici in modo da colmare il gap conoscitivo. In base alla complessità dei progetti sarà tuttavia necessario assumere nuovi dipendenti – facilmente reperibili sul mercato.
  • L’SLA di ogni servizio cloud e region di appartenenza dovrà essere attentamente analizzato e confrontato con l’SLA offerto ai clienti TelCo company. Ogni differenza tra SLA dell’azienda ed SLA del cloud provider dovrà essere discussa e superata.
  • L’azienda assisterà ad un netto calo del CAPEX (i costi legati all’acquisto di asset durevoli, in questo caso l’hardware) e ad una crescita dell’OPEX – i costi operativi e di gestione legati in questo caso all’infrastruttura cloud.
  • Possibilità di monitorare in maniera più accurata l’utilizzo di servizi da parte dei clienti; strumenti per visionare nel dettaglio la loro spesa possono aiutare il team incaricato (Finance) ad ottimizzare meglio i costi del cliente ad aumentarne il grado di soddisfazione.

Gli imprevisti del cloud

A questo proposito Scott riassume alcune questioni chiave da affrontare dopo una migrazione nel cloud: TelCo company ha perso parte del controllo sul proprio business in quanto ha scelto di affidarsi ad un’infrastruttura di terze parti. Come saranno gestiti eventuali blackout da parte del provider cloud?

L’infrastruttura cloud dell’azienda è multi-region ed in grado di garantire alta disponibilità in situazioni critiche? Bisogna poi considerare l’eventuale incompatibilità tra vecchie applicazioni e la nuvola: alcune potrebbero essere inadeguate a funzionare nel cloud, fallendo sostanzialmente nel garantire caratteristiche proprie del cloud come la flessibilità e scalabilità. Dopo sei mesi, i risultati ottenuti dall’azienda potrebbero infine rivelarsi differenti da quanto previsto: quali i motivi di questo insuccesso? Quale strategia occorrerà adottare per fermare un inatteso calo di rendite?

In conclusione risulta chiaro che le operazioni di migrazioni rappresentano un passaggio estremamente delicato per le aziende – prima, durante e dopo. E con una gestione e pianificazione inadeguata diverse imprese rischiano di vedere sfumare le opportunità offerte della nuvola. Riprendendo quanto detto in un precedente post: “Utilizzare con successo il cloud non significa quindi spostare il 100% dei propri workload nella nuvola, pensando che si tratti della migliore soluzione disponibile, bensì […] capire quale cloud adottare, quando, dove e per quali workload”.

 

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